Il candidato ha perso l’appoggio della Federazione dei Verdi e del partito comunista d’Italia, perdendo anche due assessori designati e un consigliere, ma è pronto a portare avanti la campagna elettorale.
E’ bufera su Giuseppe Marano, candidato sindaco, e sulla sua lista civica “Milazzo Green”.
Dopo le polemiche nate per la presenza in lista di Santino Napoli, ex consigliere definito “personaggio discutibile”, Marano ha perso l’appoggio della federazione dei Verdi e del Partito comunista d’Italia, perdendo così due assessori designati e un consigliere.
I Verdi di Messina hanno motivato questo ritiro poiché “sia a livello provinciale, regionale che nazionale si è compreso come questa lista civica sia totalmente in contrasto con i valori e gli ideali del partito, che da sempre lotta per uno sviluppo sostenibile e la difesa della legalità, dei diritti civili e dello stato sociale. Conseguentemente a tale decisione è stata respinta l'offerta di un assessorato per la coordinatrice provinciale che tale lista aveva annunciato”.
Marano non si perde certo d’animo, ed è già pronto a tornare in piazza per parlare di programmi e chiarire le accuse mosse in questi giorni. Secondo il candidato “il confronto tra i vari candidati a sindaco di Milazzo avvenuto sabato scorso ha evidenziato in maniera definitiva chi ha mal governato il nostro meraviglioso territorio. Con la nostra onestà, siamo soli contro tutto un sistema di partiti di destra e sinistra che hanno svenduto la vita, la salute dei cittadini e affossato una intera economia”.
Il candidato parla così di immagine lesa, dignità personale e reputazione di un candidato a sindaco messa a dura prova, soprattutto in questi ultimi giorni di competizione elettorale, e per questo vuole chiarire alcuni punti.
Innanzitutto sulla lista collegata alla candidatura: “Milazzo Green” è una lista civica, quindi non legata direttamente o indirettamente ad alcun partito, per questo Marano afferma che “nessun organo di alcuna formazione politica può ritenersi legittimato a sindacare o porre veti su candidature presenti in una lista che non vede vincoli di appartenenza politica, utilizzo di denominazioni o simboli di partito”. C’è poi da chiarire la vicenda legata ai provvedimenti e alla rimozione da incarichi interni alla Federazione dei Verdi: “qualunque provvedimento che possa comportare la rimozione da incarichi interni ai Verdi, avendo natura sostanzialmente disciplinare, deve essere preceduto, nel rispetto del principio del contraddittorio, da un procedimento disciplinare ai sensi degli artt. 20-21 dello Statuto, nonché del relativo Regolamento attuativo. Ebbene, non risulta allo stato comunicato l’avvio di alcun procedimento disciplinare nei miei confronti e, dunque, mi interrogo su quali basi e fondamento giuridico vengano annunciate a mezzo stampa la comminazione di sanzioni disciplinari ad iscritti alla Federazione, mai neppure formalmente e ritualmente comunicate, senza minimamente rispettare le norme statutarie e regolamentari in materia” .
Marano non accetta la presa di posizione di Bonelli, coportavoce nazionale dei Verdi, interrogandosi sulla “superficialità e temerarietà con cui vengono mosse accuse gravissime ed infamanti sulla scorta di stralci di verbali di dichiarazioni riportate da organi di informazione e, di cui, dunque, non è possibile nemmeno stabilirne l’autenticità, che sarebbero state rese da collaboratori di giustizia in danno di questa o quella persona. Le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia per essere utilizzabili in un procedimento penale, secondo gli indirizzi univoci della giurisprudenza di merito e legittimità, devono essere rigorosamente valutate nella loro attendibilità. Allo stato non mi risultano non solo sentenze di condanna passate in giudicato, ma, neppure comunicazioni o provvedimenti di alcun tipo assunti dall’Autorità Giudiziaria nei confronti di Santino Napoli e che vedano dichiarazioni di colpevolezza fondate su tali sedicenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia”.
Marano accusa quindi Bonelli di aver giudicato colpevole Santino Napoli sulla base di “indiscrezioni pubblicate dagli organi di informazioni, anziché sulle sentenze passate in giudicato e, dunque, sul giusto processo”; per questo si dice pronto a portare avanti la campagna elettorale, nonostante questa vicenda possa aver compromesso in qualche modo l’esito della competizione elettorale: “Non chiederemo un voto fine a se stesso ma un atto di coscienza”.