Confronto con l'Ordine degli Avvocati sia per Dino Bramanti che per Cateno De Luca. All'ordine del giorno il secondo Palazzo di giustizia e le criticità del sistema giudiziario.
I problemi della giustizia messinese al centro di confronti che hanno visto il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e due candidati sindaco in corsa alle amministrative del prossimo 10 giugno. Ad ascoltare quali sono le criticità da affrontare per avere un quadro completo dell’attuale sistema, il candidato del centrodestra Dino Bramanti e uno dei suoi competitors, Cateno De Luca.
Il presidente dell’Ordine degli Avvocati, Vincenzo Ciraolo, ha aperto l’incontro con Bramanti focalizzandosi su alcune emergenze, come la ventilata soppressione della corte d’Appello e i ritardi accumulati per la realizzazione del secondo Palazzo di Giustizia, che rappresentano due temi urgenti e fortemente sentiti.
“Sulla questione relativa al secondo Palazzo di Giustizia, sarà l’amministrazione comunale a doversi investire di questa problematica. Ho avuto modo di verificare la concreta possibilità di spostare gli uffici giudiziari in un’altra sede, ma la tematica deve essere approfondita soprattutto tenendo in considerazione il fatto che sono trascorsi decenni e che si corre il rischio di perdere ingenti risorse a questo fine destinati. Mi batterò, ovviamente, anche per il mantenimento della Corte d’Appello nella nostra città. obiettivo questo che vede uniti tutti i rappresentanti della politica in modo trasversale. La perdita della Corte d'Appello non è una problematica che riguarda solo gli operatori della giustizia ma l'intera collettività messinese” ha dichiarato Bramanti.
Presente all’incontro anche l’assessore designato Mario Ceraolo, che si è soffermato sulle strategie per un recupero della situazione di degrado che “non è più sostenibile sia in centro che nelle periferie, anche per incrementare i livelli di sicurezza”. Ha illustrato gli interventi programmati per migliorare la visibilità e fruibilità della città anche agli occhi dei visitatori, con riferimento al problema dell’ambulantato selvaggio e delle “saracinesche chiuse”.
Anche per Cateno De Luca il secondo Palazzo di giustizia deve rappresentare necessariamente una priorità. "Non è possibile che il Comune di Messina non riesca a realizzare il nuovo Palazzo di Giustizia nonostante un finanziamento di 15 milioni di euro che risale al 1989. Per la progettazione siamo a livello preliminare, quindi all’anno zero". De Luca si dichiara a fianco del Tribunale e dell’Ordine pure per impedire la riduzione della dotazione organica e lo scippo della Corte d’Appello. "Chiediamo inoltre la revoca in autotutela delle sanzioni inviate a tutti gli avvocati – continua De Luca – per l’esposizione delle targhe che indicano l’esistenza dei propri studi professionali. Noi siamo per le sinergie costruttive e non accettiamo l’immobilismo: la giustizia giusta passa anche da questi elementi che incidono sui tempi dei processi e sull’idoneità dei luoghi dove si amministra giustizia".