Intanto però il processo bis va avanti a tre udienze a settimana. A decidere sarà la Cassazione
MESSINA – Va avanti al ritmo di tre udienze a settimana il processo bis al così detto untore di Aids, l’ex compagno della giovane avvocata messinese morta di Aids, contagiata proprio dal padre del loro figlio, accusato di averle nascosto la sieropositività impedendole diagnosi e cure repentine, che le avrebbero probabilmente salvato la vita. Dopo l’annullamento della condanna a 22 anni per l’intoppo procedurale dei giurati over 65, il processo è ricominciato davanti ad una nuova Corte d’Assise con un avvocato Carlo Autru Ryolo, difensore dell’imputato, più “agguerrito” che mai.
Il legale è tornato a chiedere lo spostamento del processo ad altra Corte perché i giudici messinesi, sostiene, sarebbero condizionati nel giudizio dal clima generale creato intorno la vicenda. Clima testimoniato, secondo l’avvocato, anche da un post della sorella della vittima, protagonista della battaglia giudiziaria.
Un vecchio post sui social, che aveva già fatto discutere durante il primo processo ma che non aveva avuto conseguenze, in cui la donna, anche lei avvocata, accenna ad una conversazione con una magistrata e che indirettamente avrebbe palesato una sorta di “solidarietà” nei confronti della sua battaglia. Autru Ryolo ha perciò depositato istanza di remissione del processo. A decidere sarà la Corte di Cassazione. In attesa della pronuncia dei giudici della Suprema Corte, però, le udienze a Messina vanno avanti.