Raccontare, comunicare, comprendere

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Redazione

Raccontare, comunicare, comprendere

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mercoledì 05 Dicembre 2007 - 13:32

Il ragazzo è immobile, ritto davanti al recinto del lupo..

Il lupo va e viene, gira in lungo e in largo senza mai fermarsi. -Che scocciatore, quel tipo…- Ecco quello che pensa il lupo . Sono ormai due ore che il ragazzo sta davanti alla rete, piantato come un albero gelato, a guardare aggirarsi il lupo.

-Che vuole da me?-Questo si chiede il lupo, quel ragazzo lo turba, non lo spaventa (un lupo non ha paura di niente).

Quel ragazzo è sempre lì, rimane in piedi, immobile, silenzioso. Solo i suoi occhi si muovono, seguono il viavai del lupo lungo la rete.

Dal canto suo il lupo non riesce a scorgere il ragazzo che una volta su due:perché non ha che un occhi il lupo, ha perduto l’altro lottando contro gli uomini, il giorno in cui fu catturato.

-Si stancherà prima di me- pensa il lupo continuando il suo andirivieni…e aggiunge -Sono più paziente di lui…io sono il lupo!…-

Ma il mattino dopo svegliandosi, la prima cosa che il lupo vede è il ragazzo, in piedi davanti al recinto, sempre nello stesso punto e il giorno dopo il ragazzo è sempre là…e il giorno seguente…e l’altro ancora…

Così il lupo si siede eretto, proprio davanti al ragazzo e si mette anche lui a fissarlo.

Ci siamo adesso sono faccia a faccia -Vuoi guardarmi? D’accordo, anch’io ti guardo…stai a vedere…- Ma c’è qualcosa che disturba il lupo: lui non ha che un occhio, mentre il ragazzo ne ha due e ad un tratto il lupo non sa in che occhio del ragazzo fissare lo sguardo…esita…il ragazzo non batte ciglio.

Così il suo unico occhio impazzisce sempre più e ben presto, attraverso la cicatrice dell’occhio morto, spunta una lacrima. Non è dolore, è impotenza…

Allora il ragazzo chiude un occhio, ed eccoli che si fissano, occhio nell’occhio, con un tempo infinito davanti a loro…

Tratto da -L’occhio del lupo- di Daniel Pennac

Questa storia comincia con uno sguardo, uno sguardo che non lascia indifferenti e che costringe a guardare.

E’ uno sguardo tra un lupo, che ha vissuto una vita da lupo, braccato, fuggitivo, chiuso in uno zoo, e un ragazzo che ha attraversato l’Africa divenendo un narratore di storie.

I due si trovano davanti alla gabbia dello zoo e si fissano in silenzio.

Il lupo guarda il mondo con un occhio solo e allora il ragazzo per capirlo chiude uno dei suoi occhi.

Si può provare a guardare da un diverso punto di vista, si può provare a -chiudere un occhio- per comprendere meglio, considerando sentimenti, opinioni, azioni altrui, diverse dalle proprie.

Per cercare di vedere e capire la storia dell’altro che diviene la condivisione di un racconto.

E ogni racconto implica una comunicazione, che richiede impegno, pazienza e capacità di ascolto.

E’ vero il lupo non parla, ma quel ragazzino un po’ speciale che ha girato tutta l’Africa vivendo tante avventure, che possiede il magico dono di essere un grande narratore di storie, riesce a leggere nell’occhio del lupo tutto quello che il lupo vuole raccontare.

Saper capire l’altro, differente da noi, vedere come lui vede, facilita le relazioni sociali.

-Si possono percorrere milioni di chilometri in una vita, senza mai scalfire la superficie dei luoghi, ne imparare nulla dalla gente appena sfiorata; il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare.- (P. Cacucci)

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