Su disposizione del Sostituto Procuratore Francesco Massara, per tutti loro si sono aperte le porte del Carcere di Gazzi.
“Il mio nome è Tomos, ho 27 anni e sono nato in Sierra Leone. Circa sei mesi fa ho lasciato la Sierra Leone perché dopo l’epidemia di ebola non c’era più lavoro. Sono andato in Libia, a Tripoli, per cercare lavoro e l’ho trovato tramite una persona del luogo che ci ha ospitato nella sua abitazione. Due giorni fa mentre mi trovavo all’interno di questa abitazione, sono arrivati degli uomini armati che fanno parte di una banda di predatori. Questi banditi che erano soliti indossare una veste lunga sotto la quale celavano delle armi, ogni tanto venivano a pretendere soldi. Li avevo già visti in altre occasioni nelle quali avevano sparato ad altri uomini. Due giorni fa senza apparente motivo questi banditi dopo essere entrati all’interno dell’abitazione iniziavano a sparare ferendomi al braccio sinistro ed anche ad altri ospiti della casa. Sono scappato insieme ad altri miei amici e siamo arrivati in una spiaggia della quale non so dire il nome. Io, a causa della ferita, perdevo molto sangue e stavo male. Alcune persone vedendomi si sono impietosite e mi hanno caricato su un gommone diretto verso l’Europa”.
E’ questo il racconto di Tomos, uno dei migranti che ieri pomeriggio è giunto a Messina ferito, barcollante, vivo per miracolo. Insieme agli altri suoi compagni, il ragazzo si trova adesso sotto stretta osservazione all'ospedale Policlinico, e le sue condizioni migliorano di ora in ora.
Uno sbarco “difficile” quello di ieri al Molo Marconi, che ha visto impegnata tutta la macchina organizzativa coordinata dalla Prefettura di Messina. Grande il lavoro degli agenti della Squadra Mobile e dei militari della Guardia Costiera che, in pochissimo, hanno individuato i sei scafisti accusati di aver guidato i barconi fatiscenti su cui erano stipati tutti i migranti. I sopravvissuti hanno raccontato agli agenti di esser partiti sabato sera dalle coste libiche e poi di esser stati salvati il giorno successivo nel bel mezzo del Canale di Sicilia. Tre, infatti, i salvataggi effettuati dalle navi italiane impegnate nell'operazione Triton. A finire in manette sono stati i quattro uomini di origini senegalesi Dawde Sakou, 28 anni, Moustapha Maraminethiare, 28 anni, Mamadou Dieng, 30 anni; Ndiogou Ngom, 30 anni, e i due gambiani Ablie Manneh, 29 anni, e Alpha Algali, 28 anni. Su disposizione del Sostituto Procuratore Francesco Massara, per tutti loro si sono aperte le porte del Carcere di Gazzi. (Veronica Crocitti)