Secondo le indagini, i due avrebbero difatti coperto il vero omicida del giovane De Francesco, che adesso risulta ricercato.
Sono scattati nella tarda mattinata di ieri i primi due arresti per l'omicidio di Giuseppe De Francesco, il giovane ventenne ucciso lo scorso sabato a Camaro con due colpi di pistola. Ad eseguire le ordinanze sono stati i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina e della Compagnia Messina Centro, ai comandi del maggiore Ivan Boracchia, al termine di una lunga settimana di accertamenti ed indagini.
A finire ai domiciliari con l'accusa di favoreggiamento personale sono stati Giovanni D'Arrigo e Rosario Maccari, su ordinanza emessa dal Gip Maria Teresa Arena. Secondo le indagini, i due avrebbero coperto il vero omicida del giovane De Francesco, che adesso risulta ricercato. Anche per lui il Gip ha fatto spiccare un'ordinanza di custodia cautelare ma quando ieri mattina i carabinieri sono andati a prenderlo direttamente a casa, di lui non c'era traccia.
I giovani arrestati, ascoltati a lungo dagli inquirenti, avevano anche dichiarato di non esser lì quella mattina. In realtà, contro le loro parole, c'erano le chiare immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona che li riprendevano entrambi poco dopo l'episodio. Uno di loro è stato anche riconosciuto come il ragazzo che ha poi accompagnato De Francesco dinnanzi all'ospedale Piemonte.
Un omicidio dai contorni adesso più chiari, quello che lo scorso sabato ha sconvolto l'intero Rione Camaro, nonostante permanga ancora qualche zona d'ombra, come ad esempio la spariziaone dell'arma. Sarà probabilmente nelle prossime ore che si potrà sapere con certezza che cosa è avvenuto quella mattina quando due colpi di pistola calibro 38 hanno colpito Giuseppe all'anca ed alla schiena, ferendolo a morte. Già in serata i carabinieri erano riusciti a chiudere il cerchio su due sospettati, padre e figlio, su cui era stato anche eseguito l'esame stub (per capire chi dei due avesse sparato nelle ore precedenti). E sembra esser stato proprio quello, di fatto, a determinare il nome ed il cognome del vero omicida.
Una morte, quella di Giuseppe Tortorella (così era chiamato e conosciuto), che a Camaro nessuno può dimenticare. Il ragazzo era cresciuto ed aveva vissuto nel Rione da sempre, con la madre, con il compagno e noto boss Giovanni Tortorella, con i fratelli e gli amici. Hanno ancora tutti conservata la maglietta rossa con scritto "Giuseppe vive", lì nella zona, la stessa maglietta indossata due giorni fa in occasione del corteo di motorini e botti che ha accompagnato il ricordo del ventenne (il cui corpo era già stato seppellito il giorno prima dopo il "no" ai funerali pubblici) dalla Chiesa di San Luigi fino all'ingresso del Cimitero di via Catania. (Veronica Crocitti).
Ultimo aggiornamento ore 17.30
Quindi che avrebbe sparato è irreperibile ?
Quindi che avrebbe sparato è irreperibile ?
Qualcosa non quadra proprio in queste indagini, riescono a chiudere i cerchio immediatamente su 2 sospetti il tempo che la scientifica fa il suo lavoro e nel frattempo i due vengono rilasciati? E’ il famoso pericolo di FUGA? La eventuale custodia cautelare… snif snif sento puzza di bruciato
Qualcosa non quadra proprio in queste indagini, riescono a chiudere i cerchio immediatamente su 2 sospetti il tempo che la scientifica fa il suo lavoro e nel frattempo i due vengono rilasciati? E’ il famoso pericolo di FUGA? La eventuale custodia cautelare… snif snif sento puzza di bruciato