Abbiamo scherzato! E sì, sembra dire proprio questo Veltroni agli italiani dopo che per settimane aveva detto e ridetto che il suo PD, alle urne, si sarebbe presentato da solo tentando così di esprimere una vocazione maggioritaria. “La gente vuole semplificare, vuole chiarezza e io voglio dargliela- aveva detto e noi, forse ingenuamente, c’avevamo quasi creduto.
Beh, forse è il caso di risvegliarsi da questo sogno perché la semplificazione, a parte l’inevitabile esclusione della estrema sinistra, è più nelle parole più che nei fatti, mentre la chiarezza della proposta politica risulta di là da venire. Anche se dalle ultime scelte di Veltroni qualcosa inizia a trasparire circa la connotazione che si intende dare al PD.
In tal senso se l’accordo con Di Pietro, come spiega il prof. Panebianco, “è giustificato dalla volontà di «coprirsi» rispetto agli umori antipolitici che circolano nell’opinione pubblica-, quello con Pannella e i Radicali evidenzia, proprio per il carico culturale che sottende, lo sforzo di voler definire un’identità che tuttora risulta fin troppo magmatica.
Se questo è l’obiettivo che Veltroni si è prefigurato imbarcando i radicali, forse anche erroneamente pensando che la Chiesa ormai guarda altrove, il contributo che essi apporteranno al PD sarà sicuramente nei termini descritti da Pasquino su L’Unità: “Chi vuole effettivamente un partito plurale che sia laico e che rappresenti una opinione pubblica che pensa che le tematiche etiche fanno concretamente parte di un esauriente dibattito elettorale […] non può che rallegrarsi che, con i Radicali, il confronto interno al Partito Democratico si arricchisca e che esista un contrappeso a posizioni teo-dem fino ad oggi persino troppo preminenti e premiate-.
Un contrappeso che diventa ogni giorno più evidente, basti pensare alla candidatura, come capolista al Senato, di Veronesi in Lombardia o alle strategie che i Radicali stanno mettendo a punto in Piemonte nella scelta dei candidati da proporre nelle liste del PD. Più in generale, Veltroni chi sceglierà fra la Binetti o la Bonino?
In tale contesto politico allora sarebbe quanto mai leale esporre agli elettori i programmi e i progetti ai quali si intende far riferimento. Invece su temi di vitale importanza per la società si sta facendo a gara per coprirli di ombre, reticenze e ambiguità. Eppure la storia di alcuni candidati è quanto mai esplicita ed è “impossibile ignorare ad esempio – come scrive Francesco D’Agostino su Avvenire – la visione libertaria (e non liberale, come viene spesso arbitrariamente presentata) di chi ha sempre militato nel Partito Radicale. È impossibile ignorare quale sia l’antropologia di Umberto Veronesi. […] Da visioni antropologiche ‘riduzionistiche’ (come quella radicale o come quella di Veronesi), derivano inevitabilmente ampie conseguenze sul piano delle scelte politiche, non solo per quel che concerne i temi che oggi vengono definiti ‘eticamente sensibili’ (dalla procreazione assistita all’eutanasia), ma anche per temi di ancor più ampio rilievo sociale, primi tra tutti quelli del matrimonio, della famiglia e delle adozioni-.
Forse è proprio per questi motivi che le scelte del segretario del PD vengono avvertite come un pugno nello stomaco dalla Chiesa italiana, il timore è che venga influenzata, “non tanto e non solo la definitiva stesura del programma elettorale, quanto e soprattutto le sue concrete declinazioni nelle sedi legislative-.
Tutto questo purtroppo non è uno scherzo… e non fa ridere neanche un po’.