Ennesimo allarme sul rischio concreto che Fs cancelli il servizio di traghettamento delle navi ferroviarie. Il trasporto potrebbe essere spezzato, costringendo i passeggeri a scendere dal treno, bagagli alla mano, per attraversare lo Stretto
L’allarme più volte ribadito dal fronte sindacale trova riscontro nei programmi di F.S. che punta alla drastica riduzione dei treni a lunga percorrenza e dei traghetti fino a giungere, presumibilmente nel mese di giugno, alla completa cancellazione del servizio di trasporto universale che sarà “spezzato” a Messina e/o Villa S.G. costringendo i passeggeri a scendere dal treno, bagagli alla mano, per attraversare lo Stretto; come accadeva nell’immediato dopoguerra, mentre per il nord si continua ad investire risorse pubbliche nell’alta velocità.
E’ quanto denunciano in modo unitario i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt, Orsa Ferrovie, Fast Confsal, Sasmant e Usclac, che parlano di “abolizione autoritaria del diritto alla continuità territoriale dei siciliani nell’assoluto silenzio della classe politica”.
“Il Governo nazionale – scrivono – insiste nella strada dell’austerity infliggendo colpi mortali ai servizi essenziali ed a pagarne lo scotto immediato è sempre il meridione, con particolare accanimento verso la Sicilia. La soppressione dei treni a lunga percorrenza e dei traghetti frutterà alla Stato un risparmio quantificabile in circa 40 milioni annui sulla pelle dei siciliani. Ancora una volta l’isola sarà estromessa dai programmi di sviluppo del trasporto nazionale ed oltre ai disagi per l’utenza ferroviaria si prefigura il totale trasferimento del trasporto merci dalla rotaia al gommato; la scomparsa dei traghetti ferroviari di fatto escluderebbe la Sicilia anche dalle sovvenzioni previste nella Legge di Stabilità per il trasporto merci su rotaia”.
Il punto 294 prevede infatti “…lo stanziamento di 100 milioni di euro attribuite al Gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale che provvede a destinarle alla compensazione degli oneri per il traghettamento ferroviario delle merci…”.
“I nefasti progetti di F.S. e Governo – proseguono i sindacati – espongono a rischio oltre 600 posti di lavoro se si considera che nel servizio essenziale da sopprimere sono coinvolti ferrovieri marittimi, precari marittimi, personale amministrativo, addetti alla manovra e relativo indotto. Alla luce dei fatti riteniamo che la politica regionale e quella nazionale che si fregia di sicilianità, abbiano il dovere istituzionale di raggiungere i palazzi romani e rivendicare con forza pari dignità per la Sicilia, tenendo ben presente che la scomparsa della continuità territoriale ferroviaria sarebbe un affronto senza precedenti all’intera comunità isolana”.
Il fronte sindacale unitario si prepara alla mobilitazione generale che sarà annunciata nell’assemblea di cittadini e lavoratori fissata per venerdì 23 gennaio alle ore 10 presso la Stazione Marittima di Messina (salone dei mosaici) alla quale sono invitati ad intervenire e chiarire quali iniziative intendono intraprendere il deputato messinese Vincenzo Garofalo, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ed i sindaci di Messina, Catania e Palermo, Accorinti, Bianco e Orlando.
Il treno è passato e l’abbiamo/l’hanno perso. Ormai è storia vecchia: la Sicilia come la Sardegna. L’esaurimento delle risorse pubbliche è irreversibile. Ciò che lascia sbalorditi è che, ogni volta, c’è chi finge di cadere dal pero e inizia a scongiurare i parlamentari locali per chiedere la grazia. Quasi fossero novelle Madonne della Lettera, sperando in soluzioni estemporanee di problemi vecchi di secoli. Eppure, Orsa, Comitato dei Pendolari dello Stretto, ferrovieri marittimi, precari marittimi, personale amministrativo, addetti alla manovra e relativo indotto continuano a fingere di non capire quello che capirebbe pure un bambino di 3 anni: l’unica soluzione è l’attraversamento stabile, ponte o tunnel che sia. Sono pazzi o in malafede ?
Il treno è passato e l’abbiamo/l’hanno perso. Ormai è storia vecchia: la Sicilia come la Sardegna. L’esaurimento delle risorse pubbliche è irreversibile. Ciò che lascia sbalorditi è che, ogni volta, c’è chi finge di cadere dal pero e inizia a scongiurare i parlamentari locali per chiedere la grazia. Quasi fossero novelle Madonne della Lettera, sperando in soluzioni estemporanee di problemi vecchi di secoli. Eppure, Orsa, Comitato dei Pendolari dello Stretto, ferrovieri marittimi, precari marittimi, personale amministrativo, addetti alla manovra e relativo indotto continuano a fingere di non capire quello che capirebbe pure un bambino di 3 anni: l’unica soluzione è l’attraversamento stabile, ponte o tunnel che sia. Sono pazzi o in malafede ?