Inchiesta frana Letojanni, nomi e dettagli

Inchiesta frana Letojanni, nomi e dettagli

Alessandra Serio

Inchiesta frana Letojanni, nomi e dettagli

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mercoledì 23 Novembre 2016 - 14:35

Chi sono gli indagati, qual è il reale rischio di una nuova frana, quali sono le conclusioni della perizia del geologo Concetto Costa, già consulente della procura di Messina per il disastro di Giampilieri. Tutti i dettagli dell'inchiesta sulla frana di un anno fa.

Sono in corso di notifca da stamane i dieci avvisi di garanzia messi nero su bianco dalla Procura della Repubblica dopo il deposito della parte fondamentale dell'inchiesta sulle responsabilità per la frana che quasi un anno fa si è verifricata a Leojanni.

Il sostituto procuratore Anna Maria Arena, titolare dell'indagine sin dal suo inizio, ha iscritto nel registro degli indagati il dirigente generale Antonino Pirrone e il dirigente tecnico Gaspare Sceusa, il sindaco di Letojanni, Alessandro Costa e il capo dell'ufficio tecnico del Comune, Carmelo Campailla, i titolari delle società Holiday network, Elaion ed Elaion residence Sillemi, e due proprietari di singoli appartamenti.

La consulenza redatta dal docente di geotecnica Concetto Pietro Costa, già a lavoro sul caso dell'alluvione di Giampilieri, ha evidenziato che la frana che ha minacciato l'autostrada è stata causata dal sistema di scolo dei complessi realizzati sul costone. Ma non soltanto: sono due i "movimenti franosi" che minacciano le colline, ed una delle concause del disastro dello scorso anno è ancora sotto osservazione.

Arrivati a queste 'prime conclusioni, però, e con la nuova stagione delle piogge alle porte, la Procura ha pensato bene di formalizzare le prime ipotesi di reato, ma soprattuto di mettere sotto sequestro sia il costone che le costruzioni a monte, per evitare conseguenze peggiori. Una nuova frana, secondo il consulente e secondo i rilievi dei Carabinieri e della Protezione Civile, è più che probabile.

Eppure in questi mesi la Procura aveva formalizzato più volte a tutti gli enti interessati, dal comune alla Protezione Civile, dalla Regione al Cas, le richieste di riferire sui lavori in corso, e soprattutto di attenersi alle prescrizioni da adottare, e in fretta, per scongiurare nuove frane e mettere in sicurezza il costone. Nulla di concreto, però, è sin qui stato fatto. Ecco perché sia al Consorzio che al Municipio, la Procura contesta le omissioni.

Non soltanto: è della scorsa primavera il progetto per la messa in sicurezza, all'inizio dell'estate sono stati sbloccati i fondi per consentire l'inizio dei lavori, mentre all'inizio di questo mese anche il Cas ha dato il via libera ai lavori di rimozione del materiale di risulta dalla corsia. Il progetto, però, si "appoggia" sul parere positivo degli esperti tecnici, anche in relazione all'esistente e quindi all'attuale sistema delle acque. Invece il sistema non è affatto a norma. Per effettuare i lavori in maniera corretta, quindi, le tubature dovranno essere messe a norma, e il Noe dovrà inoltre stabilire se esiste rischio inquinamento sia per la zona sottostante che per il circondario, visto che non sembra si tratti di acque bianche ma che esistono tracce di sostanze chimiche sospette.

Ancora da chiarire, poi, come sia stato possibile realizzare una strada nel letto del Sillemi, e da dove arriva e dove sfocia l'acqua che arriva in una vasca rinvenuta nella zona, ancora sotto la lente del Noe.

Alessandra Serio

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