Uno strepitoso Stefan Milenkovich entusiasma il Teatro Vittorio Emanuele

Uno strepitoso Stefan Milenkovich entusiasma il Teatro Vittorio Emanuele

Giovanni Francio

Uno strepitoso Stefan Milenkovich entusiasma il Teatro Vittorio Emanuele

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domenica 05 Maggio 2019 - 08:16

L’ultimo concerto sinfonico della stagione musicale del Teatro Vittorio Emanuele ha visto quale grande protagonista il violinista serbo Stefan Milenkovich, tra i migliori violinisti del mondo, già più volte graditissimo ospite delle sale da concerto messinesi, sempre con straordinario successo. Anche questa volta il celebre artista non ha tradito le aspettative, esibendo una tecnica ed una capacità espressiva davvero fuori dal comune. Il concerto è iniziato con l’esecuzione, da parte dell’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele, diretta dal maestro Bruno Cinquegrani, dell’Ouverture in do minore op. 62 “Coriolano” di Ludwig Van Beethoven. Il brano fu composto come musica di scena per introdurre l’omonimo dramma teatrale di Heinrich Collin, Mentre la tragedia (di qualità modesta) è ormai caduta nel dimenticatoio, e non più rappresentata, l’Overture al contrario è di assai frequente esecuzione, trattandosi di uno dei brani sinfonici più riusciti del grande compositore tedesco. L’atmosfera è quella della Quinta Sinfonia – composta infatti nello stesso periodo (1806-1808) – permeata di intensa drammaticità, sin dal suo incipit, celebre ed indimenticabile. Tutto il brano, nonostante la liricità del secondo tema, ha carattere tragico ed inquieto, sino alla sua sinistra conclusione, ove riappare inesorabile l’inciso iniziale. È entrato poi in scena Stefan Milenkovich, per eseguire, in qualità di violino solista, il Concerto n.1 in sol minore op.26 per violino e orchestra di Max Bruch. Si tratta probabilmente dell’unica composizione rimasta ancora nel repertorio concertistico di questo autore tedesco del tardo romanticismo, pur essendo un’opera giovanile. La popolarità di questo brano è dovuta alla liricità e plasticità dei temi, molto cantabili, piacevoli, accattivanti. Dopo il primo movimento “Preludio. Allegro moderato” dal sapore romantico che tradisce l’ispirazione al più celebre concerto di Mendelssohn, segue un “Adagio” caratterizzato da un canto lirico del violino solista, mentre l’ultimo movimento “Finale. Allegro energico”, la cui affinità al ben più celebre ultimo movimento del Concerto per violino di Brahms è fin troppo palese, è ricco di temi briosi che danno l’opportunità al solista di sfoggiare tutte le sue abilità virtuosistiche. Semplicemente straordinaria l’interpretazione del violinista serbo, accompagnato con diligenza e precisione dall’Orchestra del Teatro: grande intensità di suono che ha messo in risalto le parti eminentemente liriche del brano, totale padronanza dello strumento nei passaggi più virtuosistici, eseguiti con mirabile disinvoltura e naturalezza. Tali abilità tecniche sono state esibite, per la gioia del pubblico, naturalmente, anche in occasione dell’esecuzione della Fantasia da concerto dalla “Carmen” di Bizet di Pablo De Sarasate. Si tratta di una composizione di sicuro effetto: nella Fantasia si ascoltano alcuni fra i più celebri temi della Carmen di Bizet, fra cui la celebre Habanera, per questo il brano è molto amato dal pubblico delle sale da concerto. Di eccezionale difficoltà esecutiva, il brano ha permesso al violinista serbo di sfoggiare tutta la sua strabiliante tecnica, sempre accompagnata però da una profonda sensibilità musicale. L’intensità emotiva del violinismo di Milenkovich ha raggiunto il suo apice nell’esecuzione dei due splendidi bis concessi: la Sarabanda dalla Partita n. 2 Sarabanda”, e la Giga dalla Partita n. 3, di Johann Sebastian Bach, due capolavori straordinari, interpretati ancora una volta magistralmente da questo splendido artista che ha dimostrato, in particolare nell’esecuzione della Sarabanda, di non essere solo un eccezionale virtuoso, ma anche un sensibilissimo interprete. La seconda parte è stata dedicata all’esecuzione, da parte della sola orchestra, della Sinfonia n. 4 Op. 98 in Mi minore di Johannes Brahms. Si tratta dell’ultima sinfonia del maestro di Amburgo, ed è sicuramente il suo brano sinfonico più riuscito, un autentico capolavoro che probabilmente mette fine al romanticismo sinfonico, a tal punto da far affermare ad un critico musicale: “Nessun sentiero si apre dopo quest’opera: essa è di una consequenzialità così ferrea che non possono nascere altre sinfonie” (Neunzig). Straordinario l’incipit del primo movimento, “Allegro non troppo”, che entra subito “in medias res” senza alcuna introduzione, con un tema dal carattere nobile e nostalgico, che rimane impresso nella mente dell’ascoltatore, e che caratterizza tutto il primo movimento, alternato da un altro tema, altrettanto nobile di carattere più eroico. Dal carattere pensoso ed espressivo il secondo movimento “Andante moderato”, ricco di elaborazioni tematiche sviluppate dai fiati, con l’accompagnamento pizzicato degli archi. Mentre l’”Allegro giocoso” del terzo movimento ha il carattere dello scherzo, gioioso e spensierato, per contrasto l’ultimo movimento rappresenta uno dei brani più tragici composti da Brahms. In questo celebre brano – “Allegro energico e appassionato” – sotto forma di Ciaccona, un tema severo di otto battute viene variato magistralmente, e ogni variazione è fortemente caratterizzata, in modo ora lirico, ora altamente drammatico, a tratti commovente, fino all’inesorabile finale in tonalità minore. L’Orchestra messinese, come del resto anche nel concerto della settimana scorsa, è apparsa in netta ripresa rispetto all’anno scorso, ed è stata protagonista di una performance più che dignitosa, nonostante alcune imperfezioni, in particolare nel settore dei fiati, ma dobbiamo considerare che si è misurata con un colosso della musica sinfonica dell’800, di difficile esecuzione da ogni punto di vista. Come sempre precisa, composta e misurata nel gesto la direzione di Bruno Cinquegrani, che, al termine dell’esecuzione, tra i fragorosi applausi di un pubblico anche questa volta non troppo numeroso, ha esclamato “è la vostra orchestra!”, quasi ad invitare il pubblico messinese ad essere più presente e sostenere con partecipazione questa orchestra, che ha solo bisogno di esibirsi di più e con maggiore continuità. Mi associo all’invito.

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