I deputati Zafarana, D'Uva e Villarosa hanno annunciato il loro pieno sostegno alle associazioni ambientaliste contro l'ipotesi di riconversione; eppure, in Europa sui termovalorizzatori si va a sciare
“Diamo pieno sostegno alla lettera inviata da diverse associazioni ambientaliste al Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, in merito alla paventata realizzazione di due enormi inceneritori così come al progetto di conversione delle centrali elettriche in CSS e, in particolare, di quella di San Filippo del Mela”. È perentoria la posizione di Valentina Zafarana, Francesco D’Uva e Alessio Villarosa, deputati del M5S all’Ars e alla Camera, nei confronti della possibile riconversione a CSS della centrale termoelettrica di Archi. Una possibilità che ha spinto i grillini a fare fronte comune con le associazioni ambientaliste che si muovono nella valle del Mela.
“I rifiuti sono un combustibile pericoloso per la salute sia se vengono bruciati così come sono, sia se vengono bruciati sotto forma di CSS, Combustibile Solido Secondario” – ha spiegato D’Uva – “ed il fatto che il Presidente Crocetta sia contrario alla realizzazione degli inceneritori, ma al contempo non abbia preso posizione sulla conversione delle centrali elettriche, la dice lunga sulle sue reali intenzioni”. Zafarana aveva già presentato una mozione all’Ars sul tema; e, in generale, i 5 stelle si sono sempre dimostrati sensibili ai temi ambientali della valle. “Il M5S” – concludono i deputati – “continuerà a dare pieno sostegno ai comitati “No-RAM – No-CSS”, alle loro proteste ed alle loro lettere, sotto un unico vessillo comune che è quello di migliori condizioni sanitarie ed ambientali, sviluppo economico e salute di tutti i cittadini”.
Il progetto di riconversione resta tuttavia un’ipotesi, possibile ma non ancora supportata da elementi concreti. Negli ultimi mesi la questione CSS ha conquistato la priorità nell’agenda ambientalista, scontrandosi con le esigenze dei lavoratori Edipower, che da qualche anno lottano per salvare i loro posti di lavoro; prospettiva possibile solo con la riconversione. La questione ha aperto anche uno scontro con l’amministrazione di San Filippo del Mela: nonostante un documento, votato all’unanimità dal consiglio comunale, in cui vengono posti rigidi paletti che impediscano una riconversione “fraudolenta”, diverse associazioni ambientaliste hanno accusato gli amministratori di non aver fatto nulla contro quest’ipotesi, o di averla addirittura favorita.
Ma allora perchè, come fa notare qualcuno, in Europa sono attivi ben 480 termovalorizzatori? La questione è probabilmente culturale: la tanto citata “Waste framework directive” (2008/98/EC) spinge infatti sull’incremento della differenziata, cardine del programma; accanto, però, viene affrontato il problema dei rifiuti che non possono essere smaltiti con questo sistema; e, in questi casi, l’alternativa indicata è quella della termovalorizzazione. Perchè? Perchè strutture e processi specifici possono ridurre le emissioni fin sotto i rigidissimi limiti previsti dalla normativa; in questa direzione va la delibera di consiglio votata a San Filippo, che imporrà all’azienda, in caso di riconversione, di rispettare questi standard. Proprio grazie all’evoluzione tecnologica i termovalorizzatori vengono costruiti praticamente dentro le città europee – l’ultimo completato sarà inaugurato nel 2016 a Copenaghen, e sul suo tetto verrà realizzato un impianto sciistico; non si tratta dunque di un cambio di rotta rispetto alla differenziata, ma di un progetto di più ampio respiro, per affrontare a 360 gradi il problema della gestione dei rifiuti.
Resta comunque alta l’attenzione nella valle; la paura è che A2A, proprietaria della centrale termoelettrica, possa fare un “colpo di mano” che, in barba a vincoli e paletti, porterebbe a un processo di termovalorizzazione più economico e inquinante. “No agli inceneritori, sotto qualunque forma” è la posizione del gruppo “No RAM – No CSS”, secondo il quale “CSS, inceneritore o termovalirizzatore identificano lo stesso tipo di impianto. Queste parole non significano altro che spazzatura bruciata, diossine, malattie e distruzione economica e sociale di un interro territorio”. Una posizione giustificata da numerose ricerche – l’ultimo caso è quello dello studio prodotto dall’ARPA sulle conseguenze dell’inceneritore di Vercelli -, riferite però a impianti che utilizzano vecchie procedure di termovalorizzazione; non vengono qui tenute in conto le differenze tecniche con i nuovi impianti e i nuovi processi, ai quali è ormai abituato il resto d’Europa.
Al di là dell’ambientalismo estremo, restano dunque i fatti: la riconversione della centrale elettrica a CSS, se non nelle parole di qualche cronista locale, è ancora un’ipotesi – al momento al vaglio della commissione ambiente; qualora questa avvenisse, la battaglia dovrebbe concentrarsi sulla pretesa del rispetto delle leggi, sulla pretesa di un piano di raccolta differenziata capillare che lasci alla termovalorizzazione solo i rifiuti che non possono essere smaltiti in altro modo, e che pretenda per quest’ultima l’impiego delle tecnologie ormai comuni in tutta Europa. Perchè, forse, esiste un punto in cui il diritto al lavoro può incontrarsi col diritto alla salute senza comprometterlo, e forse quel punto può essere individuato superando qualche preconcetto ideologico.
Giovanni Passalacqua