Un Trio di star internazionali nell’esecuzione di musica da camera del romanticismo tedesco

Un Trio di star internazionali nell’esecuzione di musica da camera del romanticismo tedesco

Giovanni Francio

Un Trio di star internazionali nell’esecuzione di musica da camera del romanticismo tedesco

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lunedì 25 Marzo 2019 - 08:13

Sabato 23 marzo alle ore 18 al Palacultura, per la stagione musicale dell’Accademia Filarmonica, un Trio d’eccezione, formato da tre musicisti di grande levatura, Francesca Dego al violino, Martin Owen, al corno e Maria Perrotta al pianoforte, ha eseguito pregiata musica da camera dal repertorio romantico tedesco. Dapprima Martin Owen e Maria Perrotta hanno eseguito la Sonata per corno e pianoforte Op. 17 in fa maggiore di Ludwig Van Beethoven. La sonata costituisce uno dei capisaldi della esigua letteratura cameristica per corno. Destinata a Jan Vàclav Stech, detto Giovanni Punto, il più celebre virtuoso di corno del 700’, rivela già la particolare predilezione del musicista verso lo strumento, che sarà destinato a raggiungere esiti altissimi nei suoi futuri capolavori (un esempio per tutti il primo movimento della sinfonia n. 3 “Eroica”). infatti, anche se di impronta squisitamente neoclassica, la sonata contiene diversi spunti di natura intimista e malinconica, affidati alle particolari risorse timbriche dello strumento, fino a sfiorare accenti dolorosi (il brevissimo movimento centrale è una vera e propria marcia funebre). Eccellente l’esecuzione dei due artisti, in perfetta sintonia, senza mai prevalere uno strumento sull’altro, un’interpretazione che ha saputo ben cogliere il pathos tipicamente beethoveniano presente in diversi momenti di questo brano giovanile del grande compositore tedesco. È stata poi la volta di Francesca Dego, splendida violinista, che abbiamo già avuto modo di apprezzare gli anni passati nell’esecuzione dell’integrale delle Sonate per violino e pianoforte di Beethoven. Insieme a Maria Perrotta, la violinista ha eseguito la Sonata per violino e pianoforte n. 1 in la minore op. 105 di Robert Schumann. La Sonata, composta da Schumann in pochi giorni nel 1851, cioè negli ultimi anni della sua vita, può considerarsi senz’altro una delle sue opere cameristiche più alte. Infatti, a differenza di molte altre sue composizioni per musica da camera, nelle quali si è soliti ravvisare una involuzione nel suo stile ed un certo manierismo, la Sonata op. 105 rappresenta mirabilmente la fusione fra stile classico e romantico, anche se quest’ultimo sembra prendere il sopravvento, in particolare nel drammatico ed inquieto primo movimento. Tutta la tensione drammatica della Sonata è stata meravigliosamente resa dai due interpreti, attraverso un’esecuzione intensa, praticamente perfetta, che ha strappato gli applausi del pubblico. La seconda parte ha visto esibirsi tutti e tre gli artisti, in uno dei pochissimi capolavori composti per questa compagine di strumenti: il Trio in mi bemolle maggiore per corno, violino e pianoforte op. 40 di Johannes Brahms. “Una mattina stavo camminando e quando giunsi nel bosco cominciò ad alzarsi il sole: fu in quell’istante che mi apparve l’idea di un Trio per corno, e, come per miracolo, mi apparve il primo tema”. Questa la genesi del capolavoro, raccontata dallo stesso Brahms, scrivendo ad un amico. L’ispirazione pertanto viene offerta al musicista dalla sempre amata natura, in particolare dai boschi della foresta nera nei pressi di Baden Baden, dove Brahms soggiornò nell’estate del 1864, anche se il trio fu completato nella primavera dell’anno successivo. E quale strumento meglio del corno per evocare i suoni campestri della natura, ora idilliaci, ora misteriosi, che tanto hanno attratto gli artisti romantici! Complesso nella struttura, il trio si compone di quattro movimenti assai diversi tra loro: infatti, il primo movimento “Andante” è caratterizzato dalla dolcezza e pacatezza dei suoi temi, lo “scherzo” ha carattere nervoso ed irrequieto, ma con un secondo tema di struggente malinconia mentre il finale “Allegro con brio” evoca lo spirito paesano della musica da caccia; discorso a parte va fatto per il terzo movimento “Adagio mesto”, definito dal critico Bussi una “desolata meditazione esistenziale sulla vanità della vita terrena” , che risente certamente della recente perdita della madre. Molto sentita e appassionata l’interpretazione dei tre artisti, meraviglioso il suono dolce e malinconico del corno di Martin Owen, non per niente primo corno della Bbc Symphony Orchestra, ma tutti e tre i musicisti hanno fornito una performance di grande rilievo nell’affrontare un brano non certo facile, sia dal punto di vista tecnico che da quello interpretativo. Sicuramente uno dei migliori concerti da camera a cui abbiamo assistito quest’anno, assai gradito dal pubblico. Entusiasmante il bis concesso, il trascinante ultimo movimento “Rondo all’ungherese” dal Trio in sol maggiore n. 25 di Joseph Haydn, il più celebre trio del musicista austriaco per violino, violoncello e pianoforte, con il corno di Owen che ha sostituito mirabilmente il violoncello.

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