Il 25 e il 26 novembre, ai Magazzini del Sale, in scena la Compagnia Carullo-Minasi.
Messina – “Umanità nova”. Il 25 e il 26 novembre, ai Magazzini del Sale, la Compagnia Carullo-Minasi ha portato in scena, per la ben strutturata stagione articolata in tre sezioni, la pièce, dalla drammaturgia di Fabio Pisano, un tumultuoso monologo, nel corso del quale però si sono date vita e parola ad altri personaggi connotanti la pièce, il tutto condotto a regola d’arte da Giuseppe Carullo, sotto l’attenta direzione di Cristiana Minasi.
La recensione
Una narrazione di resistenza…per non dimenticare. La ricerca della verità attraverso un modo di stare al mondo che il teatro, quello d’eccellenza, utilizza quale paradigma per una delle storie da conoscere per la giusta divulgazione, quella degli anarchici, con in testa Angelo Casile, le cui vicende sono state volontariamente sepolte e che vanno perciò ripristinate, nel loro avvicendarsi, da Reggio a Milano.
In quegli anni 70, preceduti dagli accadimenti del 69, si è davvero compiuta una mancata rivoluzione, divenuta carta straccia attraverso moti di rivalsa e vendetta.
Casile, uno dei cinque morti sulla strada, stava andando con altri quattro a Roma per consegnare documentazione di denuncia alla Rivista,”Umanità Nova”, il noto settimanale anarchico,fondato da Errico Malatesta, dal quale la rappresentazione trae opportuna intitolazione. Il materiale riguardava la strage di Gioia Tauro del 22 luglio 1970, con il deragliamento del treno del sole. L’Italia era come pervasa da una frenesia, gli anarchici da una parte, i fascisti dall’altra…e le cose si misero davvero male, con la generazione del 68 oggetto di pesante strumentalizzazione da parte dei movimenti di estrema destra, nel solco della strategia della tensione, tesa a far accettare l’eventualità di una dittatura ai detentori del potere.
La c.d. Baracca di Reggio era una villa liberty, già alloggio d’emergenza dopo il sisma del 1908, e divenne centro di aggregazione degli anarchici.
Il protagonista Casile, reggino, è stato,dunque, impersonato brillantemente dall’attore G. Carullo, del pari reggino.
La consulenza musicale è stata di Alessandro Calzavara, con i brevi stacchi a preannunciare gli accadimenti più densi…
Angelo Casile nel 1970 aveva smascherato il tentativo di un neofascista di infiltrarsi nel circolo anarchico reggino. Una figura iconica, fin da ragazzino, con interesse alle tematiche sociali e animatore delle proteste civili, pur con il problema della poliomelite, gravoso ma non condizionante.
Gli altri anarchici della Baracca furono Franco Scordo e Luigi Lo Celso, che come Casile morirono sul colpo ,gli altri due,Annelise Borth e Gianni Aricò, dopo un coma di breve durata.
I costumi si sono attestati a Letteria Pispisa , ripercorrendo il gusto dell’epoca; gli elementi scenici sono stati curati da Cinzia Muscolino, con un cubo al centro, sedie che sono state a più riprese anche accatastate a simboleggiare i 5 caduti ,e cartelli indicativi dei personaggi in rappresentazione, ora Angelo Casile, ora il fascista di turno, reso attraverso un diverso copricapo e gesti consoni.
Lo spettacolo è risultato finalista al Premio Dante Cappelletti 2023.
La narrazione secondo il canovaccio autoriale ha seguito lo stile documentaristico, non ha ceduto al sensazionalismo e all’enfasi per ristabilire le tracce dei fatti dolorosi di vite annientate e coperte dalla spessa coltre dell’oblio.
L’interpretazione eccellente di Giuseppe Carullo, che si è retta anche sulla mimica e la gestualità, sotto la precisa guida registica di Cristiana Minasi,ha convinto appieno, consegnandoci una cronaca asciutta intorno al mondo degli anarchici, per alcuni solo degli illusi, per altri dei potenziali criminali da annientare, anche sfruttandone una volta di più gli idealismi.e la purezza dei fini perseguiti.