Alla prima lezione, tenuta da Michela De Domenico e Giuliana La Malfa, hanno partecipato in dieci. Lalla Lombardi: "Programma vasto per migliorare la vita delle persone"
MESSINA – Un laboratorio di fumetto nella Casa Circondariale di Messina. Ha avuto il via l’iniziativa del Cepas, presieduto da don Umberto Romeo, e tenuta dalle insegnanti Michela De Domenico e Giuliana La Malfa, dell’Officina del Sole. Si tratta di un laboratorio di un mese al carcere, alla cui prima lezione hanno partecipato dieci ospiti. L’idea di un laboratorio sul fumetto è nata perché durante altri laboratori ci si è accorti della propensione dei giovani a raccontare le proprie emozioni attraverso il disegno. Gli allievi del corso saranno incentivati a creare un elaborato in chiave personale.
Il programma, infatti, prevede: come si disegna una storia, i personaggi e il character design, il volto, la figura umana, cenni di storytelling e lo storyboard, dalla matita alla china e la colorazione di un fumetto.
Il corso viene realizzato soprattutto grazie alla sensibilità di Lelio Bonaccorso e alla disponibilità e comprensione della direttrice dell’Istituto Angela Sciavicco, della comandante della polizia penitenziaria, Antonella Machì, della responsabile dell’area trattamentale, Letizia Vezzosi e dell’educatrice Nicoletta Irrera.
Il Cepas ormai da oltre 30 anni è presente nell’Istituto di Gazzi con iniziative formative e ha in corso laboratori che attualmente interessano, per il settore femminile, il ricamo e l’uncinetto. Vengono tenuti anche colloqui di orientamento e sostegno dei tossicodipendenti. ”La nostra presenza continua e il lavoro fatto per gli ospiti – ha dichiarato la volontaria Lalla Lombardi – è parte di un programma che è iniziato tanti anni fa e che ha sempre dato risultati apprezzabili, soprattutto nel sostegno di quanti sono ristretti a Gazzi. E’ chiaro – ha concluso – che queste sono alcune delle nostre attività e il programma è ben più vasto anche se di difficile realizzazione e tende a migliorare la qualità della vita di persone che si sentono sole ed emarginate”.