Un soprano d’eccezione per la grande musica di Wagner a Messina

Un soprano d’eccezione per la grande musica di Wagner a Messina

Giovanni Francio

Un soprano d’eccezione per la grande musica di Wagner a Messina

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domenica 26 Dicembre 2021 - 06:40

Finalmente la musica di Richard Wagner a Messina! Un concerto interamente dedicato al sommo compositore tedesco è andato in scena mercoledì u.s. al Teatro Vittorio Emanuele. Protagonisti, l’Orchestra del Teatro, diretta da uno specialista wagneriano, il Maestro austriaco Matthias Fletzberger, ed il soprano Manuela Uhl, un’eccellente cantante tedesca specialista in particolare di ruoli femminili dell’opera tedesca, Wagner compreso.

Spiace che al concerto, nel complesso di buona fattura e di grande interesse, abbia assistito un pubblico davvero esiguo, complice anche, probabilmente, il timore per il crescente espandersi della pandemia anche nella nostra città.

Wagner meriterebbe senz’altro molta più attenzione, un musicista immenso, precursore della musica moderna, autore anche degli splendidi testi delle sue opere, che sono studiati nella letteratura tedesca. Un musicista, inoltre, che ha amato il nostro paese, è vissuto a Palermo, ove sono conservati anche dei suoi cimeli, è morto a Venezia, ove c’è anche una Casa Museo a lui dedicata, a Palazzo Vendramin, sede dell’attuale Casinò.

Un musicista che è stato anche a Messina, nell’aprile del 1882, e incontrò Friedrich Nietzsche, anch’egli a Messina in quel periodo, a testimoniare l’importanza che la città ancora rivestiva all’epoca.

Il programma ha visto alternarsi brani interamente sinfonici ad arie del soprano, tutti tratti dalle sue opere.

Il concerto è iniziato con il Preludio dall’opera giovanile “Rienzi”, la prima opera significativa di Wagner, raramente rappresentata, ma della quale si ascolta sovente questo Preludio, che fornisce un esempio del magnifico modo, ricco ed elegante, di trattare l’orchestra da parte del musicista tedesco. Un altro Preludio eseguito è stato quello, celebre, dall’”Olandese volante” o “Il Vascello fantasma”, dall’atmosfera tempestosa, ove si riscontrano i principali leit motiv dell’opera. L’Orchestra messinese in questi due brani ha mostrato qualche pecca di affiatamento, in particolare tra i fiati, ma a volte anche con riguardo agli archi. Tuttavia ciò è perfettamente comprensibile, trattandosi di un’orchestra che si esibisce saltuariamente, mentre, a mio modesto avviso, necessiterebbe di una vera stagione sinfonica, con lo stesso direttore che l’accompagnerebbe in una crescita sicura, visto che le potenzialità ci sono tutte, basti ascoltare come gli orchestrali hanno magistralmente accompagnato il soprano nelle arie, e come abbiano interpretato in maniera più che soddisfacente un altro brano sinfonico, “Il viaggio di Sigfrido sul Reno” un lungo intermezzo orchestrale con cui inizia il terzo atto de “Il crepuscolo degli dei”, sotto la sapiente e raffinata direzione di Matthias Fletzberger. Si tratta di un brano dalla preziosa orchestrazione, ove si ascoltano alcuni fra i più celebri temi dell’Anello del Nibelungo”, da quello di Brunilde, a quello del corno di Sigfrido, al tema del destino, fino al tema delle Figlie del Reno, un momento di oasi musicale prima della cupa tragedia che seguirà con la morte dell’eroe, il rogo di Brunilde e l’anello che finalmente ritorna alle ondine del Reno.

Splendide le arie cantate in maniera inappuntabile da Manuela Uhl:

L’Aria di ElisabettaDich teure Halle” (Tu cara sala) da “Tannhauser”; la Ballata di Senta daIl vascello fantasma e “Einsam in truben Tagen” (solitaria in giorni oscuri) da “Lohengrin”. Tre splendide figure femminili wagneriane, e un tipico tema ricorrente, il sacrificio per la redenzione dell’amato. Ottima davvero la performance del soprano, e buona anche la prova dell’Orchestra, specie nella Ballata di Senta, ove si sono potute cogliere alcune raffinatezze orchestrali, anche grazie all’ottima direzione di Fletzberger, che ancora di più ci fanno capire cosa questa orchestra, qualora si esibisse stabilmente, anche in tournèe, potrebbe diventare.

“Dulcis in fundo” – stavolta è davvero il caso di dirlo – il “Preludio”
e “La morte di Isotta” da “Tristano e Isotta”.

Il preludio di quest’opera segna, per la maggior parte della critica musicale, l’inizio dell’evoluzione musicale del 900’, con il famoso accordo iniziale (fa, si, re diesis, sol diesis) dissonante, la cui novità assoluta consiste anche nei due intervalli di quarte in esso contenuti. In genere l’intera opera è caratterizzata da dissonanze, cromatismi, in cui l’armonia si spezza, non risponde più ai tradizionali criteri della tonalità della composizione, e getta le basi all’inizio della musica moderna post-romantica, che arriverà a sganciarsi del tutto dalla tonalità, con Schoemberg e la scuola di Vienna (Berg, Webern), dando vita così alla musica seriale dodecafonica. In realtà non è così pacifico nel mondo della critica musicale che il Tristano segni l’inizio della “nuova musica”. Fu dapprima Claude Debussy, che era anche un eccellente critico musicale, ad essere polemico nei confronti di chi inneggiava alla rivoluzione wagneriana, e molti affermano che proprio il compositore francese abbia invece dato inizio alla rivoluzione musicale del novecento.

Comunque la si voglia pensare, è un fatto che dopo Wagner la musica non tornerà indietro, salvo sporadiche eccezioni, ma proseguirà nella strada del dissolvimento dell’armonia, del cromatismo, fino alla atonalità.

Mentre lo splendido Preludio si avvia alla conclusione, ecco entrare, mestamente e con discrezione, il soprano, che si appresta, quasi senza soluzione di continuità, a cantare uno dei brani più belli ed indimenticabili mai composti in musica. La “Morte di Isotta”, struggente, sognante, di straordinaria profondità, costituisce l’emblema musicale dell’indissolubile legame fra amore e morte. Isolde canta, trasognata, quasi in trance, un canto d’amore che si leva fino al cielo, ignorando tutte le rovinose morti che la circondano, accompagnata da un sublime crescendo orchestrale, forse l’apice di tutta la musica wagneriana.

Eccellente, molto sentita, commovente, la performance di una concentratissima Manuela Uhl, applauditissima dai pochi presenti, sbigottiti da come gli appassionati di musica messinesi abbiano potuto perdersi un concerto così importante, una vera rarità nella programmazione concertistica della città.

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