In un viaggio tra musica e racconto l’amato artista napoletano conquista il pienissimo pubblico del Teatro di Messina
MESSINA. 73 anni, quasi sessant’anni di carriera, più di 30 album, oltre 14 milioni di copie in tutto il mondo e infiniti successi senza tempo, ma, poi, anche il teatro, la tv e il cinema, la scrittura.
Massimo Ranieri è una forza della natura. Dopo la fiction Mediaset “La voce che hai dentro” e a meno di un anno dal concerto nell’arena di Capo Peloro, Messina non vedeva l’ora riaccoglierlo. Un pubblico incredibilmente numeroso ha riempito la piazza antistante il Teatro Vittorio Emanuele, impaziente di vivere con lui un nuovo emozionante viaggio tra canzoni e racconti. Un pubblico tanto numeroso quanto caloroso, fan sfegatati pronti a riempire l’artista napoletano di affetto, con urla di ammirazione e continui applausi a scena aperta.
Lo show
Ranieri torna a Messina con “Tutti i sogni ancora in volo. Non smettere mai di sognare”, ideato e scritto da lui insieme a Edoardo Falcone. Ispirato allo show televisivo “Tutti i sogni ancora in volo”, è il racconto dal vivo con parole e musica del suo libro omonimo.
Dopo più di 800 repliche in tutta Italia per il precedente “Sogno o Son Desto”, la formula resta la stessa, sempre vincente e sempre appassionante, in uno spettacolo caleidoscopico che sa superarsi ancora.
L’amore
Ranieri, attore e narratore, ci racconta di sé in mezzo ai suoi grandi successi. I più recenti come “Lettera di là dal mare” del suo ultimo Festival di Sanremo nel 2022 e “Mia Ragione” del Sanremo 2020, cui partecipò in qualità di super ospite, entrambi scritti da Fabio Ilacqua e arrangiati e prodotti dal cantante e musicista canadese Gino Vannelli; accanto ad essi gli intramontabili classici della canzone italiana come “Perdere l’amore”, con cui vinse Sanremo nel 1988, “Rose rosse”, “Se bruciasse la città”, “Erba di casa mia”, capaci di trasportare tutto il pubblico in un canto corale a squarciagola.
Tanti inediti, poi, appartenenti al nuovo album – che conta sempre la collaborazione di Vannelli – con testi scritti da grandi cantautori italiani come Pino Donaggio, Ivano Fossati, Bruno Lauzi, Giuliano Sangiorgi e molti altri.
“Nella mia carriera – racconta l’artista – ho cantato tra le 2500 e le 3000 canzoni e quasi tutte parlano di amore. Fidatevi, non è una scelta pop, non è una scelta di marketing, le mie canzoni parlano semplicemente dell’unica cosa che per me ha valore, l’amore è tutto ciò che mi interessa veramente. Io sono innamorato…” Qualcuno lo interrompe, però, tra il pubblico: “Massimo anche io sono innamorata, ma di te!” E ancora: “Massimo sei la mia vita”.
Ma Ranieri sorridendo continua: “Sono innamorato dell’amore, dell’amore vero capace di far provare quell’emozione inconfondibile cui ancora alla mia età non voglio rinunciare. Io sogno ancora di innamorarmi”.
A dare ulteriore forza a quanto di unico lo spettacolo costituisce sono una nuovissima scenografia, sullo stile degli show degli anni ‘60 e ’70; le luci di Maurizio Fabretti e la presenza di una band di musicisti inedita: Seby Burgio (pianoforte), Giovanna Perna (tastiere e voce), Pierpaolo Ranieri (basso), Luca Troll (batteria), Arnaldo Vacca (percussioni), Andrea Pistilli e Tony Puja (chitarre), Valentina Pinto (violino e voce), Max Filosi (sax) e Cristiana Polegri (sax e voce).
L’organizzazione generale della produzione è di Marco De Antoniis. L’evento è in collaborazione con l’Ass. Development, GG Entertainment e il Teatro Vittorio Emanuele.
I sogni
Si ride, si piange, si vive qualche ora di profonda emozione con un artista unico, poliedrico, dal vivo ancora più incredibile e desideroso, alla sua età, di lasciarci un messaggio potente: i sogni hanno una forza inarrestabile, capace di realizzare davvero ogni cosa, basta non smettere di credere possano essere ancora – e sempre – in volo.
Spiega, infatti, Ranieri: “Tutti i sogni ancora in volo è la frase di una delle canzoni più belle che ho cantato, sicuramente la più famosa, ma per me è proprio un modo di vivere. Per me i sogni devono sempre continuare a volare. Quando ero bambino non mi è sempre stato permesso sognare perché c’erano altre priorità, ma a un certo punto mi sono detto basta, sognare è gratis, posso concedermi il privilegio di farlo. E da allora non ho mai smesso. Dire io sogno non è così diverso dal dire io sono, fantasia e realtà possono andare perfettamente d’accordo se solo lo desideriamo. D’altronde anche Gugliemo, come chiamo fraternamente il grande William Shakespeare, scriveva ne La Tempesta: siamo fatti dalle stessa sostanza dei sogni. A me, però, un cassetto per tenerli questi sogni non basta più, ho bisogno di un armadio a sei ante”.