Il direttore Matthias Fletzberger ha coinvolto il pubblico, dirigendo magistralmente. Tutto esaurito per l'evento
MESSINA – Come ogni primo dell’anno, domenica scorsa ha avuto luogo a Messina il tradizionale concerto di Capodanno al Teatro Vittorio Emanuele. Di scena l’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele, diretta da Matthias Fletzberger, maestro viennese di fama internazionale, con la speciale partecipazione del cantante messinese Alberto Urso.
Il concerto è stato entusiasmante, grazie alla eccellente performance dell’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele, dalla quale il bravissimo direttore austriaco ha saputo trarre il meglio, e a ricevuto strepitosi applausi da parte del pubblico che, a differenza dell’anno scorso (ma allora imperversava ancora la pandemia e le conseguenti restrizioni) ha gremito il teatro fino al tutto esaurito.
I lettori mi scuseranno se questa volta commenterò la serata concertistica partendo dalla fine.
Prima di eseguire i tradizionali bis di Capodanno, Matthias Fletzberger, dimostrando di non essere solo un eccellente direttore d’orchestra, tra l’altro molto simpatico, ma anche un serio e coraggioso professionista che si batte per la diffusione della cultura musicale, ha stigmatizzato, inchiodando ognuno (anche il pubblico) alle proprie responsabilità, il fatto che l’orchestra di un teatro dovrebbe esibirsi almeno due volte al mese, e non, come quella del Teatro messinese, solo una tantum. Un’orchestra che non suona quasi mai non può crescere, è questo è davvero un delitto se parliamo dell’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele, che possiede elevate potenzialità, come ha ribadito Fletzberger, che ha sottolineato il risultato raggiunto dopo pochissimi giorni di prova.
Dando una lettura alla programmazione musicale del Teatro, rileviamo che, a parte “Tosca”, che è un’opera lirica, l’unico concerto di musica classica inserito nel cartellone è stato proprio il concerto di Capodanno! Tutto ciò è semplicemente inaccettabile e non può trovare alcuna giustificazione. Se non ci fossero le tre storiche Associazioni musicali messinesi (Filarmonica Laudamo, Accademia Filarmonica e V. Bellini) la musica classica a Messina praticamente non esisterebbe.
Ma neanche i messinesi sono esenti da colpe. Non ci si può lamentare dei pochi concerti, se poi si riempie il teatro per l’evento mondano per eccellenza (il concerto di Capodanno), per poi lasciarlo desolatamente semivuoto nelle altre rappresentazioni orchestrali, scena alla quale spesso mi è capitato di assistere.
Dopo questa nota, polemica ma necessaria, torniamo all’inizio del concerto, apertosi con l’Overture da “Die fledermaus” (Il pipistrello) di Johann Strauss. L’esecuzione del celebre brano, utilizzato anche in alcuni film (ad es. Padre padrone dei Fratelli Taviani), curiosamente ha sintetizzato quanto detto prima sull’orchestra messinese: ad un inizio incerto, con alcune imperfezioni, soprattutto nel non convincente unisono degli archi, ha fatto seguito un’esecuzione brillante e senza sbavature, con un’orchestra che si è ripresa alla grande, continuando poi così per tutta la serata.
L’Orchestra ha eseguito i Valzer più celebri di Johann Strauss, come “Kaiserwalzer” (Valzer dell’Imperatore), “Fruhlingsstimmen” (Voci della primavera), “Wiener blut” (Sangue viennese), e la altrettanto nota Tritsch-tratsch Polka, deliziando il pubblico che ha ascoltato con gioia i famosissimi temi, ormai scolpiti nella mente di tutti gli amanti della musica.
Non è mancata l’esecuzione di un brano più impegnativo, caro a Fletzberger, direttore specialista di Wagner e Richard Strauss: La Suite e sequenza di valzer dall’opera “Der Rosenkavalier” di Richard Strauss, un brano complesso, che sfrutta l’orchestra in tutte le sue potenzialità, alla maniera di Wagner, e che si conclude con un memorabile Valzer.
Il direttore ha illustrato piacevolmente ogni brano, in italiano, conquistando, con la sua affabilità e competenza, l’apprezzamento del pubblico.
Ospite speciale della serata è stato il giovane cantante messinese Alberto Urso, che ha entusiasmato il pubblico (con l’ausilio, va detto, del microfono) cantando prima “O sole mio”, la celeberrima canzone di Capurro-Di Capua-Mazzucchi, poi la celebre canzone spagnola “Granada”, eseguita molto bene, a mio avviso, anche dal punto di vista interpretativo, e infine “Nessun dorma”, l’aria più famosa dell’opera “Turandot” di Puccini, che ha strappato le ovazioni del pubblico.
Tutti i concerti di Capodanno per lo più seguono la tradizione consolidata del Concerto di Capodanno per eccellenza, che si tiene ogni anno alla sala del Musikverein di Vienna, quella cioè di eseguire alla fine i due celeberrimi bis: “An der schonen blauen Donau” (Sul bel Danubio blu), e la “Radetzky-Marsch” di Johann Strauss I, e il viennese Fletzberger ovviamente non è venuto meno al rispetto di questa tradizione.
Il valzer “Sul bel Danubio blu” è uno dei più celebri e amati diJohann Strauss, ricco di temi conosciuti in tutto il mondo. Nonostante i suoi motivi fin troppo orecchiabili e popolari, è un brano amato anche dai cultori più esigenti, tant’è che Johannes Brahms una volta appose la sua firma a margine di alcune note del valzer, scrivendo “Sfortunatamente non di Johannes Brahms”. L’incipit, ha spiegato Fletzberger, descrive lo scorgere, dalle montagne che circondano Vienna, al mattino, ai primi raggi del sole, il colore blu del Danubio. A me, ogni volta che lo ascolto, mi viene sempre in mente la straordinaria scena dell’astronave che sembra danzare nello spazio, nel film “2001 Odissea nello spazio” di Kubrick.
Infine, come sempre, la Marcia di Radetzky di Johann Strauss padre, il famosissimo brano che in realtà celebra la vittoria dell’esercito imperiale comandato dal conte Radetzky sulle truppe piemontesi (a Custoza), ma che ormai viene celebrato anche da noi, avulso da quel contesto, come musica augurale per il nuovo anno, brano che tutti i presenti, diretti da Fletzberger, hanno accompagnato con il classico battito delle mani.
Buon anno a tutti.