Dopo una vertenza durata anni, dieci precari storici dello Stretto hanno ottenuto due vittorie dalla sezione lavoro del Tribunale e dalla Corte d'Appello nella causa contro Rfi. La società però non ha rispettato la sentenza e ieri il legale dei marittimi e l'ufficiale giudiziario si sono recati in porto per pignorare la nave Logudoru
Una lunghissima storia di precariato, due sentenze che danno ragione ai lavoratori, un braccio di ferro giudiziario e ieri l’ultimo eclatante atto della decennale vertenza dei marittimi dello Stretto: il pignoramento della nave Logudoro. Ferma ormai in porto perché fuori servizio, la nave ferroviaria è diventata oggetto di un pignoramento che vale i circa 300 mila euro che Rfi non ha voluto riconoscere ai dieci marittimi che hanno ottenuto il riconoscimento giudiziale del diritto ad un contratto a tempo indeterminato e dei connessi diritti economici prima dal Tribunale e poi lo scorso 12 gennaio, con sentenza divenuta esecutiva il 21 aprile 2016, dalla Corte d’Appello di Messina. Nel primo pomeriggio di ieri l’avvocato dei lavoratori Maria Grazia Belfiore e l'ufficiale giudiziario addetto all'UNEP del Triubunale di Messina si sono presentati presso il porto di Messina per procedere al pignoramento della nave Logudoro appartenente a RFI S.p.a. Giunti al molo per notificare anche al comandante della nave l'atto di pignoramento già notificato in mattinata alla società RFI, nessun membro di equipaggio è stato trovato a bordo della nave, nè tanto meno il comandante, legale rappresentante dell’armatore. Ma di certo la vicenda non si chiuderà qui. E così la Logudoru, entrata in servizio nelle acque dello Stretto nel 2011, adesso rischia di finire la sua “carriera” da vittima di una battaglia per il lavoro.
La visita di oggi è stata solo l’ultimo atto di un botta e risposta andato avanti in questi ultimi giorni a suon di precetti e diffide tra i legali dei lavoratori e di Rfi. L’avvocato Belfiore ha notificato tutti gli atti che ripercorrono le tappe giudiziarie della vicenda, ricordando che la sezione lavoro del Tribunale di Messina aveva accolto il ricorso dei lavoratori nel gennaio del 2012, riconoscendo un rapporto di lavoro a tempo indeterminato già dalla prima assunzione che per alcuni risale addirittura al 1995. Poi nel gennaio 2016 è stata la Corte di Appello a sancire la vittoria dei lavoratori, condannando Rfi a corrispondere la retribuzione dovuta dalla data della sentenza di primo grado alla riassunzione in servizio, commisurata a quanto dovuto in relazione all’anzianità di servizio maturata dalla stipula del primo contratto a viaggio, oltre interessi e rivalutazione.
Alla luce di queste sentenze erano state concesse a Rfi 24 ore di tempo per sanare la propria posizione nei confronti dei lavoratori, avvisando che il passo successivo sarebbe stato il pignoramento di una delle navi di proprietà della società. Rfi aveva replicato diffidando il legale e appellandosi al fatto che le navi societarie costituiscono beni impignorabili in quanto svolgono attività di pubblico servizio e garantiscono la continuità territoriale tra la Sicilia e la penisola. Motivazione insufficiente per il legale dei lavoratori, in quanto Rfi è proprietaria di 4 navi passeggeri/ro-ro Cargo: Villa, Scilla, Messina e Logudoro e ad oggi il servizio è garantito dalla società tramite l’impiego di tre delle quattro navi societarie, specificatamente la “Villa”, la “Scilla”, la “Messina” vista la notevole del traffico ferroviario tra la Sicilia e la penisola. La Logudoro, infatti, attualmente non è adibita al servizio di trasporto né potrebbe esserlo trovandosi in manutenzione e con i certificati statutari scaduti, dunque l’intimazione dei lavoratori non comporta alcun blocco e/o limitazione allo svolgimento del pubblico servizio il cui svolgimento resta impregiudicato.
Sulla scorta di queste argomentazioni l’avvocato Belfiore ha dunque controdiffidato la società concessionaria RFI spa a rispettare l’ordine del Giudice riammettendo i lavoratori nel posto di lavoro cessando le continue chiamate dal turno generale di Capitaneria di Porto a copertura degli organici. E ha inoltrato tutta la documentazione anche all’Ispettorato del lavoro ed al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporto affinché possano verificare il rispetto da parte di RFI spa del CCNL, del codice della navigazione, dell’atto concessorio e dell’ordine contenuto in sentenza e, quindi, valutare se sussistono le ragioni per la revoca della concessione del trasporto pubblico nello Stretto.
Francesca Stornante