Giovanni D'Arrigo ha inviato al presidente della Repubblica la sua proposta di legge per consentire anche a chi vive o lavora fuori dalla sua città natale, senza dover rientrare con costi eccessivi.
Preg.mo Sig. Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella
Oggetto: Emanazione di un semplice e rapido decreto legge per rimuovere le cause che impediscono a milioni di italiani di esercitare il diritto di voto sancito dall’art. 48 della Costituzione.
Anche l’elezione del 4.3.2018 sarà ricordata per l’altissimo tasso di assenteismo tra gli elettori italiani.
Il sistema elettorale non tiene affatto conto dei fortissimi cambiamenti che hanno investito gli elettori, specialmente i giovani, specialmente i meridionali, costretti a permanere per mesi o per anni lontani dai luoghi di residenza e dunque dalle sezioni elettorali ove sono iscritti.
I principi ispiratori della tuttora vigente legge elettorale sono ancora fermi al tempo in cui si pensava che la maggior parte degli elettori rimanesse nei territori di residenza e potesse tranquillamente esercitare il diritto di voto. I non moltissimi elettori impegnati per lavoro o studio in luoghi lontani venivano comunque fortemente incoraggiati a tornare nei luoghi ove dovevano esprimere il voto da una fortissima scontistica offerta dalle Aziende dei Trasporti nazionali ed in primo luogo le Ferrovie dello Stato, per i rientri in treno, e Alitalia per quelli aerei.
Ora tali società hanno prezzi fortemente esorbitanti e la riduzione prevista è di poco vantaggio, figuriamoci le variegate compagnie aeree del mercato libero che questi sconti non li propongono affatto o li rendono insufficienti rispetto ai possibili sconti praticati quando il viaggiatore prenota con largo anticipo, c’è un notevole esborso economico per andare e tornare per quegli indispensabili 2 o 3 giorni ad esprimere il voto.
Di più i mezzi di trasporto sono certamente più veloci nel Nord del Paese, mentre per raggiungere il Sud ci sono lentezze esasperanti (il 5.11.2017 per raggiungere da Roma la mia città di Messina il treno ha portato oltre 3 ore e mezzo di ritardo! – anziché arrivare in 9 ore e 5 minuti ho impiegato 12 ore e 35 minuti). Si consideri l’irrisorietà dei treni che raggiungono la Sicilia, i viaggiatori che prendono i treni per Villa San Giovanni pensando di traghettare in Sicilia non trovano nelle ore serali e notturne alcuna nave traghetto di quel che resta dell’allora potentissima flotta pubblica dello Stretto per raggiungere Messina.
La soluzione per un paese civile come l’Italia potrebbe essere semplice e breve: estendere i meccanismi elettorali previsti dalla legge a favore dei degenti negli ospedali o luoghi di cura e per i detenuti aventi diritto al voto nei cui luoghi – appunto di cura o di detenzione – vengono istituiti appositi seggi speciali.
Ma il procedimento che io suggerisco è ancora più semplice e di facile attuazione, non richiedendo la istituzione di alcun seggio speciale né alcuna particolare spesa erariale: facciamo l’esempio di un elettore di Messina che si trovi per lavoro o studio a Udine.
l’Elettore che si trova per lavoro, studio od altro documentato motivo – non provvisorio – lontano dal luogo ove ha il diritto di esercitare il voto può chiedere – entro il 1° marzo 2018 – al Sindaco del Comune ove trovasi (nell’esempio Udine)di essere autorizzato a votare in una delle sezioni di quel Comune, senza dunque essere sottoposto ad un grave esborso o senza sottoporsi a viaggi defatiganti per raggiungere Messina e votare in una elezione, come quella del 4.3.2018, che riguarda la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica di tutti gli Italiani.
Il Sindaco del comune di Udine,ricevuta l’istanza dell’elettore, comunica la volontà dell’elettore al Sindaco di Messina a mezzo email o per fax, ne chiede di verificare i requisiti di elettorato attivo e di concedere il nullaosta affinché quel suo elettore messinese possa votare a Udine in uno dei seggi che sarà scelto in quel comune, sospendendolo per questa tornata elettorale dal seggio elettorale di Messina in cui lo stesso è iscritto, in modo che ovviamente, possa votare una sola volta.
In questo modo,ai tanti lavoratori, specialmente quelli precari che non possono facilmente assentarsi dal posto di lavoro, o agli studenti a reddito di pura sopravvivenza, si potrà consentire di esercitare il diritto di voto, senza macchiare il Paese di un nuovo biasimo internazionale di avere un così basso numero di elettori che vanno a votare.
Questi milioni di cittadini che non vanno a votare sono,come detto, fortemente ostacolati, penalizzati, pertanto la norma richiesta, di facile e rapida emanazione, potrebbe consentire l’effettivo diritto di esercitare il voto previsto dall’art. 48 della Costituzione (che mi appare sempre più dimenticato) e consentire a questi elettori di adempiere al loro “dovere civico”.
Distinti Saluti
Messina, lì 16/2/18 Giovanni D’Arrigo