Credevamo d'averla già scritta l'ultima pagina della storia degli ex Servirail, con l'intesa siglata nel 2012 con le Ferrovie. Invece non è andata così. Invece 25 lavoratori sono rimasti indietro. Ed hanno imbracciato "la chitarra"
Nel primo pomeriggio di martedì insieme a Michele Barresi e Sebastiano Caspanello abbiamo ucciso in pochi minuti Ligabue, De Gregori e Mannoia. Da quel momento siamo ricercati e la polizia acustica ha spiccato un mandato di cattura nei nostri confronti per oltraggio alla decenza. Noi però ci siamo visti bellissimi. Non ci siamo sentiti né stupidi né stonati. L’unica nota stonata in questa storia è il comportamento delle Ferrovie, è la mancanza di rispetto nei confronti dei lavoratori e degli accordi presi.
Voglio raccontarvi la storia che ci ha portati a cantare nel cuore della città insieme ad un gruppo di lavoratori indomiti, voglio raccontarvi la storia di questa protesta gentile che usa una chitarra e prende a prestito le note dei cantautori per avere una voce che rischiava di diventare afona. La storia di una battaglia che non può dirsi vinta davvero fin quando c’è qualcuno che resta indietro. E allora diventa un dovere fermarsi ad aspettare chi è rimasto indietro, sedersi con lui nel banchetto a Piazza Cairoli, firmare il quaderno dei NO, e magari prendere la chitarra senza arrossire perché non si è Pavarotti e cantare sperando che la protesta gentile, come i fiori nei cannoni, possa arrivare alle orecchie di chi non vuol sentire.
E’ così che, rubando le parole di De Gregori o la voce di Fiorella Mannoia: “La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere, siamo noi che abbiamo tutto da vincere e tutto da perdere. E poi la gente, perché è la gente che fa la storia, quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti che sanno benissimo cosa fare….”
Loro, gli ex Servirail la storia l’avevano già fatta, e noi giornalisti credevamo di averla già scritta, insieme a chi, dai sindacati ai politici, aveva dato il suo contributo al “lieto fine”. Loro, gli ex Servirail la storia l’avevano già fatta quando, nel 2011 e nel 2012 hanno protestato per mesi e mesi contro i tagli delle Ferrovie che cancellavano senza vergogne posti di lavoro e treni notte. Tra tutti i cuccettisti d’Italia solo i nostri erano rimasti indietro, senza mobilità, senza paracadute o soluzioni. Da Milano a Venezia, Torino e Roma i cuccettisti licenziati venivano riassorbiti, solo i nostri restarono fuori. La protesta durò sei mesi e culminò con i Servireil in cima al campanile per 40 giorni e 40 notti. In quei giorni fu scritta la storia. In base all’accordo raggiunto in Prefettura, nell’estate 2012, i 56 lavoratori sarebbero dovuti transitare per 2 anni negli appalti di manutenzione delle vetture ferroviarie affidati alla ditta Ecoindustria e poi, da gennaio 2015 essere assunti dalle Ferrovie in due distinti gruppi e momenti. Fu così che il 1 gennaio 2015 effettivamente 20 di loro furono assunti a tempo indeterminato dalle Ferrovie, mentre gli altri restavano in attesa del “secondo treno” che in base agli accordi sarebbe dovuto transitare entro quell’anno.
Invece le cose sono andate diversamente. Non solo non passò nessun treno, ma quando, il 31 dicembre 2015 si concluse l’appalto di Ecoindustria per i 25 si aprì una sola porta: la disoccupazione. Da giornalista ho raccontato la rabbia dei 40 giorni sul campanile e la solidarietà dei messinesi. I Servirail avevano lanciato il loro grido, lassù, dove 10 anni prima erano saliti gli ex Telecom, e Messina aveva risposto. Da giornalista ho raccontato le lacrime di gioia di quanti il 1 gennaio 2015 furono assunti e andarono alla Mensa di Sant’Antonio grati a quella città che era stata accanto per tutti quei giorni (leggi qui). Ricordo ancora la commozione di quegli ex cuccettisti che “restituivano” l’amore dato, servendo alla mensa. Eravamo tutti convinti, allora, con il sindacalista Michele Barresi ed il deputato Enzo Garofalo, d’aver scritto davvero una bella pagina di storia. Invece il veleno sta nella coda e le Ferrovie la seconda parte dell’accordo non l’hanno rispettata. Ecco perché, ai 25 ex Servirail non è rimasta altra strada che ricominciare a protestare e trovare il modo di far sentire una voce diventata un’eco, perché tutti si erano scordati di loro o perché la convinzione generale era che la vertenza era stata risolta.
Ed eccoci qui, a febbraio 2017 con la stessa rabbia del 2012 che si scioglie nelle note amare dei cantautori. Così al presidio fisso di Piazza Cairoli, Alessandro ha preso la chitarra ed ha iniziato a suonare. E’ iniziata così la protesta gentile quella di chi non si arrende ad essere rimasto fuori dall’ultima pagina del libro. Con loro c’è anche stavolta Michele Barresi, segretario regionale della UilTrasporti insieme ai colleghi della Uil messinese. Il primo ad ascoltarli è stato il sindaco Accorinti che senza esitare ha preso la chitarra ed ha suonato Blowin in the wind di Bob Dylan (“quanti anni possono resistere gli uomini prima che sia consentito di essere liberi? E per quante volte un uomo può distogliere lo sguardo e fingere di non vedere? La risposta amico mio, ascoltala nel vento).
Ed è stato un fiume di parole, di ritmi, di note, di frasi sbocciate come fiori sul quaderno messo a disposizione dei passanti. A far sbocciare i fiori della solidarietà sono stati l’ arcivescovo Accolla, il direttore generale dell’Autorità portuale Di Sarcina. I consiglieri del gruppo consiliare di CMdB Ivana Risitano, Lucy Fenech, Cecilia Caccamo, Maurizio Rella hanno cantato e scelto “Generale”, Antonella Russo “La canzone del sole”, Daniele Zuccarello con i bonghi in duetto con Alessandro Silipigni (che ha cantato un brano scritto da lui), ironico Nino Germanà “Grazie Roma…”,Alessandro Russo e Davide Fragale in duetto, straordinario Nino Principato con Locomotiva. Al presidio sono stati anche Maurizio Licordari,che ha cantato Vasco Rossi, Francesco Palano Quero, Placido Smedile, Elvira Amata.Non ha cantato ma “gliele canterà” martedì a Roma al sottosegretario, il parlamentare Enzo Garofalo, anche lui come noi convinto che in quel luglio del 2012 la Storia fosse stata scritta tutta.
Invece forse davvero in questa terra disgraziata la Storia non la si “fa” anche quando sembra scritta l’ultima pagina, perché ti accorgi che c’è chi resta indietro e che sono stati cancellati interi capitoli. Ed è allora che ti accorgi che devi ricominciare.
Ed è per questo, che: “la storia dà i brividi, perché nessuno la può fermare. La Storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi Bella ciao, che partiamo, la Storia non ha nascondigli, la Storia non passa la mano. La Storia siamo noi.Siamo noi questo piatto di grano”.
Rosaria Brancato
La disoccupazione è un dramma,ma il problema è culturale.
La mentalità del posto fisso.Il deficit dei carrozzoni statali ha pesato e pesa ,il personale in l’esubero ” andava assorbito.SEMPRE. Ipocrisia intrisa a buonismo ed assistenzialismo tipico della cultura cattolica. Non è un caso che i paesi del nord Europa quelli della Riforma hanno dato gli albori alla rivoluzione industriale.Ed ancora oggi nel mondo del lavoro sono avanti.Gli italiani vanno a lavorarci facendo i camerieri e sognando di diventare manager.
Qui aspettiamo Godot!
Si canta si suona…e li lavorano fino alle tre di notte lavando piatti.
Poi tra un paio d anni..qua cantano e ballano e lì invece a furia di lavorare si fanno una vita dignitosa. Con i sacrifici. E noi
La disoccupazione è un dramma,ma il problema è culturale.
La mentalità del posto fisso.Il deficit dei carrozzoni statali ha pesato e pesa ,il personale in l’esubero ” andava assorbito.SEMPRE. Ipocrisia intrisa a buonismo ed assistenzialismo tipico della cultura cattolica. Non è un caso che i paesi del nord Europa quelli della Riforma hanno dato gli albori alla rivoluzione industriale.Ed ancora oggi nel mondo del lavoro sono avanti.Gli italiani vanno a lavorarci facendo i camerieri e sognando di diventare manager.
Qui aspettiamo Godot!
Si canta si suona…e li lavorano fino alle tre di notte lavando piatti.
Poi tra un paio d anni..qua cantano e ballano e lì invece a furia di lavorare si fanno una vita dignitosa. Con i sacrifici. E noi
Già, gli “esuberi” non vanno riassorbiti, vanno licenziati e fatti “sparire” in qualche modo (i media nazionali se ne guardano bene dal riportare le voci e le grida dei disoccupati…). In Italia non c’è VERA tutela del lavoro, un “esubero”, un “licenziato” viene lasciato marcire nel silenzio più totale, né si può chiamare “tutela” la CIG, ma solo un modo per spostare più avanti di qualche anno il problema, non c’è proprio il lavoro, assente la riqualificazione, né c’è una riallocazione professionale se non verso il basso per manovalanza che costi sempre meno e con minori se non addirittura inesistenti diritti.
Se ce la fa, ci vada lei a lavare i piatti alle 3 di notte a 50 anni, i lavoratori ex Servirail hanno fatto già abbastanza!
Già, gli “esuberi” non vanno riassorbiti, vanno licenziati e fatti “sparire” in qualche modo (i media nazionali se ne guardano bene dal riportare le voci e le grida dei disoccupati…). In Italia non c’è VERA tutela del lavoro, un “esubero”, un “licenziato” viene lasciato marcire nel silenzio più totale, né si può chiamare “tutela” la CIG, ma solo un modo per spostare più avanti di qualche anno il problema, non c’è proprio il lavoro, assente la riqualificazione, né c’è una riallocazione professionale se non verso il basso per manovalanza che costi sempre meno e con minori se non addirittura inesistenti diritti.
Se ce la fa, ci vada lei a lavare i piatti alle 3 di notte a 50 anni, i lavoratori ex Servirail hanno fatto già abbastanza!
Si nota come all’On.nelle campagne politiche la cosa interessasse e poi…Ma fra non molto si interessera’ nuovamente,quindi state tranquilli,e’ un vecchio giochetto,anche se credo che chi e’ in disoccupazione non se la passi tanto male,a quello aggiungi un lavoretto in nero è avreste pure il tempo di farvi qualcosa di vostro,invece di stare attaccati al posto fisso.
Si nota come all’On.nelle campagne politiche la cosa interessasse e poi…Ma fra non molto si interessera’ nuovamente,quindi state tranquilli,e’ un vecchio giochetto,anche se credo che chi e’ in disoccupazione non se la passi tanto male,a quello aggiungi un lavoretto in nero è avreste pure il tempo di farvi qualcosa di vostro,invece di stare attaccati al posto fisso.