Al vaglio del Riesame l'inchiesta sui Romeo e i colletti bianchi messinesi. E le rivelazioni del braccio operativo nell'edilizia sulle principali speculazioni edilizie cittadine. Dai soci in nero ai progetti truccati, passando per i funzioni corrotti.
Va al vaglio del Tribunale del Riesame l’operazione Beta2, La seconda tranche dell’inchiesta sugli affari e i rapporti dei Romeo, sfociata negli arresti dello scorso 29 ottobre sarà al centro dell’udienza fissata per il prossimo giovedì 22 novembre. In discussione c’è la congruità delle misure cautelari disposte dal Giudice per le indagini preliminari Salvatore Mastroeni, che in prima battuta ha spedito tutti in carcere.
Dopo gli interrogatori di garanzia, lo stesso giudice ha “aggiustato il tiro” per l’architetto Salvatore Parlato, nel frattempo non più in servizio al Comune di Messina, concedendogli i domiciliari su richiesta del difensore, l'avvocato Luigi Gangemi. Non sarà una battaglia facile, quella dei difensori, davanti al Collegio della Libertà. Le decisioni di Mastroeni, infatti, hanno un alto tasso di “tenuta” al vaglio dei successivi giudici.
Intanto, dalle carte dell’inchiesta, continuano ad emergere i retroscena di tanti affari immobiliari degli anni scorsi, ancora di grande attualità sia dal punto di vista giudiziario, perché i processi sono ancora in corso, sia dal punto di vista “politico”, perché gli esiti di quelle vicende sono ancora visibili e dibattuti, in città. Come ad esempio l’affair di Torrente Trapani. Nella zona alle porte nord della città che nei decenni scorsi ha fatto da sfondo alla più recente espansione edilizia, si è giocata la partita tra gli interessi dei costruttori e degli speculatori e le esigenze di protezione del territorio. Una partita che si è mossa tra ZPS, PRG e inchieste giudiziarie, che in un certo momento storico erano sembrate più efficaci dell’azione amministrativa, per conservare aree fragili di territorio. (leggi qui)
Poi, il flop dei processi. Il 21 ottobre La Cassazione ha cancellato per prescrizione quattro condanne emesse per i presunti reati legati alla concessione edilizia del complesso Green Park, ed ora la prescrizione si paventa anche per l’affair de La Residenza.
Qualche giorno fa è cominciato il processo d’appello e la Procura Generale non ha potuto fare altro che sollecitare l’applicazione della prescrizione. Anche su la Residenza, però, Biagio Grasso ha raccontato molto. “Sull’area vi era la ZPS; successivamente, dopo il 2010, vi fu uno studio dell’Università che segnalava il rischio idrogeologico sull’area. Le valutazioni ambientali erano presenti, i pareri positivi c’erano, ma non erano conformi alle cubature ed alle reali caratteristiche dell’opera”, spiega Grasso.
E svela tra le altre cose il coinvolgimento dei nipoti di Santapaola nell’affair.
Grasso spiega agli investigatori che a metterlo in contatto con i Romeo era stato Ivan Soraci. Soraci gli presenta Maurizio Romeo “che all’epoca lavorava con l’agenzia immobiliare di Francesco Mancuso, quella che c’è in via Garibaldi”, spiega Grasso (i ROS accertano che Maurizio Romeo era stato impiegato dalla Rizzotto Antonino Immobiliare e Casa Leader). "L'Avvocato Giuffrida mi dice: "Grasso stai cercando un 'operazione a Messina? Ma ce n ’è una che è bellissima che ho io”, “Qual è?”, dice: “L’operazione che tu conosci”, anche perché io il del Torrente Trapani tutto quello che vedete là sopra l ’ho costruito io e non ho preso soldi da nessuno, a cominciare da Pettina. Perché Pettina poi fallì pilotatamente, a me mi saltò 700.000,00 euro lui e 300.000,00 euro il fratello, l’Avvocato Gulino, che è persóna perbene a Messina, "number one ”, ha intavolato duemila cause che giustamente poi Giudici alla civile mi hanno dato torto e quindi mi hanno bloccato i pagamenti, poi su questo...
P.MTODARO: Le propongono questa operazione (..)Per intenderci, la Residenza immobiliare Torrente Trapani Alto.
GRASSO: SEGGIS.R.L. (…) Io, preso da una forma, diciamo, di riscatto nei confronti dei Pettina, perché ero rimasto molto male per come soprattutto il Giuseppe Pettina, che è quello peggiore dei tre, mi aveva ingarbugliato la vicenda, tra cui un appartamento che la mia compagna ha. pagato per intero, venduto all‘ex direttore poi… venduto due volte, prima a me e poi all'ex direttore della Banca Popolare dì Ragusa nonché facente parte, credo, della stessa loggia dei Giuffrida, quindi Carlo Giuffrida… cioè, La Spina e Giuffrida, dove persi un'altra causa con 150.000,00 euro dì appartamento pagato, finito (…).”.
Grasso racconta che l’incontro tra Cassiano e lui avviene nei primi mesi del 2010 al Bar Irrera e qui è Soraci che gli propone di coinvolgere i Romeo. Grasso accetta e i Romeo entrano per metà della quota, che versano cash a Grasso il quale a sua volta mette il denaro nelle mani dell’ingegner Cassiano, acquisendo le quote della Seggi srl. I problemi però arrivano subito. Dal Comune, infatti, arriva lo stop ai lavori de La Residenza. “L’operazione era la costruzione dì alloggi a Torrente Trapani i novantasei famosi allogi. Entro nell’ufficio e mi dicono: “Guarda che è arrivata due giorni fa una comunicazione da parte del Comune dì Messina”… perché io compro in data 10 aprile presso il notaio Bruno: in data 7 aprile o 6 aprile il Comune di Messina aveva mandato la revoca della concessione edilizia in virtù di tutte quelle famose questioni che noi sappiamo, quindi, praticamente mi avevano fatto una truffa con i fiocchi e da là capivo l’urgenza di Giuffrida a farmi duemila telefonate.”
E' in quella occasione che Grasso capisce davvero con chi ha a che fare. Comunicato a Soraci dei problemi al Trapani, infatti, gli viene detto chiaramente che “l’esperto delle carte” è lui, lui ha avuto i problemi e lui ne risponde. I Romeo vogliono uscire e il denaro deve mettercelo lui. Lo “inseguono” fino a Milano, racconta, dove lui sta trattando l’operazione Else Immobiliare, e lo mettono alle strette, facendogli capire con tono minaccioso che la patata bollente deve rimanere in mano a lui e che i Romeo non devono rimetterci. Grasso racconta ai magistrati che lo ascoltano – il PM Liliana Todaro e l’allora aggiunto Sebastiano Ardita – che ha una crisi di nervi, piange, non vede l’ora di scrollarsi i Romeo di dosso, anche perché nel frattempo ha saputo qual era la loro reale caratura e tutti gli hanno consigliato: “paga, chiudi la partita e vai avanti”.
Un modo per chiudere la partita glielo offre proprio Soraci. All’epoca è dipendente di Giuseppe Denaro, l’imprenditore titolare tra le altre cose della pasticceria Irrera. Soraci, racconta Grasso, obbliga di fatto il capo a comprare le quote che Grasso ha in una grossa operazione a Villafranca, un terreno il cui sfruttamento commerciale aveva già fruttato parecchio. Grasso la dipinge come una vera e propria “estorsione” di Soraci per conto dei Romeo, a danno in qualche modo sia sua che di Denaro. Quest’ultimo, però, anche se di fatto obbligato dal dipendente, ci fa un affarone, perché i terreni fruttano e lui acquista le quote ad un prezzo quattro volte più basso del reale valore. Quindi, alla fine, mi chiamano e mi dicono: “L’operazione è chiusa, non ti puoi tirare indietro”. Al che interviene anche il Romeo Vincenzo, sempre però in maniera super educata, super.,. dicendomi abbiamo problemi”, qua e-là… E da là nasce il rapporto, gli ho detto io: Guarda Enzo, ma ti sembra corretto? Dico, con un investimento di X io devo pagare Y, ma mi siate facendo estorsione? Mi state facendo usura?”, dice: “No, vero se gli impegni sono questi, c’è Soraci, c’è mio fratello, orinai sii impegni sono questi e sii impegni vanno mantenuti” perché loro con questa parola… poi alla fine tu sei, fra virgolette, fregato. Fatto sta che dalla banca di Giuseppe Denaro, attraverso un debito presunto, il Denaro è costretto ad attivare un mutuo presso la Banca Popolare dell’Emilia Romagna, all’epoca c’era, e penso ancora ora, tale direttore che si chiamava Tonino, è stato obbligato ad attivare un mutuo di 250,000,00 euro per acquistare la mia quota. Chiaramente il Denaro prende due piccioni con una fava, fra virgolette, perché riesce a prendere una quota di un terreno che vale almeno il triplo a 250, no? Quindi, alla fine della fiera, sì, viene estorto, ma fa anche il business, no? Perché attualmente Denaro lavora con Nino Giordano, questo poi lo colleghiamo (…)Quindi si crea questo debito fittizio fra me, la mia società (…) Io avevo deciso di vendere le mie quote societarie per restituire a ROMEO una ulteriore parte delle somme da luì investite nell 'operazione Torrente Trapani. Io presi accordi con il DENARO, il quale si mostrò disponibile ad acquistare le quote, anche se successivamente aveva cambiato idea per mancanza di liquidità. Quando ROMEO Maurizio ed Ivan SORACI seppero che il DENARO non avrebbe acquistato le quote e temendo quindi dì perdere la possibilità di rientrare nell1 investimento fatto, costrinsero il DENARO all’acquisto, minacciandolo pesantemente, sfruttando la forza di intimidazione che nasceva dall1 appartenenza dei ROMEO alla famiglia mafioso, omonima. Il Denaro, quindi accese un mutuo presso la Banca dì Crotone, filiale dì Messina, via Tommaso Cannizzaro angolo via la Farina, per l’importo di 240.000 euro, che venne interamente versato a Fabio LO TURCO, sulla base di un debito insistente tra LO Turco e la Carmel. Tale stratagemma contabile venne architettato dal Doti Benedetto PANARELLO.
Fin qui i passaggi riportati nel provvedimento d’arresto siglato dal giudice Mastroeni. Nell’informativa dei Ros, però, sul Torrente Trapani c’è qualche specifica in più, sempre nei verbali di Biagio Grasso.
“Per quanto riguarda le irregolarità del complesso edilizio realizzato da parte della Se.Gi., in precedenza riconducibile a Oscar Cassiano e della Pett S.r.l., facente capo ai fratelli Pettina, so che tra l’altro il direttore dei lavori dell’epoca, ing. Piero Battaglia, ha certificato la realizzazione dell’85% delle opere di urbanizzazione primaria che invece non erano state realizzate, se non in maniera minima, e certamente non superiore al 50%” (…) Tale circostanza era nota ai funzionari comunali dell’epoca, i quali, secondo quanto mi hanno riferito i Pettina (Antonio ed i figli Salvatore e Antonino), in cambio di 14 appartamenti nel corpo D o H (individuabile nel terzo lotto perché consta di un edificio di 14 alloggi) hanno omesso qualunque controllo e rilasciato atti illegittimi. I riferimenti di Pettina al Comune di Messina erano l’ingegnere Rando e l’ingegnere Cucinotta, per come riferitomi anche da Oscar Cassiano e dall’avvocato Antonio Giuffrida, detto bluff (…) Nino Pettina aveva come riferimenti Rando e Cucinotta per la copertura in relazione alla morosità nel pagamento degli oneri concessori, che avrebbe condotto al blocco dei lavori; di fatto, i controlli relativi a questi pagamenti non venivano attivati o comunque non portati a risultato. (…) Cassiano, mi disse che alcuni immobili Pettina se li era riservati perché erano destinati a ricompensare funzionari pubblici per favoritismi di cui aveva beneficiato nell’iter amministrativo relativo alla realizzazione degli immobili”. Grasso racconta anche di alcuni di questi favoritismi: “L’ing. Battaglia era il direttore dei lavori delle opere di urbanizzazione primaria; gli fu venduto un immobile con notevoli migliorie all’interno che ovviamente non pagò. Il valore dell’immobile era di gran lunga superiore alle prestazioni professionali che egli aveva reso. "
"Delle corruzioni dei pubblici funzionari appresi nel corso di alcuni incontri con Pettina e Cassiano. Mi fu consegnata da Silvana Nastasi, precedente amministratore della Se.Gi., su indicazione di Oscar Cassiano, una scrittura privata tra la Se.Gi. e la Pett con cui si concordava che le opere di urbanizzazione sarebbero state pagate al 50% tra le due imprese, in virtù di accordi intercorsi tra Cassiano e Antonino Pettina. Mentre in realtà tenendo conto degli appartamenti da realizzare, in quota parte, dalle due imprese, la Se.Gi. avrebbe dovuto pagare molto meno rispetto alla Pett. In questo accordo al 50% si teneva conto delle somme che il Pettina avrebbe dovuto spendere per la realizzazione degli alloggi da destinare a politici e funzionari compiacenti, come riferitomi da Cassiano e Pettina. Pettina mi fece il nome dell’ing. Rando, e del presidente del consiglio comunale di Messina dell’epoca, di cui non mi sovviene il nome, come funzionari compiacenti (…). Ho constatato una serie di irregolarità nella realizzazione delle palificazioni, di grande importanza. Francesco Arena era dapprima direttore dei lavori per conto di Pettina; poi fu indicato anche da Domenico Bertucelli come direttore dei lavori nella Carmel”.
Era soprannominato Birra Messina, svela Grasso, che lo dipinge come molto gettonato proprio per via della sua parentela con un magistrato. Parentela di cui si sarebbe vantato lo stesso ingegnere, a dire di Grasso, millantando un occhio di riguardo nei suoi confronti da parte degli uffici giudiziari, in virtù del quale avrebbe ottenuto il dissequestro delle aree.
“La corruzione di pubblici funzionari è dimostrata anche dal frazionamento in lotti dell’opera e dal relativo crono programma, come mi fu detto da Pettina, Giuffrida e Cassiano. Costoro mi dissero, infatti, che la compiacenza era dimostrata anche dall’autorizzazione data al frazionamento e quindi delle opere di urbanizzazione. La quantità di appartamenti approvata era abnorme rispetto sia alla potenzialità della viabilità già esistente sia rispetto alle infrastrutture progettate (…) Sul Torrente Trapani è stato realizzato uno scarico abusivo delle acque, più o meno dove si trova la sede di impresa di carro attrezzi. Nel cantiere manca una palificata nella strada che si trova sotto il corpo E; Battaglia ne ha falsamente certificato l’esistenza….”.
Grasso racconta anche di un coinvolgimento “in nero” della cooperativa Esperienza del costruttore Angelo Libetti. Coinvolgimento che lo stesso ha pubblicamente smentito, prendendo le distanze sia da Grasso che da Cassiano e Pettina.