Le strade si sono incrociate da una decina di anni e da allora non si sono più separate. Un percorso comune iniziato nel 2001, dalle giovanili alla prima squadra
Può essere considerata uno dei volti storici del Savio impegnato in questo torneo di serie B2 di pallavolo femminile. Le strade di Stefania Morelli e del sodalizio peloritano si sono incrociate da una decina di anni e da allora non si sono più separate. Un percorso comune iniziato nel 2001 che l’ha vista crescere passo dopo passo, dalle giovanili fino al passaggio in prima squadra. Adesso per lei una nuova esperienza, la sua “prima volta” in un campionato nazionale e con i gradi di capitano. Risultati importanti che la palleggiatrice di Mili Marina ha saputo guadagnarsi in palestra giorno per giorno con umiltà, determinazione e il senso di responsabilità. Qualità, che unite a quelle tecniche, hanno convinto la società ad affidarle un ruolo cosi importante, ricco di sfaccettature come quello del capitano. Ed è proprio con Stefania Morelli che iniziamo a conoscere in maniera approfondita le giocatrici della prima squadra del Savio, diretta in panchina dal tecnico Gaetano Allegra.
Allora Stefania parlaci un po’ del tuo legame con il Savio. “Sono cresciuta in questa società, avevo undici anni quando sono approdata al Savio. In tutto questo lasso di tempo il rapporto si è andato sviluppando di pari passo con il mio processo di maturazione personale. Oggi posso dire che si è venuto a creare un legame forte e speciale, il Savio è una seconda famiglia”.
Questa è la tua prima stagione in un campionato nazionale. Come stai vivendo l’impatto con la nuova realtà della B2? “Mi sta trasmettendo un misto di sensazioni forti e allo stesso tempo intense. Da una parte un po’ di tensione legata al fatto che vai a confrontarti con un campionato nuovo, particolarmente competitivo, di un livello tecnico ancora più difficile dei precedenti; dall’altra vi è anche la soddisfazione di giocare in B2 con un gruppo nuovo ma anche, è la mia impressione, competitivo. Sotto certi aspetti è una sfida”.
Quanto si sta rivelando importante per la tua maturazione anche tecnica lavorare quotidianamente con atlete più esperte in queste categorie come Ingrosso, Buonfiglio? “Lo considero un grande onore e uno stimolo importante giocare con loro perché stiamo parlando di atlete non soltanto forti tecnicamente ma di spessore umano, con alle spalle una approfondita conoscenza di queste categorie. Sono convinta che la loro presenza e il confrontarsi continuamente in palestra non possa che aiutarmi a migliorare, sia sotto l’aspetto tecnico ma anche caratteriale. Questo è un pensiero che da capitano mi sento di condividere con tutte le atlete che al pari della sottoscritta si sono formate in questi anni al Savio e stanno per la prima volta vivendo l’esperienza della B2. Dal punto di vista personale, se mi guardo indietro nel tempo vedo tanti progressi sia tecnicamente ma anche sotto l’aspetto caratteriale”.
Cosa si prova ad indossare la fascia di capitano: peraltro è un segnale della fiducia e della stima riposta da società e tecnico nei tuoi confronti. “Sicuramente si tratta di un grande onore, sapere che la società ha puntato su di te per un ruolo cosi importante vuol dire che l’impegno e i sacrifici fatti in questi anni sono stati apprezzati dalla società. Il rovescio della medaglia, se di questo si può parlare, è che la fascia di capitano comporta anche tanti oneri e ti porta a dovere prendere maggiori responsabilità, sempre nell’interesse della squadra. Cercare di unire un gruppo in cui ci sono atlete giovani e altre di maggiore esperienza non è facile, io provo ad assolvere nel modo migliore al compito affidatomi”.
Come vedi procedere il processo di crescita della squadra e l’affiatamento tra il nucleo storico e i nuovi arrivi? “Stiamo cercando di amalgamare questo gruppo in tutte le sue sfaccettature caratteriali, una operazione che necessita dei suoi tempi, anche perché ci sono diversi volti nuovi in squadra. In questi mesi si è pensato a conoscerci, a trovare l’intesa sia in campo che fuori e direi che si iniziano a vedere i primi risultati. Certo vi è ancora tanto da lavorare ma siamo sulla buona strada”.