Dovrà tornare a riunirsi la commissione provinciale di vigilanza sui pubblici spettacoli. Gli organizzatori hanno ufficialmente presentato un'istanza per ridurre la capienza a 35.400 posti
Si dovrà aspettare almeno fino a giovedì per avere il responso finale sul concerto di Vasco Rossi. Si potrà fare, non si potrà fare, si potrà fare con una capienza ridotta? L'impressione è che rispetto alle posizioni rigide iniziali si stiano creando i presupposti per una soluzione intermedia: concerto sì, ma con capienza ridotta. Ieri gli organizzatori del concerto hanno presentato un'istanza rafforzata da una relazione tecnica firmata dallo studio associato di ingegneria CF di Giarre. L'ipotesi avanzata dai rappresentanti locali della Live Nation, l'azienda promotrice del tour di Vasco Rossi, è quella di cui si è discusso già all'indomani del provvedimento della commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo: capienza ridotta, per l'esattezza a 35.400 posti. Una soluzione, questa, che potrebbe essere facilitata da un'eventuale dissequestro temporaneo dell'area, che non è affatto da escludere (oggi alcuni rappresentanti dell'organizzazione si sarebbero incontrati con la Procura). Tutto è in itinere, insomma, ma l'ultima parola spetterà nuovamente alla commissione provinciale di vigilanza, che dovrebbe tornare a riunirsi giovedì. Nella prima seduta, quella del 1. giugno, lo stadio San Filippo è stato ritenuto «allo stato attuale completamente inagibile, fermo restando che in caso di richiesta di nuovo pronunciamento, ovviamente una volta superate le criticità ed esauritesi le vicende che hanno portato al sequestro summenzionato, sarà necessario procedere, per quelle parti dell’impianto che verranno al momento individuate, alla verifica dell’idoneità statica e sismica».
Secondo la commissione, infatti, «lo stadio non soddisfa in atto le condizioni minime di sicurezza previste dalla norma, non offrendo garanzia a livello statico, tanto più se si considera l’alta sismicità del territorio, la possibilità che l’eventuale ribaltamento di altri metri di muro ed il relativo collasso avvenga anche senza segni premonitori e il panico che tale evento provocherebbe sugli spettatori presenti nella struttura e ai possibili effetti negativi derivanti dalla proiezione di detriti e dalla formazione di pulviscolo». L’aspetto che più ha preoccupato la commissione è stato reso noto dall’ing. Antonio Tomasello del comando provinciale dei Vigili del fuoco e dall’arch. Ottavio Dejean: «Si è verificato un evento – si legge – che sembrava limitato al crollo di un concio del muro di contenimento di circa 9 metri e successivamente si è constatato che il crollo è suscettibile di interessare una porzione di circa 70 metri di lunghezza che presenta lo stesso errore costruttivo».
Già, l’errore costruttivo. Nasce tutto da lì, il problema. Basta leggere il decreto di sequestro del procuratore Camillo Falvo: «Alla luce di quanto verificato, il consulente conclude affermando che il muro di contenimento crollato e quelli con esso limitrofi risultano messi in opera con una rotazione di 180 gradi rispetto alle rappresentazioni grafiche del progetto approvato, dunque al contrario». Motivo per cui viene ordinato «il sequestro dei muri di contenimento con fondazione su pali (costituiti da complessivi 6 conci), nonché delle aree circostanti, della strada retrostante lo stadio “San Filippo” di Messina, da individuarsi con l’ausilio del consulente tecnico nominato, ing. Santi Mangano». I problemi, secondo la dettagliata relazione tecnica presentata dagli organizzatori, verrebbero superati con la riduzione della capienza, che garantirebbe comunque la massima sicurezza. Evitare una pessima figura per la già sbiadita immagina della città garantendo, al contempo, la sicurezza di chi giustamente non vuole rinunciare all’evento dell’estate, sarebbe la soluzione più consona per tutti. Le prossime ore saranno decisive.