Violenza contro le donne, una dedica a Omayma Benghaloum e Giovanna Cardile

Violenza contro le donne, una dedica a Omayma Benghaloum e Giovanna Cardile

Marco Olivieri

Violenza contro le donne, una dedica a Omayma Benghaloum e Giovanna Cardile

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sabato 25 Novembre 2023 - 07:33

Niente retorica ma una nuova consapevolezza in questa Giornata. Due storie a confronto: una dall'esito tragico e l'altra di rinascita

MESSINA – In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, emerge la necessità di parole autentiche. Niente retorica o celebrazione di riti stanchi. Ma servono azioni e pensieri concreti e di valore. Si potenzino, ad esempio, i Centri donne antiviolenza e si lavori sul piano culturale e sociale. L’illusione contemporanea che basti essere iperconnessi e super tecnologici per diventare evoluti, viene spazzata via in un attimo quando avviene il cosiddetto femminicidio o qualsiasi altro orrore, come le guerre a cui assistiamo impotenti ogni giorno sui vari schermi.

Con l’auspicio di una nuova consapevolezza, noi mettiamo due storie a confronto: una dall’esito tragico, di Omayma Benghaloum, e l’altra di rinascita, di Giovanna Cardile. Ma la base di partenza è l’enorme lavoro culturale che va fatto. Ben venga, dunque, tutto ciò che contribuisce a contrastare le barbarie quotidiane. Ad esempio, la morte della giovanissima Giulia Cecchettin, uccisa a coltellate e poi gettata in un burrone dall’ex fidanzato Filippo Turetta, non deve diventare un caso mediatico, dove spesso la stampa esercita una morbosità fuori luogo, ma occasione per una riflessione a tutti i livelli. Psicoanalitica, psicologica, sociale, educativa.

La rivoluzione necessaria nelle scuole e l’educazione affettiva

Alcuni insegnanti sollevano perplessità sulla proposta d’inserire l’educazione affettiva e sentimentale nelle scuole perché già l’istituzione scolastica è appesantita da troppe iniziative, spesso organizzate solo per accumulare crediti. E perché, sostengono, “basterebbe” insegnare con passione e umanità le varie materie per trasmettere un’idea sana delle relazioni e dell’esistenza. Tuttavia, si dimentica un aspetto fondamentale: oggi la scuola, e non solo, deve trasformarsi in profondità. E il tema della sua apertura tutto il giorno, permettendo a tutti i ragazzi e le ragazze di fare sport e vivere momenti di formazione e socializzazione, è una necessità che non può essere relegata alla campagna elettorale per poi dimenticarla il giorno dopo.

Di conseguenza, l’educazione affettiva e sessuale non dovrebbe “appesantire” gli altri momenti ma essere un’occasione, offerta alle nuove generazioni, per accostarsi all’interiorità e alle proprie emozioni. Da parte nostra, come Tempostretto, dedichiamo questa Giornata internazionale contro la violenza sulle donne a due figure. Due destini diversi. A Omayma Benghaloum, che il 4 settembre 2015 venne uccisa a bastonate dal marito, a Messina, sotto gli occhi delle quattro figlie piccole. E che oggi rivive grazie a un cortometraggio.

Fabio Schifilliti, il regista di “Omayma – Orme nel tempo”, prodotto dall’associazione “Arknoah”, rimase colpito da un nostro servizio, realizzato da Silvia De Domenico. E da lì partì il lampo che portò alla scrittura e alla realizzazione del piccolo film.

La nostra dedica a Omayma Benghaloum e Giovanna Cardile

Se quella di Omayma è una storia che ha un epilogo tragico, quella di Giovanna Cardile, è invece una storia di rinascita e di partenza su basi nuove grazie all’adozione. Quando aveva cinque anni, ha visto il padre uccidere la madre e la nonna con un fucile. Ma il “nuovo” e vero un padre, pediatra, e la moglie, professoressa di matematica, hanno consentito a Giovanna Cardile (nella foto) di poter intraprendere la propria strada senza rimanere paralizzata dal passato. Così ha conseguito cinque lauree, compresa una in Psicologia clinica, e un dottorato di ricerca. Fa l’insegnante di sostegno, si è sposata ed è diventata madre di una bambina.

Dopo l’articolo su Tempostretto, Giovanna ha raccontato in Rai il suo desiderio di trasmettere un messaggio di speranza e di riscatto. Il punto di partenza è stata la necessaria rielaborazione del proprio vissuto. E da anni coltiva un sogno: “Quello d’aprire un Centro per i bambini vittime dei femminicidi. Io sono stata fortunata ma ci sono tanti minori che non vengono sostenuti dallo Stato. Spesso manca un percorso psicologico, ma anche di supporto economico, per chi perde tutto all’improvviso e in modo brutale. Oggi penso con riconoscenza alle mie due mamme e al mio unico padre, quello di cui porto il cognome. Un uomo che mi ha spronato a fare volontariato per farmi comprendere quanto, nonostante tutto, fossi fortunata. Per quanto riguarda l’educazione affettiva nelle scuole, servirebbe sin dalla quarta o quinta elementare e sarebbe necessaria un’alleanza tra scuola e famiglia”.

Anche a lei dedichiamo questo 25 novembre. Una giornata non di sterili celebrazioni ma da vivere nel segno della consapevolezza e del lunghissimo percorso umano, culturale e sociale che ci aspetta.

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