Il cantastorie gira il mondo con l'opera dei Pupi, una passione appresa dal padre e dal maestro Celano, ultimo "cuntista" della tradizione ottocentesca
Matteo Bavera, direttore artistico del “Vittorio Alfieri” di Naso, ha consegnato il teatro a Mimmo Cuticchio per tre giorni di seminari, incontri e spettacoli sul pianeta “Pupi”. L’erede palermitano degli “aedi”, dei rapsodi e dei cantastorie, ci racconta la sua passione per il “Cuntu” appresa dal padre e dal suo maestro Celano, ultimo “cuntista” della tradizione ottocentesca. Vive a Palermo solo tre mesi, poi in giro per i continenti a mostrare lo splendore dei Pupi e la magia delle sue parole. Sale sul palco senza orpelli e scenografia, ed è subito silenzio, nonostante il teatro sia gremito. L’attore e regista grazie ad un canto antico dei vecchi carrettieri, proietta la platea indietro in un tempo forse perduto.
Partendo dai festeggiamenti in onore dei figlio di Carlo Magno, ci conduce per mano alla corte carolingia, tra dame, paladini, spade, duelli, amor cortese e tranelli. Ci racconta la bellezza esotica di Angelica che fece innamorare istantaneamente i “trecento cavalieri” e provocò un sussulto perfino a colui che istituì il Sacro Impero Romano. Alternando con antica sapienza il dialetto siciliano tra il linguaggio epico cavalleresco e quello popolare: ”Avi a parrari un fissa a vota”, incolla gli spettatori. Usa toni pacati raccontando l’amore di Orlando, cambia ritmo con maestria narrando i duelli, annoiarsi durante il “cunto” di Cuticchio è impensabile. A nessuno dei presenti verrebbe in mente di sbirciare sul telefonino sciocchezze da social network, tutti aspettano di sapere come andrà a finire la storia della bella principessa del Catai, chi vincerà il duello tra Ferraù nobile di Spagna e Argalia fratello di Angelica, venuto da lontano per conquistare grazie ad armi magiche il regno di Carlo Magno. Ancora impellente sapere se Orlando folgorato dalla passione riuscirà a conquistare il cuore della maliarda donzella.
Mimmo Cuticchio seguendo i dettami dei cantastorie “bisogna mostrare ma non dimostrare, dire molto ma non tutto”, concludendo ci lascia incuriositi, rimandandoci come è tradizione al prossimo “cuntu”. L’UNESCO ha dichiarato il teatro dell’opera dei pupi “Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”, sarebbe opportuno inserire il maestro Mimmo Cuticchio in carne ed ossa nel prestigioso riconoscimento.
Marina Romeo