D'Alia, centristi per il sì: "Il voto al Referendum non è un dispetto per chi ci sta antipatico"

D’Alia, centristi per il sì: “Il voto al Referendum non è un dispetto per chi ci sta antipatico”

Rosaria Brancato

D’Alia, centristi per il sì: “Il voto al Referendum non è un dispetto per chi ci sta antipatico”

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sabato 26 Novembre 2016 - 13:36

Dopo l'intervento del professor D'Amico sui dettagli della Riforma, l'ex ministro si è soffermato su un Referendum "voluto dai sostenitori del sì, dopo aver raccolto 500 mila firme, perchè le regole si cambiano solo se c'è condivisione. Invece il fronte del no va nei tribunali"

“Il voto del 4 dicembre è importantissimo per il futuro del Paese e delle generazioni che verranno. Non si può andare a votare per fare un dispetto a qualcuno o perché ci è antipatico. Queste sono forme di estremismo politico che in passato hanno fatto molti danni”. A chiudere il dibattito sul Referendum promosso dai Centristi per il sì è l’ex ministro Gianpiero D’Alia, che da giorni sta attraversando la Sicilia in lungo e in largo a favore del sì.

Il dibattito al cinema Lux si è aperto con i saluti di Paolo Alibrandi e Chiara Giorgianni. Ma ad entrare nei contenuti e nei dettagli di una Riforma che in questi mesi gli Italiani hanno conosciuto solo per slogan è stato Giacomo D’Amico, docente associato di diritto costituzionale all’Università di Messina.

Il professore D’Amico si è soffermato in modo efficace e sintetico su tutti gli aspetti controversi o al centro delle polemiche più accese della Riforma, dai rapporti con le Regioni al nuovo Senato fino a punti della riforma meno noti perché meno “d’effetto mediatico”.

In sala esponenti centristi di Messina e della provincia, nonché rappresentanti di Area Popolare, ma anche degli ordini professionali e dell’Università.

Immancabile tra i presenti in sala l’assessore comunale Luca Eller, renziano nel Dna e che non si perde un dibattito a favore del sì.

“In questo momento c’è uno scollamento totale tra la realtà della riforma, cioè quello che realmente prevede- ha spiegato poi il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone- e quello che invece si racconta. E’ diventata una guerra muscolare tra Renzi e il resto del mondo a scapito di quanto è invece nei contenuti della riforma stessa”.

Ardizzone ha parlato a lungo del Senato delle Regioni che a suo giudizio è un’opportunità per “entrare nel circuito Europeo facendo sentire la nostra voce. Voglio ricordare a quanti distrattamente non hanno letto bene la riforma che le Regioni a statuto speciale come la Sicilia manterranno questa “specialità”. Siamo più di 5 milioni di abitanti e vedremo tutelate le nostre ragioni. Il Senato potrà diventare anche un tavolo delle Regioni. Messina è poi Città Metropolitana, un’opportunità ancora maggiore per far valere gli interessi di tutto il territorio”.

La Sicilia eleggerà 6 senatori ed 1 sindaco (che non necessariamente sarà il sindaco di un comune capoluogo) “ma sarà poi la legge cornice a stabilire le modalità di elezioni di chi andrà a rappresentare l’isola. Io ad esempio non sono d’accordo nel farne solo una questione di partiti e quindi di maggioranza e opposizione ma di rappresentanza territoriale”.

A chiudere i lavori il leader centrista Gianpiero D’Alia, fresco di divorzio dall’Udc di Lorenzo Cesa (schierato per il No) e che ha sorvolato sugli aspetti tecnici, lasciati appunto al professor D’Amico per evidenziare invece come ormai le polemiche abbiano prevalso sui contenuti.

“Ormai si parla solo di complotti di ogni genere- ha dichiarato- Tranne e scie chimiche li ho sentiti paventare tutti. Il fronte del No trova che la riforma è sbagliata? Bene, faccia campagna per il No, invece di annunciare preventivamente di voler ricorrere ai Tribunali in caso di vittoria del sì. Perché poi hanno già presentato i ricorsi al Tar piuttosto che affrontare lealmente in campagna referendaria le argomentazioni? Il Referendum del 4 dicembre si fa perché noi dei Comitati per il sì abbiamo raccolto le 500 mila firme necessarie. Il fronte del no non ci è riuscito. Si fa il Referendum perché noi del sì siamo coinvinti che quando si cambiano le regole questi cambiamenti debbano essere condivisi dal popolo. Il no invece preferisce ricorrere al Tar per bloccare il Referendum, oppure annunciare ricorsi se il sì vince….”

Rosaria Brancato

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