Un Presidente leghista reggino? No, c’è Forza Italia

Un Presidente leghista reggino? No, c’è Forza Italia

Mario Meliado

Un Presidente leghista reggino? No, c’è Forza Italia

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lunedì 07 Giugno 2021 - 11:05

Il Carroccio riesce a complicarsi la vita da solo. E mentre i dissidenti sul territorio “mordono”, in Calabria sulle Regionali Salvini sconfessa il suo vice

Partiamo da un presupposto: da qualche settimana a questa parte, il viceministro ai Trasporti della Lega Alessandro Morelli ha fatto più visite ai pescatori infuriati di Bagnara Calabra che sui cantieri Anas o nelle Capitanerie di porto.
Il fatto è che, in Calabria, la situazione per la Lega è a dir poco complicata. Ed è culminata con un episodio potenzialmente molto positivo – gli Stati generali della Lega calabrese celebratisi a Zambrone, in provincia di Vibo Valentia – diventato un boomerang.

Gli endorsement

Già nelle prime ore della “tre giorni” di Zambrone, infatti, a nessuno è sfuggita una fulgida tripla anomalia. Il vicesegretario regionale del Carroccio Andrea Crippa ben pronto a “lanciare” il Presidente facente funzioni Nino Spirlì come candidato Governatore. (Nella foto grande, potete vedere proprio Crippa insieme a Matteo Salvini).
In questa regione, ha declamato Crippa, «abbiamo tutte le capacità e possibilità che il candidato della Regione sia della Lega, quindi una persona che fino a oggi ha operato in modo impeccabile». Anomalia tripla. Perché la frase ignora bellamente che si torna al voto per la morte di Jole Santelli, (anche) coordinatrice regionale di Forza Italia. Perché la frase ignora bellamente che aleggia da mesi la candidatura del forzista Roberto Occhiuto – peraltro, capogruppo berlusconiano alla Camera –, cu cui gli alleati debbono tuttora esprimersi. Perché, se anche la Lega o tutto il centrodestra identificassero un leghista come candidato alla Presidenza, potrebbe anche non essere Spirlì.

Il viceministro Stefania Pucciarelli

E questo, indipendentemente dagli elogi piovuti anche dal viceministro alla Difesa Stefania Pucciarelli, pronta ad affermare che «il candidato l’abbiamo già», ossia chi ha «affrontato alla grande l’emergenza pandemica» (appena il caso di ricordare che per mesi la Calabria è stata desolatamente fanalino di coda nelle vaccinazioni). E che «non ci sono dubbi» che in Calabria sarà il Carroccio a esprimere il candidato alla Presidenza della Giunta regionale.

Salvini annoiato smentisce tutti

Tutto ok, dunque? La Lega ha già scelto al suo interno, e si batterà coi colleghi di coalizione per imporre Nino Spirlì come candidato a succedere – in qualche modo – a se stesso? Ma assolutamente no.

Matteo Salvini agli “Stati generali” leghisti a Zambrone

Matteo Salvini, nell’ultimo atto degli Stati generali leghisti a Zambrone, smentisce tutti in surplace. «Siamo una squadra, i nomi vengono dopo. E in ogni caso, l’indicazione spetta a Forza Italia», sillaba il leader della Lega. Quasi sbadigliando per la noia di certe tattiche, di certe mosse da pre-pre-pre-Prima Repubblica. E l’ex vicepremier fa presenti due cose per lui rilevanti. Intanto, che Spirlì ha lavorato e sta lavorando molto bene (in soldoni: non è questione di scarsa fiducia in lui). Ma soprattutto, che il centrodestra alla prossima tornata elettorale sbaraglierà tutti «perché a differenza degli altri noi avremo candidati unitari». Unitari. Nessuno “strappo”, in Calabria; anche perché, così, non ce ne saranno nelle postazioni core business per il Carroccio.

I nodi non mancano…

I problemi veri in Calabria, per Salvini, non stanno sicuramente nella designazione del candidato alla Presidenza.
I nodi stanno forse nell’avere alcuni dirigenti quantomeno discussi. E Salvini ne sa qualcosa: decine e decine di lettere e denunce pubbliche in questa direzione, negli ultimi anni, lo hanno reso edotto di parecchie circostanze disdicevoli.
I nodi, ancòra, stanno nello scollamento profondo tra lo stesso Spirlì e alcuni big leghisti. Dovendo richiamare un’immagine sola, difficile dimenticare Pietro Molinaro che chiede platealmente, nel Consiglio regionale sulla Sanità – e anche fuori – le immediate dimissioni del commissario Guido Longo, sempre appoggiato da Spirlì. O, in subordine, le numerose volte in cui – Presidente reggente era sempre Spirlì, ovviamente – il commissario regionale Gianfranco Saccomanno ha messo nero su bianco che «gli alibi sono finiti» e «le vaccinazioni ora debbono volare».

I dissidenti: Matteo, azzera tutto

E i nodi stanno pure nella missiva che una sequenza di dissidenti leghisti ha indirizzato a Salvini sùbito prima della “tre giorni” di Zambrone. Diagnosticando una vera «fuga dalla Lega in Calabria e in tutto il Sud». E attaccando tutti i commissari regionali (in ordine: Domenico Furgiuele, Cristian Invernizzi, Roy Biasi, Gianfranco Saccomanno) per l’«errata pratica di gestione del partito» che li avrebbe trasformati sistematicamente in «”carnefici” e “macellai” della comunità militante». Finendo per chiedere a gran voce «l’azzeramento di tutte le cariche».

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