Il candidato sindaco dei 5Stelle accende i riflettori sulle vicende giudiziarie di De Luca: oltre ad essere folkloristico rischia di trascinare Messina nell'ennesimo commissariamento. La replica affidata all'avv. Carlo Taormina
E' scontro tra i candidati sindaci De Luca e Sciacca. Se il deputato regionale di Sicilia Vera lancia strali sugli incarichi dell'ex ingegnere capo del Genio civile, puntuali arrivano le bordate di quest'ultimo che pone una domanda ai messinesi: Con Cateno De Luca, alla luce di alcune vicende giudiziarie, si potrebbe rischiare un commissariamento.
"Il deputato regionale Cateno De Luca continua la sua campagna diffamatoria con le consuete provocazioni intimidatorie che lo hanno da sempre contraddistinto. Probabilmente ha confuso la città di Messina con un ovile e non riesce a discernere fra un confronto civile e una faida fra clan. Dopo aver fatto ridere l’intera città con le proposte deliranti contenute nel suo programma, in mancanza di contenuti prosegue imperterrito con la sua campagna di denigrazione verso tutti gli altri contendenti -scrive Sciacca-Ricordiamo a chi non lo sapesse che il folcloristico personaggio, famoso per i suoi siparietti da avanspettacolo in mutande o con le pecore, è stato condannato nel 2017 dalla Corte dei Conti per danno erariale e deve rimborsare più di 13.000 euro per spese di alberghi e altri acquisti per la sua segreteria politica.Malgrado la sua stravagante interpretazione delle carte processuali, il Tribunale di Messina ha accertato a suo carico, in primo grado, i reati di falso, induzione indebita e abuso edilizio per le costruzioni realizzate con il contratto di quartiere di Fiumedinisi: reati dichiarati prescritti solo per il superamento dei limiti di legge. Ricordiamo inoltre che la procura di Messina ha presentato ricorso contro la sentenza di primo grado che ha assolto Cateno De Luca da due degli otto capi di imputazione per i quali era sotto processo: fatti che per l’accusa configurano appieno gli abusi commessi da sindaco di Fiumedinisi.Basta leggere la sentenza per capire come De Luca, quando era sindaco di Fiumedinisi, minacciava i suoi concittadini per piegarli agli interessi suoi e della sua famiglia. Al di là di ovvie considerazioni etiche, il gravissimo rischio che la città corre è quello di eleggere un sindaco esposto alla decadenza nel caso di condanna.A questo punto la società civile è messa di fronte a una scelta: da una parte un progetto politico serio, rappresentato da una persona per bene; dall’altra il circo di Cateno De Luca, uno che ritiene di poter fare e dire impunemente tutto ciò che crede, perseguendo solo i suoi interessi personali".
Accetto ben volentieri la sua richiesta di un confronto. Non si terrà però in piazza, con dinamiche da Far West tanto care a De Luca, ma nelle aule di un Tribunale. Gli concedo anche il vantaggio di giocare “in casa”, in un luogo che suo malgrado conosce molto bene.
De Luca affida la replica al suo avvocato, Carlo Taormina: “Il candidato a sindaco Gaetano Sciacca dovrebbe anzitutto pensare al processo penale a suo carico per falsa testimonianza e calunnia tuttora pendente in seguito alla denunzia presentata da Cateno De Luca, giacché in caso di condanna non inferiore a due anni scatterebbe la sua decadenza in caso di improbabile elezione, a parte altre questioni pure indicate in denunzia relativamente alla sua attività di dirigente della regione siciliana. Quanto alla sentenza pronunciata dal Tribunale di Messina nei confronti di De Luca, dallo stesso immediatamente appellata, va precisato che in ogni caso non esiste situazione per la quale possa darsi decadenza dalla carica di sindaco perché nella peggiore delle ipotesi tutti i fatti contestati sono prescritti. In secondo luogo,non corrisponde a verità sul piano giuridico e su quello della motivazione della sentenza che siano state accertate responsabilità di De Luca. La sentenza stessa, invero, prende atto che, se non fosse scattata la prescrizione, avrebbe dovuto assolvere il deputato, cosa che non sarebbe stato possibile fare essendovi prova di innocenza ma non prova evidente di innocenza. Sciacca,poi,dovrebbe sapere che la applicazione della prescrizione non può mai significare accertamenti di responsabilità,giacché il suo intervento impedisce la acquisizione di qualsiasi prova. Al di là di tali puntualizzazioni, va sottolineato che la sentenza del Tribunale di Messina ha attribuito a merito dell’ex sindaco di Fiumedinisi di aver con il contratto di quartiere effettuato una azione politica di grande momento nella logica di sottrazione della cittadina al degrado ambientale in cui era caduta per le malefatte delle precedenti amministrazioni. Ed è bene sapere che persino il giudice delle indagini preliminari di Messina si era rifiutato di riterrà la illegittimità del predetto contratto di quartiere per le ottime risposte date ai bisogni della cittadinanza. Quanto ai pretesi comportamenti vessatori cui si riferisce Sciacca e dei quali si sarebbe reso protagonista De Luca in relazione alla realizzazione del contratto di quartiere,tutti comunque prescritti pure in presenza dell’appello della procura di Messina,va evidenziato che essi sono stati espressamente smentiti dalla sentenza di assoluzione perché, accertato in fatto che era stato proposto a due cittadini di accedere alla cessione volontaria di loro immobili in luogo della espropriazione per pubblica utilità,ciò,non solo fosse previsto dalla legge,ma era accaduto quando la procedura di espropriazione di quei terreni era già in corso. Per questa ragione, proprio per quello che afferma la sentenza, De Luca ha interposto appello. Mentre De Luca assicura a Sciacca che si adopererà nelle forme di legge affinché l’autorità giudiziaria provveda alla sua incriminazione per falsa testimonianza e calunnia;e mentre provvederà a sporgere querela per le false dichiarazioni contenute nel comunicato cui qui si risponde,è il caso che l’opinione pubblica sappia che,a proposito delle difese spondali realizzate da De Luca a Fiumedinisi sottraendo il paese al ricatto delle alluvioni,in ordine alle quali Sciacca ha reso le dichiarazioni per le quali egli è’ sotto processo per falsa testimonianza e per calunnia,è’ stato assolto dal Tribunale di Messina perché il fatto non sussiste e sul punto la sentenza non è stata appellata dalla procura.”