Il Castello di Bauso di Villafranca Tirrenna (ME), in occasione della “XIV Settimana della Cultura”, è sede della Mostra di cimeli dal titolo “Fuoco e fuoco” dedicata ad armi antiche, ceramiche d’uso siciliane e costumi teatrali. L’iniziativa promossa dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Messina ha avuto la collaborazione della sempre presente Associazione Amici del Museo di Messina che ha fornito la particolarissima collezione di ceramiche d’uso della tradizione siciliana della Collezione Riccobono.
I reperti in mostra documentano un patrimonio ceramico significativo utilizzato quotidianamente dal popolo siciliano ancora fino a circa cinquant’anni orsono. Piatti, bummuli, burnie, lumere, cannate, formelle, cugni, prodotti a Patti, Caltagirone, Seminara e Vietri sul Mare che potrebbero diventare un significativo ed unico museo stabile dell’arte ceramica in Sicilia. Una importante iniziativa atta a valorizzare maggiormente il suggestivo maniero gestito nel tempo da nobili famiglie del messinese.
Fu il Conte Stefano Cottone, mercante e banchiere tra i più importanti di Messina, a far costruire nel 1590 il primo borgo che ha forma di castello (conosciuto come Castel Nuovo).
Estintasi con il Principe Carlo la famiglia Cottone, tutti i beni furono acquistati nel 1819 dalla famiglia Pettini, i quali curiosamente mantennero gli stemmi gentilizi dei loro predecessori limitandosi a sostituire il motto “POTENTIOR” dei Cottone con il loro “NE PEREAT”.
Con l’avvento dei nuovi proprietari, il castello conobbe nuova vita e splendore, ospitando periodicamente i Viceré spagnoli. I Pettini arricchirono l’edificio di rilievi marmorei e busti con ritratti di antenati. Si deve a loro anche la creazione intorno al castello di uno splendido “Giardino all’italiana”. Una passerella collegava direttamente il Castello a un laghetto della villa, nel quale una serie di canali con particolari fontanelle permettevano giochi d’acqua caratteristici e davano vita alle cascate delle tre grotte artificiali intitolate ai tre Canti della Divina Commedia: Paradiso, Purgatorio e Inferno.
Internamente al Palazzo–Castello, ogni stanza è corredata da un camino di fattura rinascimentale e ornata con fregi, statue, affreschi e busti marmorei. Tra quest’ultimi, spiccano le raffigurazioni dei poeti Dante, Virgilio e Tasso, oltre alle sculture che rappresentano le “Quattro Stagioni”.
Una pavimentazione di mattonelle di ceramica dipinte a mano di manifattura siciliana abbellisce sia la gradinata esterna del castello che portava alla porta principale, sia le stanze interne. Dopo un periodo di abbandono, il castello è stato riaperto al pubblico nel 2003 e oggi sono in fase di ultimazione i lavori di restauro che riporteranno l’antica residenza nobiliare, con il suo fastoso giardino, allo splendore originale.
Sulla porta principale alla quale conduce una breve scala a due rampe ornata di marmorei busti romani si legge:
«PROSPICIO EOLIAS TERRAS PELACUMQUE PATENTEM CIRCUMPINQUE SOLUM VULTA VIRETA VIAM».
Volgendosi si scoprono sfumate all’orizzonte le belle isole Eolie.
LETIZIA SALVO