Nuovo appuntamento a Provinciale stamattina e continua la petizione popolare contro la carenza idrica
MESSINA – Nuovo appuntamento a Provinciale. Continua la mobilitazione di “Vogliamo l’acqua dal rubinetto” a Messina. E prosegue la petizione popolare contro la carenza idrica. Domenica 1 dicembre, dalle 10:30 alle 13:30, davanti alla chiesa Santa Maria di Gesù, in via Catania n° 170, è in programma un nuovo sit-in, con volantinaggio e banchetto raccolta firme della petizione popolare.
Di seguito il documento del movimento.
“L’acqua di Messina da dove viene?”
“Messina può contare su una dotazione massima giornaliera di acqua di circa 1400 litri al secondo. L’acqua proviene dal Fiumefreddo (Catania), con circa 950 litri al secondo, dall’acquedotto Santissima (Fiumedinisi-Monforte San Giorgio) con circa 220 litri al secondo, e da una rete di 47 pozzi”.
“L’acqua dell’Alcantara, di cui prima beneficiava la nostra città, non è stata ritenuta da tempo vantaggiosa per l’elevato costo a mc imposto da “Siciliacque spa” che gestisce tale acquedotto”.
“Perché l’acqua di Messina non basta ai cittadini”
“L’acqua su cui può contare Messina sarebbe ampiamente sufficiente per i bisogni dei propri cittadini, i cui consumi sono stimati in 136 litri al giorno (“Ecosistema urbano 2024”), ma purtroppo il 53% dell’acqua che arriva in città si “perde” strada facendo a causa di perdite da condutture ormai vetuste o per allacci abusivi. Nei periodi di siccità, inoltre, l’erogazione d’acqua si riduce ulteriormente, come questa estate quando si è stimata una riduzione della portata d’acqua intorno al 30%”.
“Ciò vuol dire in pratica che nella scorsa estate su 100 litri di acqua su cui poteva contare Messina, 30 litri venivano a mancare per la siccità e oltre la metà si perdeva strada facendo, per cui per la città rimanevano solo 33 litri”,
“Cosa ha fatto il Comune di Messina per migliorare la situazione?”
Sottolinea il movimento per l’acqua a Messina: “Il programma elettorale della precedente amministrazione De Luca, a cui fa riferimento l’attuale amministrazione Basile, prevedeva di rendere autonoma Messina dall’acqua del Fiumefreddo entro il 2022, consentendo l’erogazione h24 dell’acqua in tutta la città. Si intendeva raggiungere tale obiettivo sia riducendo le perdite delle condutture che scavando nuovi pozzi alla ricerca dell’acqua che si ritiene vi sia nel territorio messinese”.
“Risulta evidente che questo obiettivo non solo non è stato raggiunto, ma ne siamo ben lontani visto che:
1) Sono ancora in corso i lavori finanziati dal Pnrr per la riduzione delle perdite d’acqua e, anche quando saranno conclusi, il Comune stima che consentiranno di ridurre solo il 15% del livello di perdite di rete;
2) Delle 77 microzone in cui è divisa la città, solo 31 ad oggi beneficiano dell’acqua h24 (che corrispondono, secondo il Piano d’ambito ATI, solo a 34.000 residenti, ovvero il 15% della popolazione);
3) Il sindaco Basile in un recente incontro ci ha comunicato che c’è un unico appalto in corso, finanziato dal Pnrr, da concludersi entro il 2026; esso non riguarda però tutta la città e servirà essenzialmente per aumentare la pressione dell’acqua solo in alcune zone e per ridurre le perdite del 15%. Per il resto non ci sarebbero soldi per finanziare tutti quei lavori reputati necessari per rinnovare tubazioni e condutture vetuste, risalenti anche al 1959″.
“All’orizzonte c’è pure il minacciato ponte sullo Stretto il cui progetto ipotizza di utilizzare 5 milioni di litri al giorno per le necessità dei circa 20 cantieri previsti nel solo Comune di Messina. Per la loro operatività si attingerebbe all’acqua dei tre nuovi pozzi, con portata complessiva di 150 l/s (Pagliara, Savoca, Porto Salvo), individuati lungo la costa jonica per sopperire alla carenza d’acqua di Messina e di alcuni Comuni jonici secondo quanto prevede il Piano d’ambito ATI relativo alla città metropolitana”.
4) “Cosa prevede il piano d’ambito dell’Ati?”
“L’Ati della Città metropolitana di Messina comprende i 108 Comuni della provincia di Messina. Il Piano d’ambito Ati, recentemente approvato, per effettuare interventi sulle strutture relative ad acqua, fognature e depurazione prevede investimenti per l’intera provincia pari a circa 880 milioni di euro, di cui 192 milioni per il solo comprensorio del Comune di Messina. Non appare certo, da quanto ci risulta, che al momento si possa contare sulla copertura finanziaria parziale o totale, di fondi pubblici.
In ogni caso, secondo il piano d’ambito, il problema del Comune di Messina non sarebbe la mancanza di disponibilità d’acqua per far fronte ai bisogni della cittadinanza quanto le elevate perdite della rete, attualmente pari a circa il 53% (“prevalentemente concentrate nelle linee terziarie preposte alla distribuzione alle utenze”).
Ciò vuol dire che per ogni 100 litri immessi in rete, se ne perdono 53 prevalentemente in città senza arrivare all’utente finale”.
“Che fare? Con pozzi e dissalatori si buttano acqua e soldi”
Continua il movimento: “Se il problema dell’acqua che manca a Messina non è tanto “a monte” (sorgenti) quanto “a valle” (distribuzione e gestione dell’acqua), vuol dire che immettere nuova acqua nelle condutture colabrodo di Messina prevedendo nuovi pozzi o, peggio, dissalatori (di impatto ambientale devastante oltre che affatto economici), significa buttare acqua e soldi senza risolvere il problema”.
“È necessario quindi prioritariamente risolvere il problema centrale, ovvero le perdite idriche, oltre a garantire una più ottimale ed equa distribuzione dell’acqua in città, garantendone la qualità in tutto il territorio e non solo in alcune zone di Messina. Schematicamente, un piano per avere finalmente acqua h24 a Messina, sicurezza idrica e gestione pubblica, può essere elaborato coniugandolo sulla base di 4 R:
Ridurre le perdite delle condutture dopo avere fatto e reso pubblico un monitoraggio per capire dove e perché si perde l’acqua. Al riguardo non è chiaro quanto realmente si inciderà sulle perdite con gli attuali lavori in corso finanziati dal Pnrr;
Risparmiare sugli usi d’acqua, soprattutto nei settori produttivi;
Riutilizzare le acque reflue del depuratore di Mili per avere una ulteriore disponibilità idrica per gli usi previsti dalla normativa;
Ripubblicizzare il servizio idrico in tutta la Sicilia e opporsi alla privatizzazione, parziale o totale, del servizio idrico di Messina e provincia”.
Possiamo spendere quasi un milione di euro per gli addobbi natalizi, ma con l’acqua è sempre la stessa musica, si parla di acqua per le poltrone assegnate e il valzer del sottogoverno, scevro da ogni criterio di professionalità, ho ricevuto la bolletta di settembre e ottobre, mesi tragici con un’ora di acqua dalle sette alle otto, l’importo e’ presunto, 50 euro, la mattanza continua,. A fronte dello 0 assoluto, solo una vera rivolta potrebbe cambiare le cose, la politica di chi amministra è veramente un affare.
……………………………ahahahahah fa rima col PONTE SULLO STRETTO…..BUDDACI…….. fate voi.
…MA CHE RAZZA DI PRETESE AVETE ??? Era il 1944 e avevo sei anni, la mia famiglia rientrava a Messina dopo la fine della guerra… mio padre aveva trovato un appartamento a Piazza del Popolo, bombardato, senza vetri alle finestre … Messina era già senza acqua … e mio padre si era procurato un bidone da 200 litri (quei bidoni americani con i cerchi esterni bello robusto) e lo aveva collocato sopra il lavandino in cucina … la notte arrivava l’acqua e gocciolava gocciolava … e poi doveva bastare per tutto … negli anni ’60 si costruivano le cooperative con accessorio insostituibile l’autoclave da 20 metri cubi … naturalmente i vecchi edifici facevano la corsa a collocare variopinti serbatoi in terrazza, nei balconi, insomma in ogni dove, arricchendo in modo inverosimile di strutture abusive il bel cielo di Messina … e adesso vi lamentate che non avete acqua ??? MA CHE RAZZA DI PRETESE AVETE?