Su Facebook, don Imeneo taccia i «tossicodipendenti» d’aver avvicendato gli «intellettuali» e molti ci vedono un attacco a Fedez (lui nega): post ritirato
Nelle stesse ore in cui ha tenuto banco la polemica sull’assai esecrato video rilasciato su YouTube dall’ex candidato consigliere comunale della lista civica di centrodestra AmaReggio Luciano Surace, ne è sorta un’altra quasi altrettanto vigorosa. Al centro, una frase controversa pubblicata sul suo profilo Facebook da don Davide Imeneo, sacerdote e direttore de L’Avvenire di Calabria, periodico che giusto in queste settimane si sta tuffando invece nell’avventura dei visual media.
Post criticato
Tutto nasce con un post pubblicato da don Imeneo già alle prime ore del mattino di domenica 2 maggio sul suo profilo personale di Facebook: «In Italia i tossicodipendenti hanno preso il posto degli intellettuali. E passano per eroi».
Rispetto a questa frase, il cybernauta si trovava davanti a due strade interpretative fondamentali, tra loro alternative: o ritenerla una frase di tenore generico, riferita a chissà chi chissà perché, oppure considerare il post rivolto a un (tacito ma implicito) bersaglio ben preciso, l’ “eroe del giorno” per molti media e maitre-à-penser, Fedez. Cantante che dal palco del “Concertone” del Primo Maggio il giorno precedente s’era abbandonato a un’arringa pro-ddl Zan trasformatasi in un atto d’accusa contro la censura che avrebbe tentato la tv di Stato nei suoi confronti.
Il “popolo di Facebook”
Il direttore de L’Avvenire di Calabria non ha trovato molti utenti del “faccialibro” pronti a ritenere che la sua frase non si riferisse a Federico Leonardo Lucia (in arte, Fedez). Anzi.
Don Davide Imeneo s’è ritrovato in un battibaleno con decine di commenti molto critici nei suoi confronti, sotto il suo post e in decine di condivisioni del suo messaggio, al punto da decidere di cancellare il post “della discordia” dalla propria bacheca.
«Fedez non c’entra»
Telematicamente parlando, don Davide non ha passato un bel quarto d’ora. Anche perché lui stesso ha poi chiarito di non essersi mai riferito a Fedez (peraltro non nominato nel brevissimo post). Peraltro, ciò significherebbe che i suoi contatti Facebook in gran numero hanno capito l’esatto contrario:per chi si occupa di comunicazione, non è il massimo. Specie se si brandisce sul proprio profilo una massima a tema: «Comunicazione non è ciò che parte, ma ciò che arriva» (appunto).
L’autore del messaggio contestato e poi cancellato ha ritenuto di tornare sulla questione con queste parole, escludendo d’aver mai avuto Fedez come obiettivo: « Il mio post di stamattina non era riferito alla vicenda accaduta ieri sera e che ha per protagonista un noto influencer/cantante. Era una frase (la cui condivisione era programmata) che allude al ribaltamento dei valori di oggi, tempo in cui chi vive negli eccessi ha una visibilità oltremodo sconsiderata rispetto ai meriti. Date le tristi strumentalizzazioni politiche e ideologiche a cui è stato sottoposto il mio post, nonché gli attacchi personali di cui sono stato destinatario, ho ritenuto doveroso cancellarlo».
In tutto questo, come puntualmente rilevato su molte piattaforme, non una parola d’empatia verso il cantore dello “spaghetti hip-hop”: anzi, don Imeneo non lo nomina neanche, accennando in modo distaccato alla figura di un non meglio precisato «noto influencer/cantante».
Punti contestati
In realtà, la contestazione alla frase in quanto tale e a don Davide Imeneo più specificamente è proseguita praticamente per l’intera giornata, anche se – per citare ad esempio Mariateresa Pratticò – «quel post è durato quanto i decreti di Spirlì».
Intanto, già alla prima lettura molti cybernauti hanno sùbito pensato che il post si riferisse realmente alle parole di Fedez, «tossicodipendente» secondo molti sciocchi gossip (il “signor Ferragnez” ha più volte chiarito di non aver mai assunto droghe), con la ribalta afferrata il Primo Maggio (occasione in cui s’è esibito gratuitamente) pronto a vestire panni da «intellettuale» e celebrato da molti politici, giornalisti, opinion-maker come il nuovo «eroe» di una certa Sinistra, Questo, anche per il presunto coraggio dimostrato nello snocciolare nomi e cognomi, ma ancor più per la denuncia sulla presunta censura Rai attestata con tanto di registrazione della conversazione telefonica “incriminata”.
Seconda questione, il post è parso di per sé uno “schiaffo” a chi si trova nella poco esaltante condizione di essere dedito a sostanze stupefacenti. «Tossicodipendente è un insulto accettabile? Gli intellettuali sono gli eroi? – si chiede Eleonora Scrivo -. Il Paese ha bisogno d’eroi? Gli intellettuali (?) italiani non assumevano droghe?». Ad avviso di vari utenti Fb, proprio chi si è sentito al centro di «attacchi personali» in realtà nel suo post avrebbe trattato i “drogati” come esseri inferiori da mettere alla gogna.
Terzo aspetto, leggendo i commenti di molti navigatori del Web la cancellazione del post apparirebbe priva di senso, ove il messaggio non si riferisse proprio alle parole di Fedez. E non solo: anche chi firma commenti favorevoli sotto la precisazione del direttore de L’Avvenire di Calabria, fa capire chiaramente di ritenere che il post cancellato in realtà si riferisse proprio a quanto accaduto durante il “concertone” del Primo Maggio. «Ritengo che avresti dovuto lasciarlo. Avresti evitato l’autocensura a favore di tutti i paladini della presunta libertà di pensiero», scrive ad esempio Fabio Maragucci. E tra gli altri, il già blasonatissimo giornalista Rai Mimmo Nunnari: «Siamo alle solite, nella maionese impazzita dei social e nel declino culturale attuale: si finisce con l’autocensurarsi come avete fatto voi, per consentire la libertà, chiamiamola così, degli altri. Solidarietà e continui a dire ciò che pensa». Risultato: proprio nessuno crede alla genuinità della smentita, neppure coloro i quali sotto il profilo concettuale si schierano apertamente accanto a don Davide Imeneo e al suo messaggio poi – asseriscono – oggetto d’autocensura.
…E in particolare – quarta questione – il messaggio viene “letto” in contrapposizione alle parole che il rapper milanese ha pronunciato rispetto al ddl Zan: e non è un mistero che il sacerdote-giornalista stia conducendo una “crociata” contro chi ritiene una priorità per tutti, non solo per gli omosessuali, sanzionare per legge come reato le odiose espressioni d’omofobia. Solo per citare un episodio sempre relativo al suo profilo Facebook, il 3 novembre scorso don Davide Imeneo, riportando l’Ansa sull’approvazione dell’emendamento di maggioranza al disegno di legge che prevedeva iniziative educative in tutte le scuole, elementari incluse, «contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia», commentava: «La colonizzazione ideologica prosegue indisturbata».
Parecchi commentatori, peraltro, lamentano d’essere stati a loro volta “censurati” da don Imeneo, che a loro dire li avrebbe bloccati sui vari social network per il sol fatto d’aver “osato” esporre una tesi diversa dalla sua.
“Lettera aperta”
E non manca chi come Daniele Quartuccio – operatore sociale, ma anche esponente politico candidato nella lista S’intesi alle ultime Comunali del settembre 2020 – scrive una vera e propria “lettera aperta” all’autore del post oggetto d’intenso dibattito. Anche perché sui social, a sua volta bloccato da don Imeneo, non avrebbe potuto rivolgergli la parola…
«Se oggi Gesù fosse ancora fisicamente in mezzo a noi – rileva tra l’altro Quartuccio – di certo avrebbe abbracciato i tossicodipendenti, come in modo dispregiativo li chiami tu. Persone con dei problemi la cui risoluzione pensavano potesse essere la droga».
Arcigay
Frontale la presa di posizione di Michela Calabrò, presidente del Comitato Arcigay “I due mari”. «Le parole sono importanti, e lo sono per tutti i percorsi di vita – mette in evidenza l’ex presidente della Commissione Pari opportunità del Comune di Reggio Calabria –. Scrivere “tossicodipendente” con la chiara intenzione di usarla come insulto è una sconfitta. Lo è soprattutto per Lei Don Davide Imeneo, perché così si offende la vita di persone che stanno vivendo percorsi spesso tragici e complessi, e offende le loro famiglie e i loro cari». Mentre “Nessuno escluso, mai”, motto caro all’indimenticabile don Italo Calabrò, «significa che nessuno deve rimanere ai margini e nessuno può permettersi il lusso di offendere e di emarginare».
Perché non pensare prima di scrivere.?Rileggere, pensare a ciò che si è scritto ,cancellare cosa non ti rappresenta .Senza innescare polemiche e odio.Don Davide sconosce il mondo del web ?Odiatori in agguato che aspettano..Tossicodipendente ,brutto aggettivo. Anche io lo sono ,sono vittima non colpevole..Mi dovresti benedire e non condannare caro Don Davide.