Una toccante cerimonia per ricordare la strage avvenuta 80 anni fa, in cui persero la vita un civile e cinque carabinieri
MESSINA – Emozione, commozione, partecipazione: si è caratterizzata così la manifestazione dell’Anpi messinese in occasione della posa della lapide che ricorda l’eccidio di Orto Liuzzo del 14 agosto 1943. Il sagrato della chiesa della Madonna di Montalto non ce l’ha fatta a contenere quanti volevano esprimere il loro ricordo dei cinque carabinieri e del civile trucidati quel giorno in contrada Chiusa del villaggio tirrenico. A ottant’anni da quell’eccidio è stata scoperta la lapide che ricorda il civile Stefano Giacobbe e i carabinieri Antonino Caccetta, Antonino Da Campo, Nicola Pino, Tindaro Ricco, Antonio Rizzo.
A farlo sono stati alcuni parenti delle vittime, che hanno poi posato una corona d’alloro in loro onore, mentre il corpo bandistico S. Cecilia di Villafranca Tirrena intonava l’inno d’Italia. La manifestazione era stata introdotta dal presidente provinciale dell’Associazione dei partigiani Giuseppe Martino, il quale ha spiegato perché quella strage è rimasta “dimenticata” dalle istituzioni, che avevano provveduto a seppellire la pratica processuale nel cosiddetto “armadio della vergogna” insieme ad altri 694 fascicoli sui crimini commessi dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale.
“Tutto cominciò in Sicilia”
Dopo un minuto di raccoglimento, sottolineato dalla tromba del “Silenzio”, Giuseppe Restifo ha ripercorso la storia di quel tragico avvenimento della notte fra il 14 e il 15 agosto del ‘43. Lo storico ha insistito sul fatto che “tutto cominciò in Sicilia” nella lotta per costruire una nuova Italia, sfociata nella Liberazione del 25 aprile 1945, nella Repubblica, nella Costituzione. Da storia del villaggio, tramandata nelle famiglie del posto, l’eccidio di Orto Liuzzo è diventata così un momento importante della storia del nostro Paese.
Ha preso poi la parola Natalia Marino, del Consiglio nazionale dell’Anpi e direttrice di “Patria Indipendente” il periodico dell’Associazione dei partigiani. Ha definito “valorosi” quei sei uomini, tutti siciliani, tutti della provincia di Messina, in quanto portatori dei “valori” di solidarietà e di libertà, che stanno a fondamento della Costituzione repubblicana e antifascista.
Gli interventi istituzionali
Sono seguiti gli interventi di Pietro Currò, assessore comunale, che ha portato il saluto del sindaco Basile e l’impegno dell’amministrazione municipale a fianco delle iniziative dell’Anpi; del giovane consigliere della sesta Municipalità Russo, a nome della comunità di Orto Liuzzo; di Pietro Patti, segretario provinciale della Cgil, che ha ricordato le occasioni di collaborazione con l’Anpi.
La canzone “La guerra di Piero” di De André è stata cantata da Paola Fazio a conclusione dell’incontro, segnata dagli applausi di condivisione dei partecipanti.
Erano presenti rappresentanze dell’Arma dei Carabinieri, dell’Esercito, del Corpo dei vigili urbani di Messina.
Infine una messa in suffragio delle vittime del 14 agosto 1943 è stata celebrata nella chiesa della Madonna di Montalto. Padre Franco Arrigo, il parroco di Gesso, Divieto e Orto Liuzzo, ha voluto sottolineare la solennità della preghiera comune concelebrando con sei diaconi e con le parole toccanti della sua omelia.
Spiegate con parole chiare che le vittime di Orto Liuzzo con i partigiani non hanno niente a che vedere, loro erano carabinieri del regno d’Italia. Con i partigiani che si sono presentati alla cerimonia non hanno niente a che vedere. Abbiate il coraggio di pubblicare la verità.
Concordo con lei, un articolo che tratta la posa di una lapide commemorativa non può non ricordare i fatti e le circostanze che portarono all’eccidio e in più non commentare sulle vicende per cui non furono portate avanti le indagini…