Il Partito Democratico lancia le sue proposte anti crisi: "Un nuovo modo di governare"

Il Partito Democratico lancia le sue proposte anti crisi: “Un nuovo modo di governare”

Il Partito Democratico lancia le sue proposte anti crisi: “Un nuovo modo di governare”

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sabato 22 Settembre 2012 - 09:05

Il segretario cittadino del partito, Giuseppe Grioli, e il coordinatore dei gruppi consiliari, Felice Calabrò, toccano tutti i punti della crisi che attanaglia il Comune di Messina. Le proposte saranno indirizzate al neo commissario al Comune, Luigi Croce

Negli ultimi anni, il Partito Democratico aveva più volte lanciato l’allarme sul rischio dissesto finanziario. Ora la Corte dei Conti conferma che preoccupazioni erano fondate. E così il segretario cittadino del partito, Giuseppe Grioli, e il coordinatore dei gruppi consiliari, Felice Calabrò, tornano ad affrontare l’argomento ma con un nuovo interlocutore, il neo commissario al Comune, Luigi Croce.

Non prima però di aver lanciato un’ultima occhiata al recente passato: “In questi anni, è mancato un governo serio della macchina amministrativa. Non possiamo dimenticare le rassicurazioni del sindaco Buzzanca che, in procinto di abbandonare Palazzo Zanca, in piena emergenza si spingeva in maniera disinvolta ad affermare che i conti del Comune erano a posto e che la sua amministrazione aveva realizzato pienamente il suo programma. Non possiamo dimenticare l’istituzione di una commissione di esperti per affrontare i problemi del bilancio fatta alcuni mesi fa sempre dall’ex primo cittadino. Oggi quell’esperienza è tramontata, però le conseguenze nefaste di questi ultimi 4 anni e mezzo di amministrazione le subiremo ancora per molto tempo”.

Ed ancora: “La Corte dei Conti ha di fatto etichettato come inefficaci e privi di concretezza, gli atti proposti dalla giunta messinese e approvati dal Consiglio. Noi riteniamo che sia mancata la volontà e la capacità di riorganizzare una macchina efficiente capace di incassare i crediti, razionalizzare la spesa e riallineare i rapporti tra Comune e Società partecipate, ed oggi proviamo rabbia, non certo soddisfazione, nell’avere conferma delle nostre ragioni. Nascondere i problemi non equivale a risolverli, equivale, invece, a postergarli, addossandoli alle future generazioni”.

Il partito democratico ha ora messo a punto alcune proposte da consegnare al commissario, affrontando varie questioni, criticando la gestione precedente e indicando la strada da intraprendere.

La macchina amministrativa

Bisogna partire dalla riorganizzazione della macchina amministrativa e dall’eliminazione delle indennità di risultato per i dirigenti comunali: “Pensiamo si debba da subito attuare una rigorosa politica del personale che abbandoni le logiche del passato e individui un indirizzo e controllo serrato sull’attività dei dirigenti e dei dipartimenti. Nel momento in cui sono a rischio gli stipendi dei dipendenti e gli obiettivi dell’amministrazione comunale e siamo ad un passo dal dissesto, i dirigenti non possono percepire alcuna indennità di risultato. In questi anni è mancata del tutto una politica del personale, tuttavia c’è stato un attivismo sospetto su spostamenti frequenti di dirigenti e personale, da ultimo i provvedimenti adottati dal reggente Miloro che ha trasferito 45 unità di personale molti nel dipartimento di protezione civile. Tali spostamenti del tutto inopportuni a pochi giorni dall’insediamento del Commissario, andranno valutati dal Commissario”.

Sul fronte dell'entrate

  • – Ci sono circa 3mila accertamenti da eseguire sulla Tarsu (tassa sui rifiuti solidi urbani), rallentamenti causati da esiguità di personale di polizia municipale spesso utilizzato per altri servizi e altri accertamenti.
  • – Mancata riscossione della tassa occupazione impianti pubblicitari a causa della mancanza del regolamento Cosap (Canone di Occupazione Spazi ed Aree Pubbliche) approvato solo da qualche settimana. Mancati accertamenti e, conseguentemente, mancata riscossione della tassa di occupazione suolo.

– Non si è proceduto alla vendita di circa 1500 alloggi di proprietà del Comune e non si è proceduto alla regolarizzazione dei contratti di locazione per almeno la metà degli alloggi di cui sopra per un diffusa illegittimità di occupazioni che avrebbero richiesto un ufficio fitti attivi dotato di organico e mezzi sufficienti e di una sinergia politico-amministrativa finalizzata al ripristino di efficienza, economicità e legalità nell'intero settore. Abbiamo quantificato in circa 15 mln di euro l'ammontare delle risorse potenziali che si sarebbero potute ricavare da un'azione rigorosa sui fitti attivi e sulle vendite degli alloggi comunali, a tale entrata, inoltre, andrebbe aggiunto il risparmio sulle manutenzioni, che ad oggi, invece, grava sul Comune proprietario.

– Non si può trascurare il recupero dei crediti dell'ente, che necessiterebbe di un'azione dell'avvocatura comunale, atta a perseguire il pieno rientro dei crediti attraverso puntuali azioni legali finalizzate ad accertamenti ed ingiunzioni di pagamento. Però, anche in tale settore la passata amministrazione ha appalesato la propria inadeguatezza, gestendo lo stesso in maniera confusa, infatti, non garantendo una guida sicura e continuativa ha impedito la pianificazione dell’azione, che dovrebbe essere orientata alla riduzione del contenzioso.

Sul fronte delle uscite

La disastrosa gestione dell’ufficio legale, ha determinato conseguenze gravi anche sul fronte delle uscite. Infatti, il contenzioso legale rappresenta una vera e propria emorragia della spesa corrente, è una delle voci di spesa figlia proprio di un'amministrazione che ha perso il controllo, che non programma, che non governa ma insegue solo emergenze. Ne sono esempi la mancata costituzione in giudizio del Comune per difendersi da ricorsi e vertenze legali in casi eccellenti. La voragine del contenzioso legale dell’Ente richiede un intervento incisivo per fermare l’emorragia, proponiamo un regolamento del contenzioso legale che favorisca le transazioni là dove si valuti ragionevolmente che il Comune ha probabilità di perdere in giudizio e allo stesso tempo è necessario aggredire le cause scatenanti del contenzioso con cittadini ed enti pubblici.

Messinambiente

Le gestione delle società partecipate, in particolare Messinambiente e ATM, evidenzia in maniera chiara ed in equivocabile la politica del non scegliere, del lasciar perdere, ovvero del lasciare la patata bollente a chi verrà dopo. L’assenza di scelte ha ha comportato una lenta agonia delle società pubbliche i cui debiti dovranno essere ripianati dal Comune proprietario o azionista.

Abbiamo portato avanti una battaglia finalizzata alla trasformazione di Messinambiente in una società mista, e ciò al fine di individuare un socio privato in grado di fare gli investimenti necessari per realizzare impianti moderni e rilanciare a Messina la raccolta differenziata. Abbiamo chiesto con atti formali che l'Ato Me 3 concentrasse tutti i servizi igienico-ambientali in capo a Messinambiente al fine di evitare sperpero di risorse e ottenere efficienza nei servizi. Secondo le nostre stime, questo progetto avrebbe comportato l'emancipazione di Messina dalla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea ed un risparmio di circa 10 milioni di euro l'anno. Invece niente di tutto questo è avvenuto, da più di un anno il sindaco fluttua nell'indecisione tra liquidazione e ricapitalizzazione di Messinambiene, nel frattempo l'Ato ha promosso due bandi di gara andati deserti e il commissario dell'Ato ed il presidente di Messinambiente (entrambi nominati dal sindaco) si parlano attraverso ricorsi e vertenze presso tribunali civili e amministrativi.

ATM

  • – 600 dipendenti, costo del personale 24 milioni di euro l'anno
  • – costo esercizio tram 5,5 milioni di euro
  • – il Comune stanzia per l'Atm ogni anno 13 milioni di euro + 3 milioni nel previsionale 2011
  • – dal 2003 al 2009 il Comune non ha mai riconosciuto risorse aggiuntive per il tram, la Regione non riconosceva i chilometri percorsi dalla tranvia.

Nell'ultimo triennio l’ex sindaco è riuscito nell’impresa di nominare ben tre commissari e ad oggi non è dato sapere quale contributo i tre incaricati abbiano dato alla soluzione della gravissima crisi in cui versa l’azienda. Il 28 novembre 2008 è stato siglato l’accordo Comune – Azienda – Sindacati avente ad oggetto il piano industriale, la trasformazione e il risanamento dell'Azienda. Il risultato è stato solo una delibera, peraltro più volte ritirata, con la quale si esprimeva la volontà di liquidare l'azienda senza alcuna prospettiva per il futuro.

Andrebbe invece redatto un piano di trasformazione dell'azienda in S.p.a., prevedendo:

  • – una ricognizione di tutti gli immobili del Comune e dell'Atm funzionali e pertinenti alla mobilità urbana
  • – una proiezione del personale, verificando le unità prossime alla pensione, quelle che si possono formare e convertire per altre funzioni, anche attraverso lo strumento della mobilità
  • – l'avvio di un processo di internalizzazione di servizi oggi esternalizzati dall'azienda trasporti, ad esempio la manutenzione del tram.

Tutto questo necessita di un piano industriale che includa il reperimento di nuovi bus, per l'acquisto dei quali si potrebbe utilizzare la convenzione Consip (Concessionaria Servizi Informativi Pubblici), prevista dalla legge 488/1999, nonché attingere ai finanziamenti europei, condizione principale per garantire un servizio dignitoso ed assicurare il rimborso dei chilometri percorsi da parte della Regione in misura superiore rispetto allo standard attuale.

Anche in tale drammatica vicenda, avevamo fornito la via d’uscita, peraltro valutata positivamente dall’Assessorato Regionale ai Trasporti, però la nostra proposta di delibera è stata bocciata in Consiglio Comunale.

“Siamo convinti – concludono Grioli e Calabrò – che tutto questo richieda coraggio e un nuovo modo di governare, ancorato ai principi, non più derogabili, della spesa pubblica responsabile e della gestione economica efficiente ed efficace della cosa pubblica. I tempi per una tale opera, ovviamente, non sono brevi, ma certo non possiamo accettare più ricette mistificatrici dell'ultima ora”.

5 commenti

  1. Insomma, in poche parole: cambiare tutto perché tutto rimanga come prima. Considerato che il PD viene additato, secondo un luogocomunismo ormai diffuso, come il partito che avrebbe permesso a regioni come l’Emilia Romagna, la Toscana, l’Umbria di divenire le regioni più civili d’Italia, le due menti illustri, che hanno redatto tale documento, dovrebbero sapere che nei comuni di quelle regioni i servizi come il trasporto pubblico e la raccolta rifiuti sono stati privatizzati da più di un decennio. E senza il ricorso a società miste.

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  2. avete un consiglio comunale? VOTATE QUESTE PROPOSTE ADESSO

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  3. Io sarei per la TABULA RASA di TUTTA la classe politica comunale e provinciale…

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  4. Salvatore Vernaci 22 Settembre 2012 13:51

    In momenti disastrati, di assoluta emergenza, non bisogna guardarsi indietro, ma verificare il presente e programmare il futuro. Nessuno è esente da colpe. Il Consiglio Comunale, quale Organo di controllo è il maggiore indiziato se il Comune si trova nello stato di default, vuol dire che non ha svolto, a dovere, le proprie funzioni.
    COSA BISOGNA FARE OGGI?
    EVITARE, in qualsiasi modo e con tutti i mezzi, la dichiarazione di dissesto, fino a quando, almeno, il Comune è in grado di assolvere alle funzioni ed ai servizi indispensabili che, bene o male, fino ad oggi ha assolto.
    Evitare che la Corte dei Conti si sostituisca al Consiglio comunale e richieda l’invio di un Commissario ad acta per la dichiarazione dello stato di dissesto. Per evitare ciò, bisogna che il Commissario, in sostituzione della G.M. riveda gli atti, che erano stati proposti dalla Giunta e dichiarati “inefficaci e privi di concretezza “ dalla Corte dei Conti e riproponga al Consiglio comunale, effettivamente, serie e certe misure correttive, tali che, una volta deliberate dal Consiglio, possano essere ritenute idonee dalla Corte dei Conti.
    Il Consiglio deve tenere presente le conseguenze negative della dichiarazione di dissesto:
    COSA ACCADE IN CASO DI DISSESTO FINANZIARIO DEL Comune?
    Nel momento in cui viene dichiarato il dissesto del Comune, Commissario Straordinario e Consiglio comunale resterebbero in carica, ma verrebbero coadiuvati da una Commissione, espressamente designata dal Ministero degli Interni.
    La Commissione si occuperebbe del disavanzo pregresso, mentre l’Amministrazione gestirebbe il bilancio “risanato”.
    DOPO CHE IL CONSIGLIO COMUNALE DELIBERA IL DISSESTO, COSA SUCCEDE?
    La dichiarazione di dissesto produce quattro ordini di effetti che riguardano: 1) i creditori, 2) i cittadini 3)gli Amministratori dello stesso ente., 4) la macchina amministrativa
    A) Le conseguenze sugli Amministratori sono limitate a quelli che la Corte dei conti ha individuato come i responsabili del dissesto, imputando loro i danni per dolo o colpa grave, nei dieci anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario.
    Gli amministratori così riconosciuti responsabili non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di amministratore comunale, di revisore dei conti di enti locali o di rappresentante di tali enti presso istituzioni, organismi ed enti pubblici o privati, quando, valutate le circostanze e le cause che hanno determinato il dissesto, si accerti che questo è diretta conseguenza delle azioni od omissioni per le quali l’amministratore è stato riconosciuto responsabile.
    L’interdizione temporanea dai pubblici uffici può essere considerata una sanzione accessoria ed automatica a quella principale della condanna patrimoniale, infatti la legge prevede, per tutti gli Amministratori (Sindaco, Assessori, Consiglieri comunali), anche la necessità di risponderne in prima persona, attraverso il proprio patrimonio immobiliare.
    B) Le conseguenze sui creditori è pure pesante: 1) abbattimento del credito. Infatti tutta la massa debitoria viene ridotta del 30%; 2) impossibilità, per i creditori, di intraprendere o proseguire azioni esecutive; 3) blocco della produzione di interessi e rivalutazione monetaria dei debiti insoluti e delle somme già erogate per anticipazioni di cassa 4) i debiti perdono il carattere della certezza, liquidità ed esigibilità, che riacquistano soltanto con l’inserimento nella massa passiva.
    C) Tutte le imposte, tasse e canoni patrimoniali vengono elevate nella misura massima consentita dalla legge, con il recupero della base imponibile totalmente o parzialmente evasa.
    D) Le conseguenze sulla Pianta Organica.- L’Ente deve deliberare la rideterminazione della pianta organica, rispettando il rapporto dipendenti/popolazione, che è un dipendente per ogni 121 abitanti. Le unità in eccedenza al superiore rapporto vengono messe in mobilità.
    Mi riservo di analizzare, in seguito,gli altri aspetti evidenziati nell’articolo. Una sola considerazione, condivisibile pienamente, mi sento di fare su quanto riportato nell’articolo: “Pensiamo si debba da subito attuare una rigorosa politica del personale che abbandoni le logiche del passato e individui un indirizzo e controllo serrato sull’attività dei dirigenti e dei dipartimenti”. Infatti se, come risulta dal Decreto Ministeriale 26 luglio 2012, il Comune di Messina è inserito fra i 119 Comuni Italiani, ed è stato multato dal Governo, di € 7.052.209,00, la colpa di questa sanzione non è solo degli Amministratori, ma anche dei Dirigenti che, con i loro pareri favorevoli di regolarità tecnica e contabile sui provvedimenti adottati dall’Esecutivo e dal Consiglio Comunale, hanno determinato e/o avallato la violazione del patto di stabilità.

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  5. Spero che le belle addormentate di palazzo Zanca,così chiamo i Consiglieri Comunali del PARTITO DEMOCRATICO,sappiano di cosa parlano,tento di sintetizzare.Il primo link è la pagina iniziale della deliberazione della Giunta Buzzanca,del 14 nov 2011,approvazione del regolamento sulla misurazione,valutazione e trasparenza della performance di DIRIGENTI e DIPENDENTI.E’ un atto imposto dal D.Lgs 150 del 2009 e da successive norme,parzialmente modificato,vedi secondo link,da una successiva deliberazione di Buzzanca,del 19 apr 2012,per evidenti difficoltà di nominare il nucleo di valutazione,dovete sapere che gli interessi individuali in gioco,avanzamenti e remunerazione,sono consistenti.Il terzo link è l’art 9 sulla valutazione dei DIRIGENTI, mentre il quarto link,l’art 10,è su quella dei DIPENDENTI.
    Se i Consiglieri del PD si riferiscono a queste deliberazioni,devono dirci come intendono modificare i due articoli o il regolamento,per inciso di scarsa efficacia,altrimenti sono parole al vento o SUBALTERNITA’ ai DIRIGENTI e RSU dei DIPENDENTI.
    Comunque anche con il regolamento vigente,se rigorosamente applicato,POCHISSIMI meriterebbero PREMI,la stragrande maggioranza merita UN BEL NULLA NELLA BUSTA PAGA.
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