Nuovi documenti al processo contro l'uomo che non disse alla ex compagna di avere l'HIV, accusato di averne provocato la morte per Aids
Una testimone da risentire, la sorella della vittima da risentire, alcune sue dichiarazioni da analizzare, ma soprattutto un “contesto ambientale” delicato che peserebbe sul processo. La pensa così l’avvocato Carlo Autru Riolo, difensore del messinese accusato di aver contagiato la ex compagna – tacendogli di avere l’HIV – l’avvocata messinese scomparsa di Aids qualche anno dopo.
L’udienza di ieri si è rivelata movimentata ed ha riservato diversi colpi di scena. In apertura il Presidente della Corte Micali ha infatti annunciato che una testimone dell’accusa, una donna che nel 2004 aveva avuto una relazione col messinese, ha scritto per chiedere di essere nuovamente ascoltata: ha analizzato la testimonianza resa durante le indagini e ad apertura del processo e ripensandoci si è avveduta che qualcosa forse è andata diversamente da come ricordava inizialmente, e vorrebbe riferirne.
Subito dopo l’avvocato Autru ha prodotto diversa documentazione medica della donna testimone, acquisita al Policlinico, che testimonierebbe come lei sapesse di essere sieropositiva nel 2004 – lo stesso anno della relazione con l’imputata. Agli inquirenti ha invece detto di averlo scoperto nel 2015.
A quel punto sia la parte civile che il Pubblico Ministero hanno avanzato delle richieste “ex 507”, ovvero hanno chiesto che venga acquisita ulteriore documentazione, che la donna venga riascoltata e che venga effettuata una perizia sulla documentazione medica per stabilire la correlazione tra le condizioni del presunto “untore” e il contagio della testimone.
L’avvocato Autru da parte sua ha chiesto inoltre di riascoltare anche la sorella dell’avvocata scomparsa, perché riferisca su alcune sue dichiarazioni, non agli atti e rilasciate in contesti diversi da quelli processuali, che secondo il legale vanno approfonditi perché testimoniano un “clima” particolare nel quale è maturata l’inchiesta prima e il processo poi.
La Corte si è presa qualche giorno per decidere su tutto, e tornerà in aula mercoledì prossimo per dire se questo materiale entrerà agli atti del processo, se quindi ci saranno le nuove testimonianze, o se si andrà avanti regolarmente.