L'ultimo mese di campagna elettorale è stato un torneo tra lottatori di sumo nel fango. Insulti da ogni parte e nessun cenno ai programmi, perchè non fanno audience. Stiamo dipingendo una Sicilia orribile. Più che cosa ne pensano gli uni contro gli altri mi piacerebbe sapere cosa pensano del mio futuro.
Tra 7 giorni si vota per decidere chi governerà la Sicilia ma da un mese è tutto un fiorire di accuse incrociate tra impresentabili, incapaci, imbarazzanti, inoperosi, indecorosi, indecenti e chi più “in” ha più ne metta.
In un ring dove vince chi urla più forte e picchia più duro, in una gara a chi è il più puro e chi invece il peggiore, non si sente parlare di programmi, di come partiti e coalizioni vogliono ricostruire la Sicilia dopo il disastro crocettiano. Dopo settimane di telecronache d’insulti via stampa mi sto convincendo che forse dei programmi non interessa a nessuno. Neanche agli elettori.
“Siete impresentabili”, “zitto tu che sei un incapace”, “avete svuotato le carceri per riempire le liste”, “e voi che ancora non governate e già avete una sfilza di indagati, rinviati a giudizio e di parentopoli?”, “è imbarazzante come avete ridotto la Sicilia e ancora avete il coraggio di presentarvi”, “siete inaffidabili”, “voi indecorosi”.
Potrei continuare per pagine e pagine senza scrivere una riga sui programmi, che dovrebbero essere l’unico argomento di una campagna elettorale. Ma la colpa non è solo dei candidati o dei partiti. Il dibattito è infatti lo specchio di una comunità che non riesce più a usare il confronto come strumento di democrazia.
Tempostretto ha dato modo ai lettori di fare domande ai 5 candidati alla Presidenza della Sicilia su 5 grandi aree tematiche. Le domande si postano attraverso i commenti su facebook. Eppure invece di fare domande i commentatori hanno colto l’occasione dell’iniziativa per insultarsi tra di loro: “Andate a casa fanatici”, “ladri e farabutti”, “quanto vi pagano per votarli” “servi e schiavi” (cito i più miti). L’opportunità di un filo diretto col candidato governatore è stata trasformata in rissa da tastiera.
Ci sono tifoserie accecate dall’odio che vedono solo i colori della propria maglia. Vince chi spara per primo e più in alto.
La mafia in Sicilia c’è, va a votare e fa votare. Chiunque vinca le elezioni, arriva nelle stanze delle decisioni. La mafia oggi è invisibile agli occhi. I mafiosi non vanno in giro con la maglietta No legalità né si presentano stringendoti la mano dicendo “piacere sono Turiddu il mafioso”.
E’ un grave errore banalizzare o sottovalutare il fenomeno. Non lo debelli puntando il dito sulla comunità.
Il M5S ha fatto l’appello all’Osce per vigilare nei seggi, tutti a gran voce hanno chiesto l’arrivo della Commissione antimafia, Crocetta si è rivolto al ministro Minniti che ha allertato le Prefetture. Da siciliana e da elettrice mi sento offesa. Quando per definire i siciliani utilizzano stereotipi ci indigniamo e facciamo le barricate. A maggior ragione dovremmo indignarci se ad offenderci sono gli stessi che si candidano per governarci. “La maggior parte di voi fa puzza ma io vi porterò sulla retta via”. Come se fossimo virus da debellare. La mafia è il virus ma non è demonizzando un’intera comunità che si risolve il problema. Non è gettandola in caciara che cambia la Sicilia. Però, se la getti in rissa, distrai, sposti l’attenzione su quelli che dovrebbero essere i temi fondanti.
Il fatto che ci sia la mafia non autorizza nessuno a dire che chi non ti vota è per ciò stesso delinquente e mafioso.
“Tu sei impresentabile” “tu mediocre”, tutti col dito puntato sulla camicia dell’altro per trovarci una macchia di qualsiasi genere. E se non la trovi, perché è bianca come la tua anche se siete di due partiti diversi, allora vai a cercarla tra i suoi amici, perché l’esclusiva della camicia bianca ce l’hai solo tu. Invece io conosco decine di esponenti del centro-sinistra che in questi anni si sono impegnati per aiutare la Sicilia, decine di grillini competenti e capaci, decine di esponenti del centro-destra perbene, onesti. Direi che quel che ho detto vale per la stragrande maggioranza dei candidati di qualsiasi partito e coalizione. E lo dico a voce alta.
Certo, in un ring alla gente non interessa cosa pensa un pugile. Non si è mai visto un pugile fare un discorso sulle strategie di crescita. Se Micari dice sì al Ponte, se Cancelleri spiega come vuole aiutare le imprese, se Musumeci vuol ridare dignità alle ex Province, nessuno li sta a sentire. Appena invece qualcuno dice “Aboliamo i vitalizi”, oppure “Crocetta è affetto da schizofrenia autoreferenziale”, “loro sono tutti ladri” “quelli sono incapaci”, scatta la standing ovation.
Nessuno vorrebbe gli impresentabili nella propria lista. Il termine impresentabile attiene alla categoria dell’etica e dell’opportunità e non a quella giuridica. La legge Severino stabilisce i reati e gli anni di condanna in base ai quali si è INCANDIDABILI. Se però il reato non è contemplato dalla Severino allora si è candidabili. Questo non vuol dire che sotto il profilo etico e dell’opportunità sia corretto candidarsi. Pudore, logica, buon senso, rispetto degli altri e delle regole, rispetto della democrazia e per gli elettori, inviterebbero a non farlo. E questo a prescindere dalla presunzione d’innocenza che di questi tempi vale solo per i politici della propria parte e mai per quelli della parte avversa. Tutti giustizialisti con gli avvisi di garanzia degli altri.
L’impresentabile causa un danno gravissimo al candidato e ai colleghi candidati della lista. Da settimane mi colpisce come TUTTI i candidati, di qualsiasi lista, iniziano il discorso così: “sono una persona onesta e perbene, che dovrebbe essere un pre-requisito”. E’ come se io dicessi: “salve, sono una donna”.
E’ come se si giustificassero, ma è questo il clima avvelenato da un mese di campagna da lottatori di sumo nel fango.
Micari sembra un ballerino di danza classica in un torneo di pugilato, uno che sceglie lo slogan “la sfida gentile” mentre intorno si gioca allo schiaffo del soldato.
Certo che poi il 52% non va a votare, se deve scegliere tra impresentabili, incapaci, devastatori. Certo che il 26% non sa che si vota, pensa che ci sia un campionato di sputi.
Stiamo dipingendo una Sicilia orribile.
Invece dopo 5 anni di Crocetta abbiamo diritto a d sapere cosa vogliono fare.
Ad esempio a me piacerebbe sapere cosa ne pensano dello Statuto speciale.
Più dell’indipendenza della Catalogna mi hanno colpito i referendum del Veneto e della Lombardia. Le due regioni chiedono solo una parte di quello che noi in Sicilia già abbiamo grazie ad uno STATUTO che abbiamo ignorato e trasformato in carta straccia.
Vorrei sapere cosa i candidati intendono fare con quell’ ACCORDO SCELLERATO firmato da Crocetta con l’avallo dell’ARS che ha svenduto i nostri diritti, le somme dei nostri contenziosi, in cambio di un piatto di lenticchie. Voglio sapere che cosa intendono fare con le accise, con la possibilità che le aziende che hanno sede e attività in Sicilia paghino le tasse qui.
Siamo seduti sulla nostra ricchezza ma usiamo lo Statuto come carta igienica.
Purtroppo so che se chiedessi ad un comizio una cosa del genere e se si azzardassero a rispondermi la piazza si svuoterebbe. Per riconquistare l’attenzione sarebbero costretti a insultare qualcuno degli avversari, l’applauso in piazza lo prendi solo se vomiti odio, perché la gente ha fame e quando hai fame cerchi qualcuno al quale tirare le pietre più che trovare chi ti risolve il problema.
E mi spiace perché una campagna elettorale così fa tristezza. No, una campagna elettorale in cui tutti i gatti sono neri non mi piace.
Perché tutti sporchi, nessuno sporco, tutti colpevoli, nessun colpevole.
Rosaria Brancato
Ho letto con attenzione l’articolo della brava Rosaria Brancato. Ciò che sostiene è verissimo, una brutta campagna elettorale all’insegna dello scontro sull’argomento “impresentabili”! Nessun vero e costruttivo confronto sui programmi e sulle iniziative che la politica (quella vera) dovrebbe avviare per risanare la Regione e soprattutto la nostra sfortunata Città. Devo anche dire però che tali scontri e le accese baruffe di cui in precedenza ovvero quelli sugli impresentabili sono stati esasperati da quei partiti e/o movimenti che poco o nulla hanno da dire sui loro programmi.
Ciò, una volta abilmente innescata la polemica, ha costretto i pochi interlocutori giovani e preparati a “distrarsi” dai veri temi per controbattere. Una trappola.
come non concordare Dott.ssa Brancato …………ma essendo un lettore giornaliero di TEMPOSTRETTO mi permetto sommessamente di commentare che “le filippiche” debbono essere fatte “sempre” , spesso credo di leggere che qualche spostamento verso una parte politica ci sia .
Come sempre scrive articoli meravigliosi ,con tantissima verità .
Nessuno in questi comizi parla di combattere il lavoro nero e l’evasione fiscale,che incomincia dall’Isee e finisce nei bilanci delle grande Aziende.Forse sognerò ? senza lavoro nero ,disoccupati e evasione fiscale non ci sarebbe mafia.In questa campagna elettorale su questo argomento tutti i presunti presidenti muti .
Dottoressa Brancato, sono costretto a contraddirla. È il vostro caro Musumeci, ben accomodato sui voti dei cuffariani, lombardiani e genovesiani, che è troppo occupato a prendere in giro l’intelligenza dei siciliani, per poter parlare di programmi. La confusione che si cerca di creare, ad arte, non riuscirà a distrarre il popolo onesto, lavoratore, dal fatto che Musumeci non è altro che il rappresentante della peggior politica, uno specchietto per le allodole che sarà frantumato dal voto dei siciliani. Mi aspetto, dal 6 novembre, di non leggere più lo sparuto gruppetto di galoppini che in questi giorni sponsorizzano ciò di cui la Sicilia si vuole liberare.
perfetto ,ma cosa ci si può aspettare da questa classe politica? vedi Crocetta,ha promesso mare e monti e poi non ha partorito nemmeno un topolino,figuriamoci gente come Cancellieri,Fava etc.