Pippo Spartà era stato battuto per 2 voti. E' accusato di aver minacciato 2 elettori. Qualche giorno fa aveva ottenuto il riconteggio
MESSINA – Avrebbe minacciato un elettore, intimandogli di votare per lui, e in modo riconoscibile, alle elezioni comunali. Altrimenti avrebbe fatto licenziare il figlio, dipendente della ditta titolare del servizio di raccolta dei rifiuti del comune. E’ questa l’accusa per Giuseppe Spartà, ex sindaco del comune di Roccella, sconfitto alle elezioni del 2022 per…due voti!
Il reato contestato è minaccia all’elettore, previsto dal Testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle Amministrazioni comunali, e Spartà ha ora il divieto di dimora nel comune, dove era consigliere comunale di minoranza. L’amministratore locale, secondo la Procura di Messina, aveva chiesto a padre e figlio di votare per loro ed in maniera anche riconoscibile, oppure avrebbe licenziato il figlio. Sconfitto, avrebbe comunque mantenuto fede alla “minaccia”. Ha infatti proposto al consiglio comunale di valutare l’opportunità di far cessare i servizi aggiuntivi connessi al servizio di igiene urbana, dai quali dipendeva appunto l’impiego lavorativo della vittima.
A scoprirlo sono stati i Carabinieri di Taormina, ai comandi del Capitano Giovanni Riacà. Spartà è l’unico indagato. Adesso è atteso al confronto col giudice, per l’interrogatorio di garanzia, al quale potrà chiarire la sua posizione, rendendo la sua versione dei fatti.
Soltanto qualche settimana l’ex primo cittadino aveva ottenuto il riconteggio dei voti alle urne, da cui è uscito sconfitto appunto per due soli voti, con la lista Sempre Insieme per Roccella. Il Tar aveva inizialmente rigettato il ricorso, mentre il Consiglio di Giustizia Amministrativa gli aveva dato ragione.