Incontro a Palazzo Zanca alla presenza di Marco Mori, che ha spiegato: “Abbiamo ceduto sovranità, la riforma è la fine dello Stato”
Le associazioni culturali Energia Messinese 2.0 e La Sicilia ai siciliani, il movimento politico Vento dello Stretto e l’associazione universitaria Atreju dicono No al testo della riforma costituzionale sui cui gli italiani saranno chiamati ad esprimersi il prossimo 4 dicembre.
Per spiegare le ragioni del no, sabato scorso si è tenuto un incontro nel Salone delle Bandiere di palazzo Zanca che ha avuto per protagonista Marco Mori, autore del libro “Il tramonto della democrazia.
“L'obbligo di introdurre nella nostra Costituzione il pareggio bilancio – ha spiegato – è un ricatto della Banca centrale europea, maturato nelle stanze dove la grande finanza manovra il destino degli Stati. Interessi personali che hanno portato l'Italia alla misera di oggi; una condizione che in un passato ha rappresentato uno dei principali fattori che ha scatenato il secondo conflitto mondiale. La graduale, ma inesorabile, cessione della sovranità nazionale – spiga l'autore de Il tramonto della democrazia – ha giocato un ruolo fondamentale, perché se si tiene un popolo in apnea economica, questo si allontanerà della politica e sarà più facile governare le democrazie. E' un processo che in Italia inizia nel 1981, con una prima cessione della sovranità monetaria ad opera di Ciampi e Andreatta che, cavalcando l'inflazione – ricorda – porteranno l'Italia a sottoscrivere il trattato di Maastricht e a rinunciare a controllo e gestione del territorio”.
“Lo strumento migliore attraverso il quale costringere un Paese a cedere sovranità, imponendo le riforme – ha denunciato Mori – è successo con il JobsAct, che ha ridotto i salari e i diritti dei lavoratori, e continua ad accadere con la riduzione dei prezzi, la diminuzione del costo del lavoro e il tasso di disoccupazione strutturale. Un copione già visto, che ha portato alla nascita del governo Monti; esecutivo imposto dalla finanza attraverso un diktat: o appoggiate questo governo, ci hanno detto gli enti sovranazionali o noi chiudiamo i rubinetti. Enti e norme europee ci hanno costretto cedere sovranità, perché le costituzioni del sud Europa tutelano i lavoratori, consentono di protestare e per questo vanno liquidate”.
“Molti non ricordano che l'articolo 139 della Costituzione stabilisce che la nostra forma di stato è immodificabile e che il tentativo di modificarla, sino al 2006, era reato penale – ha affermato Mori – la necessità di saldare l'Europa, imponendo le sue regole di bilancio, è la spiegazione di questo governo alla riforma costituzionale. Un progetto all'interno del quale sarà un Senato di nominati ad attuare la normativa dell'Unione. E' questo il sistema economico che detta legge e che ha portato alla seconda guerra mondiale; non è tramonto – ha conclude – ma qualcosa di più: è il suo epilogo”.