Ieri sera la presentazione a Messina della lista “LiberaSicilia” promossa da numerosi artisti e intellettuali, capitanati dal regista messinese Ninni Bruschetta, che hanno chiesto e ottenuto la candidatura di Fava alla Presidenza della Regione.
«Dov'è scritto che i siciliani debbano essere figli di un dio minore, costretti a subire la politica come una servitù? Dov'è scritto che non si possa costruire anche in Sicilia una stagione di governo senza inciuci né ammiccamenti, senza il fiato dei tribunali sul collo dei governatori? Dov'è scritto che un candidato debba essere sempre il frutto delle estenuanti mediazioni tra gruppi dirigenti di partito?». Con questi ripetuti interrogativi Claudio Fava apre la lettera indirizzata “alle siciliane e ai siciliani”, rispondendo all’appello rivoltogli da molti intellettuali e artisti che, si legge nella motivazione della loro adesione, «dopo l'inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il presidente Lombardo e la condanna definitiva del suo predecessore Cuffaro» ritengono che i siciliani abbiano «il dovere e l'opportunità di voltare pagina restituendo limpidezza alla politica e buon governo alle istituzioni regionali» e, con questo spirito, hanno chiesto a Claudio Fava, «per la sua storia personale, l'impegno civile e la lunga militanza nella lotta contro la mafia, di candidarsi alla Presidenza della Regione Sicilia». Un appello, dicevamo, accolto dallo scrittore e politico catanese.
Primo promotore di questo nutrito gruppo di intellettuali siciliani e non solo (fra cui figurano anche Pina Maisano Grassi, Gustavo Zagrebelsky, Dacia Maraini, Leo Gullotta, Giuseppe Fiorello, Nino Frassica, Franco Battiato, Maurizio Marchetti e Emma Dante) è stato il regista messinese Ninni Bruschetta, che, ieri sera, al Giardino Corallo, ha presentato questo progetto ai suoi concittadini. E a quest’ultimo chiediamo se non sia stato difficile riunire insieme così tante personalità pronte a sostenere questa candidatura. «È stata la cosa più facile che mi sia capitata, ─risponde─ quando ho fatto il nome di Claudio alle persone che ho contattato mi sono solo sentito dire sì, anche da chi non si era mai schierato e che per la prima volta l’ha fatto». Una candidatura senz’altro anomala dato che nasce in maniera del tutto spontanea e soprattutto quando ancora non si conosce nemmeno la data delle elezioni: «È un fatto positivo ─ci dice Bruschetta─ e dimostra che questa candidatura è lontana da ogni schieramento e dall’idea vecchia della politica. Candidiamo una persona giusta al momento giusto, un amministratore capace che contestualmente è un’intellettuale che più rappresenta la Sicilia, per la sua storia di vita e per la sua storia politica».
Molte le tematiche che Fava ha trattato durante il suo intervento, dopo aver sottolineato che si percepisce la sensazione di essere ad un punto di snodo, quasi il senso di «essere dentro la storia mentre questa si concretizza» e dopo aver ringraziato tutti coloro i quali hanno voluto fortemente che lui scendesse in campo. Le prime critiche che Fava muove al governo Lombardo sono quelle di essere stato colpevole di non aver saputo bene interpretare le esigenze di questa terra, di aver sprecato occasioni importanti e di aver continuato ad alimentare un clientelismo atavico fatto di sprechi e di inefficienze. La Sicilia è una regione a statuto speciale, ma questo statuto, tanto osannato, non viene di fatto applicato se non per usufruire di privilegi ed eccezionalità che non hanno fatto altro che gonfiare la spesa pubblica e accrescere le consulenze. Il cambiamento, dice Fava, dovrebbe essere anche culturale: perché in Sicilia i 90 che lavorano all’Ars vengono chiamati parlamentari quindi deputati e percepiscono quanto i senatori della Repubblica mentre in tutte le altre regioni sono semplici consiglieri regionali? Da qui il desiderio e una proposta controcorrente di tornare ad uno «statuto ordinario», affinché la Sicilia possa tornare ad essere una «regione fra le regioni» e possa competere a testa alta nel mediterraneo e nel mondo. L’incapacità del governo regionale si è manifestata, a parere di Fava, anche nella vicenda Fiat-Termini Imerese, laddove non si è affermato il valore del lavoro e Palermo non ha fatto la voce grossa nei confronti del governo “amico” di Roma.
Chi appoggerà, oltre a Sel, Fava alle elezioni ancora non è dato sapere. Il Pd? Chissà, forse. Nel frattempo si è già fatto avanti quasi da subito –non senza polemiche– l'ex sindaco di Gela ed eurodeputato Rosario Crocetta. Su questo punto Fava è molto cauto ed intanto non vengono certo minimizzate le critiche. «Il Partito Democratico ha sbagliato ad appoggiare Lombardo, ─dice─ dovrebbe dire apertamente che si è chiusa una stagione, ammettere i propri errori e, con umiltà, prepararsi a voltare pagina. Solo a quel punto potremo metterci a lavorare assieme. Occorre comprendere che è venuto il momento che i siciliani siano un po’ meno elettori e un po’ più cittadini, divenendo essi stessi protagonisti di queste elezioni, scegliendo liberamente il proprio candidato senza essere a priori conteggiati dai partiti come propri militanti». (CLAUDIO STAITI)
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