Il messinese condannato per aver contagiato la compagna chiede ai giudici di far cadere la sentenza
MESSINA – Ha chiesto ai giudici di rivedere la sentenza che lo condanna a 22 anni di carcere e punta all’assoluzione, anche sulla base di alcune questioni di procedura, sottolineate nell’atto d’appello dall’avvocato Carlo Autru Ryolo, suo difensore.
Si aprirà il prossimo 25 ottobre il “secondo round” giudiziario della vicenda che vede al centro la tragica storia dell’avvocata messinese morta per Aids giovanissima, dopo uno straziante calvario di cure inutili e diagnosi mancate dovute fondamentalmente al fatto che chi la contagiò le nascose fino quasi alla fine di essere sieropositivo. Alla sbarra c’è proprio lui, “l’untore” messinese quasi cinquantenne, punito dalla Corte d’Assise anche perché tra le vittime non c’è soltanto la professionista con la quale aveva concepito un figlio, ormai grande, al quale è stata strappata la madre (leggi qui le motivazioni della condanna).
La sentenza è del 10 gennaio scorso ed ora va al vaglio dei giudici di secondo grado. Dall’altro della “sbarra” ci saranno ancora una volta i genitori della donna e la sorella, assistiti dagli avvocati Bonni Candido ed Elena Montalbano.