Una spettacolare Aida al Teatro Antico di Taormina

Una spettacolare Aida al Teatro Antico di Taormina

Giovanni Francio

Una spettacolare Aida al Teatro Antico di Taormina

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martedì 23 Agosto 2022 - 09:01

Grande successo di pubblico per l’immortale capolavoro di Giuseppe Verdi

Nell’ambito del cartellone “Sicilia Classica Festival”, domenica è andata in scena, nel superbo scenario del Teatro Antico di Taormina, l’attesissima rappresentazione di “Aida” di Giuseppe Verdi, per la regia di Salvo Dolce, la direzione dell’Orchestra Città di Ferrara da parte di Alessandra Pipitone, con la partecipazione del Coro Lirico Mediterraneo, e la coreografia di Stefania Cotroneo.

Composta nel 1870, su libretto di A. Ghislanzoni, basato a sua volta su una trama dello scrittore francese C. du Locle, ma con ampia partecipazione, nella sua stesura, da parte di Verdi stesso (tanto che quest’ultimo può considerarsi l’autore principale del libretto), l’opera fu rappresentata per la prima volta al Cairo, il 24 dicembre del 1871, (pare per celebrare l’apertura del Canale di Suez, ma non ci sono fonti certe), con un anno di ritardo rispetto alla sua programmazione, a causa della guerra franco prussiana. La prima rappresentazione in Italia ebbe luogo nel 1871, a Milano, e fu un enorme successo.

Si tratta di una delle ultime opere composte da Giuseppe Verdi (seguiranno Don Carlos, Otello e Falstaff) e una delle più popolari e amate della storia dell’opera. Indubbiamente è un melodramma che si presta ad essere rappresentato nei teatri all’aperto, tanto che fu definito opera di arena, per via dell’alta spettacolarizzazione delle scene, dei costumi esotici, della maestosità delle scene corali (in primis ovviamente la celebre marcia trionfale) e difficilmente la sua rappresentazione potrebbe trovare dimora migliore della splendida cornice del Teatro Antico di Taormina.

A dispetto di tale spettacolarità, Aida costituisce invece uno dei capolavori verdiani più intimi e psicologicamente analitici: il sentimento di amore della schiava etiope (Aida), ricambiato, nei confronti di Radames – il guerriero prescelto dai sacerdoti per sconfiggere l’esercito di Etiopia, la sua patria, il cui re, Amonasro è proprio il padre di Aida – contrasta in maniera lacerante con l’amor di patria e del padre; l’amore per Aida di Radames, che prima cederà al dovere di sposare Amneris, la figlia del re, ma poi, confessato il suo involontario tradimento (svelerà ad Aida, sentito da Amonasro, il luogo in cui l’esercito egiziano attaccherà gli etiopi), sceglierà di scontare la tremenda pena, rifiutando di discolparsi; l’amore di Amneris verso Radames, anch’esso puro e assoluto, e la sua rivalità con Aida; infine la straziante morte di Radames, seppellito vivo, che si ritrova accanto Aida, che sceglie di nascosto di morire con il suo amato, in un ultimo meraviglioso abbraccio (ancora una volta l’indissolubilità di amore e morte), costituiscono molteplici aspetti e sfaccettature psicologiche forieri di grandi conflitti interni, che rappresentano il focus dell’opera e che Verdi, con la sua musica, ha saputo rendere mirabilmente, in equilibrio con le scene sfarzose, anch’esse fortemente caratterizzanti questo capolavoro.

Il carattere fortemente intimista dell’opera d’altronde è confermato dallo splendido Preludio iniziale, estremamente lirico, sviluppato dagli archi, di sapore quasi wagneriano, composto da due temi, veri leitmotiv nel corso dell’opera, che rendono meravigliosamente il dramma della schiava Aida, innamorata dell’uomo destinato a sconfiggere l’esercito del padre, e l’intransigenza ottusa dei sacerdoti, che condanneranno a morte Radames, il più fulgido condottiero egiziano, per un tradimento involontario.

La rappresentazione andata in scena a Taormina ha saputo restituire in maniera eccellente la dicotomia di intimo e spettacolare che caratterizza il capolavoro verdiano.

In uno sfondo rappresentato da un tempio egizio (anche se il libretto lo identifica come tempio di Vulcano, dio estraneo alla religione egizia), con due enormi statue di ariete, e degli obelischi, che si integrano perfettamente nel contesto del Teatro Antico, si è sviluppata una messa in scena davvero spettacolare, fatta di balletti classici ma straordinariamente moderni, dal carattere esotico, eseguiti da un folto numero di danzatrici e danzatori di assoluto livello. Splendide alcune coreografie, come le movenze con le torce accese, che hanno incantato il pubblico durante le danze consacratrici di Radames, prescelto dai sacerdoti per sconfiggere l’esercito etiope. Molto efficace e spettacolare la scena più nota, a conclusione del secondo atto, la Marcia trionfale, con i due gruppi di trombettieri in costume che suonano in scena le note della famosissima marcia, così come prescritto da Verdi, che per l’occasione ideò un tipo particolare di tromba lunga e dritta (detta appunto tromba dell’Aida). La scelta di non far marciare i protagonisti, trombettieri compresi, ma di rappresentare un balletto durante la marcia, balletto che tradizionalmente invece segue la marcia stessa, però non ha convinto del tutto.

Molto belli anche i costumi, di tipo tradizionale, con le giuste attente differenze fra quelli egiziani e quelli etiopi.

Eccellente il cast di cantanti: il soprano Natasa Katai, voce molto bella e profonda, applauditissima, è stata una delicata e sofferta Aida, sublime nel duetto finale con Radames; il mezzo soprano Silvia Pasini, nel ruolo di Amneris, ha saputo rendere alla perfezione il difficile personaggio, nel quale albergano sentimenti di amore puro, ma anche di rabbia e di rivalsa nei confronti della rivale in amore, e infine di totale condanna verso i sacerdoti che decreteranno la morte del suo amato; il tenore Alberto Profeta ha saputo immedesimarsi alla perfezione nel ruolo di Radames, esibendo una voce potente e limpida, a proprio agio in ogni modulazione, anche lui splendido nel duetto finale.

Chiara e sicura anche la voce del basso Noh Dongyong, un Amonasro efficacemente in parte. Bene anche i comprimari: David Cervera nella parte del sacerdote Ramfis; Angelo Sapienza in quella del Re d’Egitto; il Messaggero, Francesco Ciprì, e Valentina Vinti, bravissima sacerdotessa. La rappresentazione è stata altresì impreziosita dal Coro Lirico Mediterraneo, praticamente perfetto, importantissimo protagonista dell’opera, al quale Verdi ha riservato pagine fra le più famose della sua intera produzione operistica.

Un plauso infine all’Orchestra Città di Ferrara, diretta da una Alessandra Pipitone dal gesto delicato e vigoroso ad un tempo, che ha interpretato con sapienza ed equilibrio i contrasti fra intimo lirismo e potente orchestrazione, entrambi, come detto, presenti nell’opera verdiana. Una direttrice molto attenta ad ogni sfumatura, in particolare nel Preludio, eseguito con estrema raffinatezza, e nel meraviglioso finale, ove la musica piano piano sembra dissolversi, accompagnando il canto dei due amanti morenti, l’ultima invocazione di pace di Amneris, e l’inno dei sacerdoti al dio Fthà, tre elementi così diversi psicologicamente fra di loro, e uniti dalla musica di Verdi in una pagina di pura poesia.

Un commento

  1. Ero presente alla rappresentazione dell’opera lirica “Aida”,non concordo con il giudizio riguardante l’esibizione del soprano Natasa Katai,in quanto la voce e l’interpretazione non sono state all’altezza del ruolo primario.Ottima l’interpretazione del tenore Alberto Profeta e del mezzo soprano Sivia Pasini.Un plauso all’orchestra diretta dalla bravissima Alessandra Pipitone;molto bella la scenografia .

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