Appelli nel vuoto. Cronache di disastri annunciati ma mai prevenuti

Appelli nel vuoto. Cronache di disastri annunciati ma mai prevenuti

Giusy Briguglio

Appelli nel vuoto. Cronache di disastri annunciati ma mai prevenuti

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domenica 24 Novembre 2013 - 01:50

Nella riviera jonica, ormai da diversi anni, gli amministratori della zona richiedono un intervento per mettere in sicurezza i torrenti che sono a rischio esondazione. Ma dalle istituzioni competenti non arrivano rassicurazioni né interventi

Le terribili alluvioni che negli ultimi anni hanno colpito l’intera Italia preoccupano e allarmano. L’ultima tragedia è accaduta pochi giorni fa in Sardegna, ma prima è toccato a Marche, Toscana, Veneto, Puglia, Basilicata, Campania, Sicilia. Nella maggior parte di casi si tratta di “disastri annunciati”, così li definiscono, il che vuol dire oltre al danno anche la beffa perché, in tempi sospetti, in tempi in cui i rischi sono appunto “annunciati”, i politici e le istituzioni fanno orecchie da mercante, gli appelli rimangono inascoltati e dopo, sempre e solo dopo, si assiste alle solite scene di commozione, dolore, sfilate di politici nascosti bene sotto i loro cappotti che ti tendono la mano per farsela stringere, bene attenti a non sporcarsela mai.

Ma peggio di sentir dire che era una tragedia annunciata, forse è sentirsi dire: “Chi lo poteva prevedere?”, con la faccia sconvolta, l’espressione smarrita e l’occhio lucido. Bene, tu lo potevi prevedere, te lo avevano anche detto. Va bene, non diciamo prevedere, non siamo veggenti, ma farci un po’ di attenzione era chiedere troppo? Mettere in sicurezza una zona a rischio è chiedere troppo? Sistemare gli argini di un torrente è chiedere troppo? Sì.

Non ci avventuriamo troppo lontano – mettiamo da parte per il momento la necessità che il governo stanzi dei soldi per la ricerca, difesa del territorio, prevenzione, e bla bla bla. Mettiamoli da parte perché non oso immaginare quanto possa essere difficile agire in tal senso se è già impossibile agire in piccolo. E allora restiamo nel piccolo.

Cioè, io ti dico, ad esempio: Provincia, il torrente del comune che amministro è a rischio esondazione, l’alveo è giunto a un livello superiore rispetto alle abitazioni, e tu che fai, ti disinteressi? Ebbene sì, ti disinteressi. E io che amministro ho le mani legate, perché la manutenzione dei torrenti ti compete. E posso protestare, ribellarmi, appellarmi: tu, Provincia, il torrente non me lo sistemi. Tu Provincia che, tra l’altro, sei stata “sprovinciata”, quindi magari oggi non ti interessa più. Ma cinque anni fa?

Nella riviera jonica non ne hai messo in sicurezza uno di torrente: torrente Savoca, torrente Agrò, torrente Santa Venera, torrente Sirina, torrente San Giovanni, torrente Nisi, torrente Scifì. Niente. Non ne hai messo in sicurezza uno, nonostante le richieste incessanti. Né torrenti, né vie di fuga, né piani di prevenzione. Niente. Ad oggi, le voci dei sindaci, dei comitati, dei cittadini sono solo voci che il vento si porta via.

Poi magari la tragedia non succede (ce lo auguriamo e ve lo auguriamo), e quindi? Nella possibilità che non succeda la catastrofe non fai nulla e nella possibilità che succeda, invece, non fai nulla neanche. Non è “meteofobia”, c’è un rischio: evidente, palese, conclamato. E tu, Provincia, lo sai bene, perché hai istituito un fondo salva-torrenti – sparito nel nulla, dimenticato, evaporato – ma lo hai istituito, accertandone il rischio. Il torrente non l’hai “salvato”, ma il torrente non è solo il torrente, il torrente è un luogo, il luogo è una casa, la casa sono delle persone, le persone delle vite: le vite che non hai salvato.

Tu, provincia, regione, governo nazionale.

Giusy Briguglio

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