Al processo d'appello si discute di un vizio di procedura che secondo difesa e accusa potrebbe azzerare la sentenza a 22 anni di carcere
MESSINA – Una eccezione preliminare mette in discussione la condanna a 22 anni per il 57enne accusato di aver contagiato mortalmente l’hiv la ex compagna. La giovane avvocata messinese è morta di Aids alla fine di un lungo calvario ospedaliero.
Il processo in Corte d’Appello si è aperto con l’intervento del Procuratore generale Maurizio Salamone che chiede di annullare la sentenza. In questo caso gli atti tornerebbero ai giudici di primo grado per rifare il processo da capo.
Secondo il magistrato d’Accusa è fondato il rilievo della difesa: due tra i giudici popolari avevano più di 65 anni, al momento della sentenza. Il limite di età è previsto per la nomina a componente della giuria popolare. Tutte le altre eccezioni avanzate dalla difesa nell’atto d’appello, secondo il PG, sono invece da respingere.
Si torna in aula tra un mese per sentire proprio l’avvocato Carlo Autru Ryolo che difende l’imputato e che ha posto la questione. Poi parleranno gli avvocati Bonaventura Candido ed Elena Montalbano che assistono i familiari della vittima. Infine la Corte deciderà se il rilievo invalida la sentenza, accogliere il rilievo, quindi annullare tutto, o andare avanti col processo d’appello.
L’uomo è accusato di aver taciuto alla ex compagna di avere l’HIV, pur essendone del tutto consapevole ed essendo perfettamente consapevole della malattia della donna. Le ha così negato le cure per l’Aids, riconosciuto troppo tardi dai medici che la curarono.
Che brutta fine 🙁