Vortice polare molto freddo e compatto: quali conseguenze sui livelli di ozono?

Vortice polare molto freddo e compatto: quali conseguenze sui livelli di ozono?

Daniele Ingemi

Vortice polare molto freddo e compatto: quali conseguenze sui livelli di ozono?

domenica 20 Febbraio 2022 - 07:10

La formazione di nuvole stratosferiche sull'Artico rischia di avere pesanti ripercussioni sui livelli di ozono in atmosfera

Anche se fra dicembre e gennaio al centro-sud non sono mancate le ondate di freddo, che hanno portato la neve, in modo anche abbondante sui Nebrodi e sulle Madonie, un po’ meno sui Peloritani, dove si sono registrati 4 eventi nevosi, ma con accumuli irrisori solo dai 1000 metri (a Messina a gennaio abbiamo avuto minime di +6°C sul livello del mare), il grande freddo si è tenuto ancora lontano dai nostri territori

Tutto ciò è da ascrivere ad una serie di fattori, fra cui la presenza di un vortice polare stratosferico compatissimo, che ha mantenuto il flusso perturbato piuttosto intenso, capace di scorrere a gran velocità sull’area atlantica, intorno al 45’-50’ parallelo nord, con ondulazioni (“onde di Rossby”) a tratti marcate, ma che sono state prontamente tagliate dal flusso della corrente a getto, che a causa delle forti differenze termiche tra le latitudini artiche e l’area temperata, ha raggiunto velocità parecchio elevate, fino a 400 km/h a 10 km di altezza.

La presenza di una “corrente a getto” così violenta, lungo l’intero emisfero, con venti da ovest verso est, ha impedito la discesa delle fredde masse d’aria artiche verso le medie latitudini e il bacino del Mediterraneo. Le masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, sono rimaste confinate all’interno delle latitudini artiche e nel mar Glaciale Artico. La persistenza di questa anomalia termica negativa alle alte latitudini, specie sull’area canadese, ma anche sull’Artico norvegese, continuerà a rafforzare il flusso perturbato principale sull’Atlantico settentrionale, il quale scorrerà assumendo una marcata componente zonale (da ovest verso est) che penetrerà fin sull’Europa centro-orientale, dove le umide e tiepide correnti oceaniche riusciranno a penetrare fino al bassopiano Sarmatico, alla regione degli Urali, scacciando il freddo “continentale” verso il cuore della Siberia, lontano dal vecchio continente e dal Mediterraneo.

Quali effetti sull’ozono?

Recenti studi (vedi Ines Tritscher, Michael C. Pitts, et All) hanno dimostrato come un vortice polare molto compatto, e soprattutto molto freddo, possa avere conseguenze negative sulle concentrazioni dell’ozono, favorendone una sensibile diminuzione della sua concentrazione nella stratosfera.

La rapida perdita di ozono, non appena arriva la prima luce solare, con la fine della lunga notte polare, può esporre le aree interessate ad una maggiore esposizione ai raggi ultravioletti del sole, con inevitabili conseguenze per le aree dell’Artico, non appena sopraggiunge l’estate boreale e le temperature si alzano. Una delle principali cause della riduzione delle concentrazioni di ozono sull’artico è da ricondurre alle temperature molto fredde, nella stratosfera artica, che possono favorire lo sviluppo di nuvole nella bassa stratosfera.

Questo tipo di nuvole, completamente ghiacciate, presentano al loro interno dei composti alogeni, come il bromo o il cloro, che vi rimangono intrappolati per gran parte dell’inverno. Appena finisce la notte polare e arrivano i primi raggi solari le nuvole stratosferiche tendono a dissolversi e la gran parte dei composti alogeni in esse contenuti vengono dissipati nell’ambiente circostante e si trasformano in cloro biatomico, pronto ad intaccare lo strato di ozono. Il cloro biatomico contribuisce alla parziale distruzione dell’ozonosfera, favorendo così la formazione dei famigerati “buchi di ozono”. Difatti maggiori saranno i composti di cloro, più importante sarà l’assottigliamento dello strato di ozono.

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