La Soprintendenza ha posto un vincolo storico sul bene e gli acquirenti potrebbero non essere più interessati
MESSINA – Era una colonia estiva, un centro vacanze con mensa, attività sportive, turistiche e culturali. Da un lato il mare di Mortelle, dall’altro il lago piccolo, un’area splendida che potrebbe essere il fulcro del turismo di Messina, invece da oltre vent’anni Villa Faro è abbandonata al suo destino.
La proprietà era dell’Ipost, Istituto previdenziale delle poste, confluito il 31 maggio 2010 nell’Inps, che oggi ne detiene il 50 % mentre l’altro 50 % è della gestione commissariale del fondo buonuscita per i lavoratori delle Poste Italiane.
Lo scorso 9 luglio, finalmente, qualcosa si è mosso. Il bene è stato messo all’asta ad un prezzo base di 2 milioni 230mila euro e si potevano inviare offerte fino al 26 settembre. Ne è arrivata solo una, con conseguente aggiudicazione al prezzo di 2 milioni 758mila euro.
Chi sono gli acquirenti? Una nuova società costituita ad hoc, la Villa Faro srl, composta a sua volta da tre società messinesi, che hanno il 30 % ciascuna, e un singolo, anche lui messinese, col 10 %. Sono la Sofal srl, di Antonella Colonna e Pietro Colonna, costituita nello scorso mese di agosto con l’obiettivo di recuperare beni in luoghi da riqualificare, come ad esempio la scalinata Santa Barbara, dov’è stata avviata una prima operazione; la Sior sas, di Orazio Gugliandolo, che commercia prodotti petroliferi per l’industria; la So.ge.t.im. spa, di Lorenzo Di Prima, società di gestione e trading immobiliare. Il 10 %, invece, è in mano a Domenico Speciale, che ha un’agenzia marittima ma interviene in prima persona.
Sul bene, però, la Soprintendenza ha posto un vincolo di interesse storico che, secondo gli acquirenti, è troppo stringente e rischia di non consentire di realizzare il progetto previsto. Tanto che avrebbero richiesto la restituzione della cauzione, 500mila euro, che però l’Inps non sarebbe intenzionato a dare e, in questo caso, si aprirebbe una battaglia legale.
Anzi, secondo l’Inps, la stipula doveva avvenire già oggi ma gli acquirenti hanno già comunicato che non si presenteranno. A questo punto occorre capire quali scenari si apriranno: o si raggiungerà un nuovo accordo, con conseguente rinvio, oppure si arriverà allo scontro legale.
Ma cosa si vorrebbe farne di Villa Faro se tutto dovesse andare a buon fine? Lo spiega il tecnico che ha seguito l’operazione per conto della società, l’ing. Silvio Tommasini, marito di Antonella Colonna. “L’idea è nata lo scorso anno, in famiglia. Siamo andati in vacanza a Madrid e abbiamo avuto grandi difficoltà a trovare una camera d’albergo. C’era invece grande disponibilità di mini appartamenti, anche in pieno centro, ben curati. In un’altra occasione siamo stati a Lucca Comics, anche lì tutto pieno ma abbiamo trovato un appartamento con Airbnb. Insomma pare che il turismo si stia spostando verso queste soluzioni, soprattutto per le coppie o le famiglie. Vorremmo fare qualcosa di simile a Villa Faro, riqualificandola così com’è, l’unica variazione riguarderebbe le opere interne, unificando gli stanzoni per creare mini appartamenti e dare una destinazione turistico-ricettiva. Prevalentemente d’estate, ma potrebbe essere utile anche d’inverno, vista la vicinanza del Papardo o di altri luoghi di lavoro. Le camerate di una volta, in cui dormivano fino a trenta ragazzi, non hanno più senso né le piccole camere che erano destinate a chi lavorava lì. L’obiettivo sarebbe quello di poter realizzare unità di 50 o 60 metri quadri, un residence turistico sia per chi viene da fuori sia per i messinesi stessi, che ogni anno affittano le case al mare e potrebbero avere l’opportunità di farlo in un posto che, oltre alla spiaggia, garantisce anche tanti servizi, spazi per parcheggiare, aree per bambini lontano dai pericoli, strutture sportive, un parchetto da recuperare”.
L’investimento è importante, 2,7 milioni che consentirebbero di acquisire il bene, ma ci sarebbero tanti altri soldi da spendere prima per la ristrutturazione, poi per la gestione e le manutenzioni in un’area di circa 20mila metri quadri (5mila interni e 15mila esterni). “Almeno altrettanto, abbiamo calcolato, se non di più – prosegue l’ing. Tommasini -. Si arriverebbe a circa 6 milioni. Avremmo l’aiuto delle banche, non siamo così grossi da prendere l’operazione alla leggera. Ma è una scelta ponderata, giusta o sbagliata lo dirà il tempo. Siamo convinti di poter salvare questo posto. Il vincolo posto sul bene è però troppo stringente e non ci consentirebbe di realizzare il nostro programma”.
Sarà un progetto concreto o resterà solo su carta? Tutto dipende dall’eventuale accordo con Inps e Soprintendenza. Quando tutto sembrava fatto, ecco che sono sorti questi ostacoli.
(Marco Ipsale)
PER APPROFONDIRE VEDI QUI:
Lo spreco di Villa Faro – 23 luglio 2012
Villa Faro, un tempo colonia estiva, oggi un cancello chiuso – 30 giugno 2017
Vi calaru u paccu!