La base dello spaccio di crack e cocaina in provincia, la complicità della mamma e i rifornimenti a Messina
MESSINA – Malgrado fosse ai domiciliari continuava a spacciare con regolarità, tanto che l’intenso via vai dalla sua abitazione ha attirato in fretta i sospetti dei carabinieri di Milazzo. E’ partita così l’inchiesta anti droga sfociata in 11 arresti tra Messina e Torregrotta. Inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri Antonella Fradà e Annalisa Siliotti, che ha svelato che dietro l’intenso giro gestito dal una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, Salvatore D’Amore, c’erano altri nomi noti della città di Messina, i Papale di Giostra.
La base dello spaccio di crack e cocaina gestita con “mammà”
L’altro tassello portato alla luce dagli investigatori è il coinvolgimento nella gestione della “base” di spaccio a Torregrotta della madre di D’Amore, Concetta Andaloro, che contribuiva attivamente alle operazioni, dal custodire la droga a fungere da palo durante le attività di riscossione. Secondo gli investigatori lo spaccio fruttava al gruppo circa 20 mila euro al mese di ricavi.
Sono queste in estrema sintesi le principali immagini che fotografano l’ultima operazione antidroga scattata nel messinese, che racconta tra le altre cose di un preoccupante e crescente smercio del pericolosissimo crack, tornato in voga tra giovani e meno giovani, negli ultimi anni.
I numeri dell’inchiesta
10 persone in carcere, una ai domiciliari, altri due indagati a piede libero per un giro di traffico e spaccio di hashish, cocaina e crack tra Messina e Torregrotta dall’inizio del 2022 fino a quasi la fine dell’anno, cristallizzati in oltre 70 capi di imputazione nel provvedimento d’arresto siglato dal giudice per le indagini preliminari Salvatore Pogliese, che ora attende gli arrestati per gli interrogatori di garanzia.