"Non arrendetevi, la vita non muore, fate del vostro dolore una forza rivoluzionaria per riaffermare i valori", con il cuore straziato Pina Mastrojeni, presidente dell'Associazione vittime della strada, commenta l'ennesima vita tranciata da un pirata della strada. "I magistrati hanno l'obbligo di considerare che chi ha la responsabilità di correre anche ubriaco deve essere consapevole delle conseguenze. E il carcere serve".
“Quando è il funerale? La prego mi faccia sapere. Io sono a Roma, stasera rientro col treno. Spero di esserci, voglio esserci”. Quando parli con Pina Cassaniti Mastrojeni, madre inconsolabile di Valeria, uccisa nel ’97 da un pirata della strada che sfrecciava a 130 km orari in via Università, e incrollabile combattente come presidente dell’Associazione vittime della strada, ti accorgi che l’indignazione, la rabbia, la determinazione di questa donna sono le stesse di quando 20 anni fa ha deciso di non arrendersi. Anche Rebecca è stata tranciata dall’albero della vita giovanissima, appena 14 anni. E il ricordo della sua Valeria, di rientro da una serata con il fratello Marcello, si riaccende con dolore. Paradossalmente la nuova legge che definisce, dopo anni ed anni di battaglie, il reato di omicidio stradale, non sarà applicata all’uomo che ha ucciso Rebecca Lazzarini mentre mano nella mano con il padre stava rientrando da un compleanno. La norma infatti non ha valore retroattivo e sarà applicabile dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
“Guardi oggi è stata firmata la pubblicazione, poi ci vorranno i tempi tecnici- spiega la Mastrojeni- Il nocciolo del problema però è anche un altro. La verità è che per troppo tempo questo crimine non è stato considerato per quello che è, cioè un omicidio. Con la vecchia normativa le pene previste vanno da 2 a 7 anni e da 3 a 10 anni se il conducente guidava in stato di ebbrezza. I giudici però nell’applicarla non partono MAI dalla pena massima. La legge invece è chiara: prevede che il magistrato abbia discrezionalità ma desumendo la responsabilità in base alla gravità del danno. Questa discrezionalità quindi non può ignorare il fatto che è stata cancellata una vita. Ma che danno più grave di questo può esserci? Non è un incidente frutto del caso, è un omicidio”.
Per la presidente dell’Associazione vittime della strada che da anni continua a denunciare i limiti della nostra legislazione, i pilastri di una società civile si basano sull’osservanza della legge. “Nel caso del pirata della strada che ha ucciso la 14 enne-prosegue Pina Cassaniti Mastrojeni- il tasso di alcol registrato era di 1,46. Per la legge vale il secondo controllo, quando già era sceso quindi a 1,28. Ebbene, il primo controllo è stato fatto 2 ore dopo l’incidente, quando cioè il tasso alcolemico sarà stato almeno di 2. Chi compie un’azione deve essere responsabile per le conseguenze. Chi ha ucciso Valeria correva a 130 km in una stradina dove il limite massimo era di 30 kmh. Stessa cosa è accaduta a Mili ieri. Chi corre ignorando deliberatamente la legge e corre dopo aver bevuto, deve essere considerato responsabile delle sue azioni. Non è un incidente, è un omicidio ed i magistrati devono considerarlo tale. Chi non rispetta la legge deve pagare. Ammazzare è un reato. Nel caso di Valeria i giudici hanno detto: “il conducente voleva correre ma non voleva uccidere”. Ma uno che corre a 130 o a 160 kmh infrange la legge. Quindi io dico, voleva correre e poteva uccidere. Iniziate con il partire dal massimo della pena. Dirò di più: devono fare almeno un paio di anni di carcere per capire la gravità delle loro azioni. Hanno tolto la vita ad una persona, solo con la restrizione della loro libertà personale potranno capire”.
Il calvario passato con la morte di Valeria riaffiora sempre, anche perché nel suo caso c’è stato anche un risvolto giudiziario che ha avuto molte ombre denunciate dai familiari per anni: “E’ un fatto anche di etica e di cultura. La società deve salvaguardare i valori, deve avere una scala di valori. Dobbiamo recuperare tutto questo. Non scorderò ai quello che ci ha detto il Papa nel 2005 quando ci ha ricevuto come associazione. Ha detto: non rassegnatevi mai, non considerate mai le vittime della strada come un pedaggio che dobbiamo sacrificare al progresso. Dobbiamo recuperare il senso etico ed i magistrati devono con il loro giudizio ed esempio affermare il valore della legalità. Io non ce l’ho con i giudici, mai. Ma non posso ignorare il fatto che ci sono pessimi comportamenti e questi li commettono i singoli, non la categoria”.
Il patteggiamento o il rito abbreviato, l’applicazione della soglia minima come punto di partenza, il ridurre l’omicidio stradale a incidente di fatto equivale ad annullare le differenze tra i reati e soprattutto a diffondere l’errato messaggio che si può continuare tranquillamente a violare la legge.
Farà di tutto Pina Mastrojeni per essere al fianco di una famiglia straziata per sempre da una folle corsa in auto dopo aver bevuto: “Non esistono parole che possano mitigare la disperazione. Lo so bene. L’unica cosa che posso dire è: non arrendetevi e fate di questo dolore la forza rivoluzionaria per riaffermare il valore della vita. Ricordiamo tutti che la vita non è morta, ha un destino che supera ognuno di noi, dovremmo iscrivere questo dolore in un percorso di riaffermazione dei valori”.
Non c’è coraggio più grande delle parole di una madre che il 20 giugno del ’97 ha visto uscire di casa la figlia 17enne sorridente e felice, con tutta a vita davanti e ha riabbracciato il suo corpo straziato. Una vita che tutta la vita non l’avrà più.
Rosaria Brancato
La Sig.ra Pina Mastrojeni ha ragione che vuol dire ” voleva correre ma non uccidere” . Se sparo con una pistola ad occhi bendati in una piazza e colpisco un passante incolpevole potrebbe dirsi ” volevo sparare ma non uccidere”. Una macchina è come un’arma si deve usare con lo stesso criterio di prudenza ed accortezza. L’omicidio stradale sia un esempio per tutti.
La Sig.ra Pina Mastrojeni ha ragione che vuol dire ” voleva correre ma non uccidere” . Se sparo con una pistola ad occhi bendati in una piazza e colpisco un passante incolpevole potrebbe dirsi ” volevo sparare ma non uccidere”. Una macchina è come un’arma si deve usare con lo stesso criterio di prudenza ed accortezza. L’omicidio stradale sia un esempio per tutti.
VI SONO LACUNE GROSSE ED ERRORI NEL NUOVO CDS. LE CONDANNE SONO LIEVI
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