La richiesta è della Procura di Savona, che esclude responsabilità politiche degli organi di controllo nel disastro ambientale causato dalla centrale a carbone di Vado Ligure. L'assessore regionale messinese faceva parte della Commissione ministeriale ViA.
Sembra sgonfiarsi l'inchiesta della Procura di Savona sulla centrale elettrica di Vado Ligure, sfociata due anni fa nel sequestro dei due gruppi a carbone. Alla fine degli accertamenti sono 27 le persone coinvolte, contro gli 86 indagati iniziali, tra i quali compariva anche l'attuale esponente della Giunta regionale Crocetta, il messinese Maurizio Croce. L'assessore al Territorio figura quale componente della Commissione VIA del Ministero dell'Ambiente, del quale ha fatto parte dal 2008 al 2011, che avrebbe autorizzato i lavori alle due centrali a carbone di Vado Ligure. Per lui la Procura ha ora chiesto l'archiviazione. I 27 indagati finali sono tutti legati alla Tirrenopower, l'azienda che gestisce l'impianto, mentre non sono state ravvisate responsabilità per i soggetti politici o i consulenti ministeriali che hanno validato le concessioni.
I reati ipotizzati, disastro ambientale, disastro sanitario colposo e omicidio colposo plurimo. Croce era stato inizialmente coinvolto per un parere rilasciato all'inizio della vicenda.
Sono 427 le morti anomale sotto la lente della magistratura, che potrebbero essere collegate alle attività alla centrale, sotto sequestro dall'11 marzo del 2014 per la violazione dell'AIA.
L'assessore regionale a Messina si è occupato a vari livelli dell'area della Falce, prima come ingegnere della Smeb poi come esperto di Sviluppo Italia chiamato ad effettuare la bonifica, ed era responsabile del procedimento di realizzazione della piattaforma integrata della discarica di Pace.
Alessandra Serio