Una Messina in attesa della Liberazione

Una Messina in attesa della Liberazione

Marco Olivieri

Una Messina in attesa della Liberazione

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domenica 02 Ottobre 2022 - 17:26

Non servono nuovi "liberatori" ma un riscatto progettuale

MESSINA – Eppur si muove. Seppure agonizzante sul piano economico, fragile come territorio e con le nuove generazioni in fuga, la città dello Stretto trasmette a tratti messaggi di vitalità che sarebbe ingiusto non riconoscere. Potrebbe appartenere a questi segnali di vitalità il fatto che Messina sia la provincia siciliana con la maggiore affluenza alle regionali di domenica scorsa: 53,4% ( alle precedenti il 51,75%), in un’Isola dove ha votato solo il 49 per cento degli aventi diritto. Una vitalità che, in assenza di proposte politiche strutturate, cerca nella novità una possibile soluzione al fallimento della politica. Sia chiaro, anche qui il “partito” degli astensionisti è robusto e, in attesa di una proposta che li soddisfi, non ha intenzione di entrare nell’urna elettorale.

Sospesa tra rassegnazione e ricerca di un cambiamento, la cittadinanza ha negli anni, tra amministrative e politiche, bocciato centrodestra e centrosinistra alla ricerca di nuovi “liberatori”. Renato Accorinti come sindaco e poi Cateno De Luca, su versanti politici e culturali profondamente diversi, sono stati i “papi stranieri” chiamati a incarnare il cambiamento in seguito al fallimento della politica tradizionale. Ma Messina ha bisogno di una Liberazione, di un 25 aprile, di un cambio di passo politico e culturale. E non di “liberatori”, uomini della provvidenza, virtuosi della perfomance individuale.

Più gioco di squadra e meno protagonismi

La sindacatura di Accorinti aveva come limite l’assenza di movimenti strutturati che potessero realizzare e sostenere un progetto politico solido. E nasceva più dall’urgenza di una domanda di cambiamento radicale, priva probabilmente di una preparazione adeguata. Una domanda, che avrebbe avuto bisogno di più tempi d’eleborazione, prima della contesa elettorale. Cosa che, a livello nazionale, è accaduta anche ai Cinquestelle.

La stagione di De Luca, che ora continua con l’amministrazione Basile, è caratterizzata dal protagonismo, nel bene e nel male, che da Messina si è spostato in ambito regionale e nazionale. Con le inevitabili “scosse” e ripercussioni sul governo della città. Da questo punto di vista, “dimenticando” per un attimo il capo politico De Luca, il profilo istituzionale del sindaco Federico Basile si presta maggiormente all’idea che la città abbia bisogno di un maggiore sforzo collettivo, mettendo la fantasia e lo slancio individuale al servizio di un ritrovato spirito di comunità. Per ora spesso assente.

Nel frattempo, De Luca vince a Messina e in provincia, sia come lista sia come candidato, con un dieci per cento in più di voto disgiunto rispetto al centrodestra, perché percepito come esperto sul piano amministrativo. Più concreto rispetto agli altri competitor. In più, l’ex sindaco di Messina ha la capacità di comunicare, nel suo stile irruente, con una parte di elettorato che non è disposta più a votare i politici tradizionali.

Il centrodestra si consola grazie alla doppia vittoria e il centrosinistra è all’anno zero

Se il centrodestra punta a sfuttare la doppia vittoria regionale e nazionale, cercando di risalire la china rispetto agli insuccessi amministrativi degli ultimi anni, il Partito democratico e le forze politiche a sinistra del Pd sono all’anno zero. Solo macerie attorno. Tutto da ricostruire. Come è stata percepito il mondo progressista, nelle sue molteplici forme, a volte a torto e a volte a ragione, se non come rendita di posizione per singole carriere politiche? Quale attenzione è stata riservata ai valori di una sinistra adeguata alle sfide contemporanee? Nascerà mai un partito d’impronta socialista o laburista all’altezza dei tempi?

“Il vecchio muore e il nuovo non può nascere”: ricordando Gramsci, sembra un rischio reale. Che fare, allora, per invertire la rotta? Mentre il centrosinistra è chiamato a fare davvero una traversata nel deserto, la città metropolitana, non solo Messina, deve compiere quel salto di qualità che le consenta di non fermarsi in mezzo al guado. Di non rimanere sospesa tra potenzialità e possibili risultati.

Una svolta per Messina

Affrontiamo questo tempo sbandato, come Tempostretto, cercando di instaurare con la politica un rapporto dialettico serrato, leale ma fermo, per ottenere risposte. Se non ora, quando? Non è più tempo di attese. Ecco perché abbiamo bisogno di una Liberazione e non di singoli, solitari “liberatori”. È vero, non disponiamo dei De Gasperi, Togliatti, Nenni o Parri, per emancipare Messina dalle secche della rassegnazione e del bisogno. Ma occorre che parlamentari europei, nazionali e regionali, con il ruolo centrale dell’amministrazione comunale messinese e delle altre realtà metropolitane, facciano squadra per aiutare a risalire la china. Con l’io al servizio del noi.

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13 commenti

  1. COGITO ERGO SUM 2 Ottobre 2022 19:31

    ““Il vecchio muore e il nuovo non può nascere”: ricordando Gramsci, sembra un rischio reale”. Evidentemente, chi ha scritto quest’articolo, conserva un background di sinistra (non necessariamente “radical – chic). Vorrei solo ricordare a questa mente di sinistra una cosa cosa sola: a Messina c’e’ un bisogno disperato di lavoro onesto, svolto in sicurezza e nella piena legalità. Un lavoro che permetta ai giovani di potersi fare una famiglia e a noi anziani di potercene andare in pensione, senza doverli stare a sostenere economicamente. Allora, “Tovarisch” (compagno), che cosa proponi di concreto?

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    1. Crepuscolo post 1908 2 Ottobre 2022 22:23

      Di concreto?
      Allo stato attuale di concreto c’è solo quello che si è sempre fatto: riempire una la valigia e scappare via.

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    2. La proposta non può che essere una sola. Un’economia asfittica priva di industrie o di manifatture in genere non può che rivolgersi al terziario ed ai servizi, unico cardine economico della città. Unica possibilità d’incremento delle “entrate” di denaro “esterno” non può che avvenire prima di tutto con la collaborazione dell’unica Azienda che può assumere un tale ruolo di richiamo dall’esterno: l’Università e il Policlinico, con quest’ultimo che esaltando la qualità dell’offerta sanitaria potrebbe diventare attrattivo come “turismo sanitario”, preposto alla cura della persona ed alla promozione della qualità della vita locale.
      Ripristinare gli incontri fieristici, non più desueti come quelli passati, ma rivolti ad incontri congressuali di tematiche cogenti con incentivi alla partecipazioni dei vari organi interessati.
      Riqualificare tutta la costa della città puntando alla balneazione attrezzata, soprattutto per la disabilità, nella stagione estiva.
      Avviare un circuito di sagre e feste che esaltino le specialità locali distribuite in tutto l’anno ed altre iniziative similari su cui, per spazio e tempo, qui non mi dilungo, ma facilmente ipotizzabili.
      Ma per pensare a tutto ciò cosa serve? Un aeroporto che dia l’immediatezza della fruizione. Catania è troppo lontana con due ore di percorso ed una congestione determinata dall’alta affluenza di utenza (che si ostinano a concentrare) per offrire un veek-end godibile con l’istantaneità della fruizione massimizzando il tempo dall’arrivo alla partenza. Ecco perché va proposto l’aeroporto del Mela, l’unico progetto che può rimettere in moto l’economia della nostra provincia.

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  2. Eppur si muove cosa ? Questa città è morta e sepolta da mezzo secolo .

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  3. Il nulla assoluto

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  4. Il problema di Messina, è anche il problema di Reggio. Lo Stretto è la seconda area urbana del sud, dopo Napoli, con oltre 1.300.000 ab. L’area dello Stretto è nei fatti trattata come periferia calabrese e siciliana, nonostante sia l’area con più abitanti del sud, dopo l’area del golfo di Napoli. Bisogna realizzare la regione dello Stretto. Al nord in 700 km. ci sono una decina di regioni, al sud solo due, Calabria e Sicilia. Non esiste interesse ed identità comune tra città distanti anche 400 km. La regione dello Stretto ha una sua identità storica, del territorio, lo Stretto ha sempre unito. È stato trasformato con l’istituzione delle regioni in un muro di Berlino, che esiste solo in Italia. La regione dello Stretto è la storia, il destino comune alle due rive. Reggio vede Messina e Messina vede Reggio. Tutto quello che si realizza a Reggio o a Messina, è al servizio comune dell’area dello Stretto. Catanzaro, Palermo, Cosenza, Trapani…sono lontane, molto lontane dallo Stretto.

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  5. Dai commenti che leggo, i messinesi si ritengono inferiori, scarsi. Incapaci di offrire un futuro ai loro figli, che sono costretti ad emigrare verso città con persone più capaci. In realtà, il vero problema è la dipendenza da una regione che mantiene l’area dello Stretto ai margini, con tagli e tagli, mantiene Messina e provincia nel sottosviluppo. Succede lo stesso sulla sponda reggina dello Stretto.

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  6. Faccio parte di quella categoria di giovani messinesi che una volta laureati dal policlinico di Messina, dopo aver tentato concorsi in tutta Italia (ma mai uno all’asp di Messina) ha lasciato questa città per fare gavetta al nord (subendo anche umiliazioni per le sue origini). Mi piange il cuore ogni volta che sento parlare della mia terra, terra stupenda, che guardo con le lacrime agli occhi ogni volta che arrivo a Villa S.G. quando scendo col treno per le ferie. Mi piange il cuore perché questa città non avrebbe nulla da invidiare ad altre, ma vuoi per mala gestione, vuoi per cattiva politica e anche per mentalità, mi dispiace dirlo, muore ogni giorno di più.

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  7. Il piano prospettato da ‘già da me’, potrebbe essere strategico( non ovviamente l’unico), ma chi dovrebbe essere in grado di pianificarlo e renderlo esecutivo? La classe dirigente Messinese non ne ha le competenze , anche L’università ,che dovrebbe essere un volano per lo sviluppo culturale , ancora nel 2022 si classifica al penultimo posto in Italia, e la ns. politica non può che essere la rappresentazione della nostra scarsa preparazione ( nei vari settori) e del nostro livello di civiltà: maleducati , poco dignitosi, e superficiali.

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  8. De-colonizzare 3 Ottobre 2022 10:24

    Siamo terra colonizzata, ancora non riusciamo a rendercene conto! Risollevare Messina e le sue sorti significa, anche, de-colonizzare le nostre menti!!!

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  9. Eppur si muove! Cosa? Forse la terra che ogni tanto ci ricorda il terribile sisma che sconvolse le due sponde dello Stretto! A Messina caro Tempostretto non si muove nulla! Il grande Cateno De Luca che con la sua irruenza ha convinto molti elettori a passare dalla sua parte faccia una battaglia epocale se vuole essere annoverato fra i veri condottieri di questa terra! Rimetta il servizio di collegamento nello Stretto nelle mani del Pubblico se ne ha lo spessore. Questa è la vera battaglia che può far rinascere Messina e tutto il comprensorio dello Stretto! Pensate quante risorse potrebbero essere destinate allo sviluppo della città e quanti posti di lavoro si potrebbero creare. E sarebbero risorse costanti che se impegate bene potrebbero fare di Messina una delle città più attrattive del Mediterraneo.

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    1. La Mafia è al potere 3 Ottobre 2022 15:24

      Messina è vero che di fatto è una città di transito, ossia che il vero volano economico che ha è il traghettamento, infatti non è un non caso che sia prevalentemente gestito dai privati. Anch’io penso che Messina dovrebbe essere liberata. Oltre alle lobby, si dovrebbe pensare a fare si che Messina possa basarsi anche su altri volani economici, perché diversificare è meglio che fare una sola cosa.

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  10. Ma poiché Messina è una città di apatici “buddaci” e strafottenti, in mano alla Massoneria e a pochissime famiglie potenti in un sistema di potere a tutti i livelli che ha generato solo disoccupazione e miseria, non ci saranno altri volani economici. L’unico volano è lo Stretto che darebbe da mangiare alla città per sempre! Ma ciò non avviene perché così vogliono i suoi abitanti.

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