Il candidato sindaco lancia il suo appello in una lettera aperta al nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, e al neo Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti
“L’Università di Messina torni ad essere il luogo di didattica e ricerca scientifica e non fucina di candidati del Partito Democratico”.
Il candidato sindaco di Messina Pippo Trischitta lancia il suo appello in questa lettera aperta al nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, e al neo Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti.
“La città dello Stretto assiste da qualche anno ad un evidente allineamento politico del nostro storico e illustre Ateneo. Nell’ottobre del 2016, con grande sorpresa – e direi anche sconcerto – si scelse la sede accademica per la firma del Patto per Messina, tra l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il sindaco Renato Accorinti. Non era chiaro perché ciò non avvenisse presso la Casa Municipale, luogo naturale per l’evento. Ma tutto divenne chiaro con l’emblematica immagine di Renzi e Accorinti, seduti a firmare, e l’allora Rettore, Pietro Navarra, in piedi alle loro spalle. Da quel momento si parlò di una candidatura in pectore di Navarra a sindaco di Messina.
Ma ancor prima si scoprivano le carte! Alle elezioni per l’Assemblea Regionale Siciliana del novembre 2017, si candidò e venne eletto nelle fila del Pd il Direttore Generale dell’Ateneo, Francesco De Domenico.
Poi, lo scorso marzo fu la volta delle Politiche: scese in campo direttamente Navarra.
Adesso, per le Amministrative del prossimo 10 giugno, ancora un docente, vicino all’ex Rettore Navarra, come lo era De Domenico, risulta il candidato sindaco della coalizione di centrosinistra, l’ex Prorettore Antonio Saitta.
Il Partito Democratico era rimasto orfano di colui che veniva chiamato “il signor 20mila voti”, l’Onorevole Francantonio Genovese, messo alla porta dallo stesso Pd, a causa delle sue vicende giudiziarie, per essere subito dopo accolto in Forza Italia. Dal canto suo, il Pd in profonda crisi, trovava nuova linfa con quello che a Messina è ormai noto come “il partito dell’Università”.
“L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento”, recita l’Articolo 33 della Costituzione. Ma mi chiedo: che libertà e indipendenza, secondo il dettato costituzionale, può testimoniare e vivere al suo interno un Ateneo i cui vertici appaiono chiaramente schierati politicamente, diventando espressione sempre del medesimo partito?
Si solleva una questione morale, sul possibile assoggettamento dell’intero corpo accademico, nonché del personale amministrativo e persino degli studenti, che ad ogni tornata elettorale vedono candidarsi docenti di rilievo e peso verticistico all’interno dell’Università in cui lavorano e studiano.
Per non parlare del principio della condivisione dei risultati della ricerca, messi in discussione già da una inevitabile quotidiana divisione di idee e partiti. Al di là della dilagante influenza del “partito del professore Navarra”, che ha portato all’elezione, al primo turno, del suo naturale successore al Rettorato, Salvatore Cuzzocrea, già Prorettore nel Governo dello stesso Navarra, vi è, comunque, una minoranza non rischierata da questa parte, la stessa che evidentemente alla votazione del Rettore ha sostenuto il Professore Francesco Stagno D’Alcontres, già Deputato Nazionale di Forza Italia.
Già bastava che questa Università fosse “l’Università delle famiglie”, ma adesso aggiungervi pure l’inevitabile associazione del colore politico, è inaccettabile.
Chiedo, pertanto, che dal Governo Nazionale, oggi insediatosi, giunga il severo monito, affinché il luogo della Cultura per eccellenza della Città dello Stretto, rimanga fuori anche dal semplice sospetto di diventare strumento di un potere volto ad altri fini.
L’Università deve dialogare con il territorio e contribuire al suo sviluppo, promuovendo saperi e tecniche, e non affari politici ed elettorali”.