Avrebbero loro stessi dichiarato di aver speso, in 8 lunghi anni, più di 150mila euro. E tutto per quel desiderio quasi ossessivo di avere un bambino, a tutti i costi. Dopo mesi di indagini, emergono tutti i retroscena del caso che a febbraio sconvolse la piccola comunità di Castell'Umberto.
Un film dalla trama quasi perfetta, un disegno “diabolico” così ben congegnato da far invidia alle stesse storie di Camilleri, un piano evoluto in ben 8 anni, dal 2008 al 2015, la cui matrice va solo ricercata in quell’unica e dannata ossessione di avere un figlio, a tutti i costi. Era il 24 febbraio quando a Castell’Umberto, piccolo comune della provincia di Messina, scoppiava il caso del bimbo rumeno di 8 anni “comprato” da una coppia di coniugi del posto, attraverso l’intermediazione di pregiudicati tortoriciani, assoldati con un acconto di più di 30mila euro.
Quel giorno, i militari del Nucleo Investigativo ai comandi del maggiore Ivan Boracchia avevano fatto spiccare 8 fermi, tra cui quelli della coppia, sventando di fatto la compravendita del bimbo ed iniziando a far emergere una storia dai contorni tanto “inquietanti” quanto “surreali”. Oggi, a distanza di 3 mesi, quella che viene fuori è la storia di una coppia di coniugi, Lorella Maria e Calogero Conti Nibali, originari di Castell’Umberto ma residenti da anni in Svizzera, e del loro disegno “diabolico” per sopperire al desiderio di un figlio, dopo diversi aborti, forse dopo non aver mai accettato di averne già una con disabilità. E’ una storia durata 8 anni, iniziata nel gennaio del 2008 con il certificato di nascita di un bambino mai esistito e finita lo scorso gennaio con la messa in scena di un finto funerale, per lo stesso finto bambino.
LA STORIA. Nel gennaio del 2008, i coniugi Lorella Maria e Calogero Conti Nibali si rivolgono a Bianca Capillo, una signora conosciuta per le diverse collaborazioni paramediche con agenzie funebri e ospedali. Con la sua complicità, la coppia inizia a mettere in pratica il suo piano: certificare la nascita di un fintomatico figlio maschio e farlo registrare all’anagrafe con le generalità di Carmelo Luca Conti Nibali con regolari documenti. Per la “disbriga” delle pratiche, la firma falsa dell’ostetricia e dei medici, ci pensa la stessa Capillo. Alla famiglia ed ai curiosi, i Conti Nibali raccontano che il bambino verrà subito portato in Svizzera dove di fatto i due fanno gli imprenditori. Così, sistemata la faccenda burocratica e l’apparenza sociale, la coppia passa al secondo step del piano: trovare un vero bambino a cui poi attribuire le generalità del piccolo inesistente Carmelo Luca.
IL RUOLO DI MAURIZIO LUCA’. Nel novembre 2014, i militari dell’Arma iniziano a tenere d’occhio Maurizio Lucà, messinese semilibero di Santa Lucia Sopra Contesse, per fatti completamente diversi da quelli di Castell’Umberto. Ma è proprio intercettando Lucà che gli inquirenti scoprono la storia dei coniugi Conti Nibali. Inizialmente le conversazioni parlano di un “cosetto”, di un “pacchetto” trovato a Messina Sud da portare subito a Castell’Umberto. In pratica la coppia aveva nuovamente interessato Bianca Capillo e Pietro Sparacino affidando loro il compito di trovare un ragazzino, maschio, di circa 6 anni, da comprare e portare subito a casa, per poi affibbiargli l’identità di Carmelo Luca. Maurizio Lucà, contattato da Capillo e Sparacino, si mette all’opera e riesce a rintracciare un bimbo, la cui madre si dichiara disponibile alla vendita. Più o meno l’importo è di 30mila euro. Lucà in questa fase viene aiutato da Sebastiano Russo e Ugo Ciampi. Il bambino e la mamma vengono allora portati a Castell’Umberto, dove rimangono per qualche giorno. La famiglia Conti Nibali può finalmente presentare il proprio figlio alla cittadinanza, considerando che per 8 anni avevano detto che il fantomatico Carmelo Luca soffriva di una meningite contagiosa che lo costringeva a costanti cure in Svizzera. Il bimbo viene anche portato al Comune dove viene emessa la Carta di Identità: il nome è quello di Carmelo Luca Conti Nibali, la foto è quella del vero bimbo. Sbrigate queste pratiche, la coppia riparte per un breve viaggio in Svizzera. Quello che trova al ritorno, però, è un casino: la vera mamma del bimbo, ripensandoci, ha nel frattempo preso il figlio ed è scappata a Messina, facendo perdere ogni traccia di sé, insieme ai soldi.
IL FINTO FUNERALE. Per i Conti Nibali sembra essere tutto perduto: il figlio appena trovato, i soldi, quella Carta di Identità ormai rilasciata, la piccola frazione di Castell’Umberto che ormai aveva già conosciuto Carmelo Luca. Cosa fare adesso? Innanzitutto cercare di ritrovare la mamma messinese, il figlio e soprattutto il denaro speso. Per fare questo, i coniugi ingaggiano il cugino Vincenzo Nibali e Aldo Galati Rando, pregiudicato tortoriciano “famoso” in tutto il territorio. Insieme a Silvana Genovese, esponente della famiglia degli “indigeni” di Camaro, e Placido Villari, Galati Rando inizia la “caccia”. I primi ad essere contattati sono proprio la Capillo e Sparacino, minacciati più volte affinché parlino e dicano tutto quello che sanno sulla scomparsa della mamma messinese e del figlio. E mentre Genovese e Villari si macchiano del reato di violenza privata aggravata da metodo mafioso, a Castell’Umberto, i Conti Nibali si preparano ad organizzare un finto funerale. In qualche modo, infatti, Carmelo Luca doveva uscire di scena e quale miglior escamotage se non una malattia troppo grave da curare, tanto da condurlo alla morte? Viene tutto sistemato per il 10 gennaio, sempre con la complicità della Capillo che, nel frangente, aveva già predisposto sia i modelli Istat sia i certificati medici. Sarebbe andata così: morte, cremazione e tumulazione nel cimitero di Castell’Umberto. Anche la bara bianca era già stata comprata. Qualche giorno prima dell’annuncio ufficiale, però, accade che Aldo Galati Rando riesce a trovare un altro bambino da “comprare”, questa volta in Romania. Ecco che le speranze dei Conti Nibali si accendono nuovamente. Il funerale viene annullato, ma nel frattempo si pensa ad un nuovo piano: i familiari avevano già visto il primo Carmelo Luca, se avessero visto il rumeno avrebbero capito che i due non si somigliavano per niente. Che fare adesso? Semplice: portare il bambino in Svizzera, far trascorrere 5-6 anni, riportarlo in Sicilia e poi uscirsene con la scusa “guardate quanto è cambiato in questi anni!”.
IL VIAGGIO IN ROMANIA. Lo scorso gennaio inizia la missione di Aldo Galati Rando e di Franco Galati Rando, prima in Toscana e poi in Romania, a Timisoara, dove emerge la figura di Vito Calianna, pregiudicato brindisino che da tempo vive lì e conosce bene il suo ambiente. Grazie al suo aiuto, in poco tempo viene intercettata una famiglia rumena disposta a vendere uno dei numerosi figli. "Firmata" la compravendita, Franco Galati Rando, Vito Calianno, il piccolo acquistato (l'unico con regolare passaporto), la mamma ed fratello più grande si mettono in macchina alla volta della Sicilia, dove i Conti Nibali già li attendono. Nei loro piani, però, non avevano messo in conto che i militari li osservano da tempo, pronti ad attenderli al varco ed a far scattare gli 8 fermi. (Veronica Crocitti)
Minchia, signor Tenente…
Minchia, signor Tenente…